venerdì 21 novembre 2008

Email di Teresa

Ciao Enrico,ti sembrerà strano ricevere un e-mail da una perfetta sconosciuta...ma ieri ho visto il programma anno zero di Santoro"quanto vale il nostro futuro?"e mi sono ricosciuta molto nei vostri problemi e nei vostri pensieri.Mi sei piaciuto molto anzi...mi siete piaciuti molto. Vi faccio i complimenti per la vostra preparazione frutto immagino di grandi sacrifici perchè anche io sono una studentessa universitaria e so quanto costa crearsi un futuro....e poi chissà se questo futuro tanto sognato..tanto sperato...tanto cercato esista davvero!!!io mi auguro di si,per me e per tutti voi!!!siete l'orgoglio della calabria,della calabria che sogna, che studia,che lavora(o che vorrebbe farlo)e che lotta per i suoi diritti...e per un avvenire non solo nostro ma di tutti quelli che verranno.
Mi auguro che tutti i vostri tentativi di cambiare le cose non siano vani ma portino veramente ai risultati sperati!!!
Spero che nn ti dia fastidio ricevere questa mia o che nn abbia sbagliato persona...

ti invio inoltre una bellissima poesia che esorta a lottare a capovolgere le cose senza rischiare di morire dentro stando fermi a non fare niente

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante. Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare. Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

Assemblea del 21 Novembre

Oggi nel giorno 21 del mese di novembre dell’anno 2008 presso l’aula P2 del cubo 42C si è riunita l’Assemblea dei Precari Invisibili della Ricerca.

Messi in discussione i seguenti punti dell’OdG:
• Discussione Anno Zero e Senato Accademico
• Incontro Rettore
• Proposta lettera aperta


L’Assemblea inizia, e prosegue per tutta la sua durata, con la discussione dei punti che saranno oggetto di confronto con il Rettore nell’incontro di lunedì prossimo 24 novembre alle ore 11:30.
Dopo una brevissima sintesi dello svolgimento del Senato Accademico del 18 novembre in cui si ribadisce la volontà di dialogo del Rettore si da lettura dei contenuti dei documenti preparati dal gruppo documenti-statistiche.
Si riflette sui dati di bilancio (dal 2004 al 2007) riportati in un grafico distribuito durante la discussione.
Si evidenzia che nel corso degli anni la percentuale di spesa personale su FFO è pari alla media di 80,41% evincendo una volontà dell’ateneo di tenersi al di sotto della percentuale del 90% con conseguente sottoutilizzo dei fondi inerenti le spese per i dipendenti.
Da questi primi dati si evince la necessità di un maggior approfondimento sull’analisi dei dati stessi soprattutto riferito alle indennità e alle modalità di riporto e di riutilizzo degli avanzi degli anni precedenti.
Il gruppo ha preparato un altro documento che evidenzia i dati aggiornati al 2007/2008 dei pensionamenti previsti per docenti (ordinari e associati) e ricercatori. I dati si riferiscono al personale compreso dalla fascia di classe 1935-1943 per un totale di 51 unità.
Ciò che emerge durante la discussione è la necessità di considerare nel calcolo e di avere,dunque, dati espliciti, sia delle spese che del pensionamento, gli amministrativi.
A fronte delle riflessioni e dei confronti emergono 5 punti su cui lavorare per poter stilare un ulteriore documento da presentare in sede di colloquio con il Rettore:
1.richiesta di passare il 60% del 50% del turnover destinato per il personale a tempo indeterminato al 100%
2.Incentivare il pensionamento per avere disponibilità di più risorse da destinare alla ricerca. Ma alla base di questa richiesta è necessaria un’opportuna richiesta di informazioni circa le modalità di pensionamento nel periodo 2008-2012. Va, perciò, verificata l’età di pensionamento degli ordinari (che dovrebbe essere pari a 70 anni), degli associati (pari a 67) e ricercatori (pari a 65 obbligatori) nonché degli amministrativi.
3.Informazioni sul budget (fattiva disponibilità e modalità di erogazione)
4.Ipotesi di accordo sentito il gruppo delle normative che dovrà analizzare i documenti delle università di Brescia e Torino. Con individuazione delle figura più opportuna da proporre e di conseguenza dei diritti, doveri che gravitano intorno ad essa ( retribuzione, trattamento economico e dei compiti, attività didattiche, maternità/paternità, malattia, trattamento pensionistico). La riflessione deve ricadere su quanto letto da Enrico partendo dal documento di Torino
5.Indennità.

Come più volte ricordato, non deve essere sottovalutato o dimenticato uno dei punti base della protesta del movimento dei precari invisibili della ricerca: eliminare i contratti parasubordinati che non offrono né diritti né tutela.

Si conclude l’assemblea ribadendo la necessità di avviare al più presto le analisi dei vari documenti aggiornandoci a lunedì 24 prima dell’incontro con il Rettore per la definitiva elencazione e specificazione delle richieste da presentare.
L’orario e il luogo saranno inseriti nel blog al più presto.

Per l’approfondimento dei punti rimasti in sospeso si rimanda alla prossima riunione.
Non essendoci altro da verbalizzare l’assemblea si conclude alle ore 14:00.

lunedì 17 novembre 2008

Assemblea del 17 novembre

Il comitato dei precari invisibili della ricerca riunitosi in assemblea nella giornata del 17 novembre 2008, come da ordine del giorno, ha discusso i seguenti punti: manifestazione nazionale e lavori dell’assemblea della RNRP nelle giornate di venerdì14 e sabato 15; attività parallela di denuncia e protesta svolta da quanti non
hanno potuto essere presenti a Roma; lettera aperta inviata all’attenzione di tutto il gruppo da parte di un gruppo di dottorandi. La relazione di quanti hanno preso parte al corteo e ai lavori della rete nazionale precari a Roma ha permesso ai membri del gruppo assenti alla manifestazione nazionale di raccordarsi a questa attraverso un resoconto dettagliato e minuzioso delle iniziative svolte. In particolare, è stato sottolineato il momento fondamentale e costituente rappresentato dai workshop di lavoro seguiti alla manifestazione e prolungatisi fino alla giornata di sabato 15. Dal lavoro di riflessione e discussione critica svolto nell’ambito dei tre workshop tematici (ricerca e formazione, welfare e didattica) sono emersi degli orientamenti di fondo per un ripensamento complessivo del sistema universitario e dell’accesso al sapere, concretizzatisi in linee guida per una proposta di autoriforma o di riforma dal basso dell’Università. Alcuni dei punti cardine affrontati nei workshop sono: estensione della protesta per comprendere il mondo del lavoro e, quindi, denuncia e lotta alla precarietà come variabile sociale e
generazionale, rivendicazione del diritto allo studio per un’università di massa e di qualità, rifiuto del prestito d’onore come forma di autofinanziamento del percorso di studi e rivendicazione del diritto al reddito, superamento del 3+2, autonomia della ricerca, criteri altri per la valutazione del merito, creazione di un archivio nazionale del sapere pubblico, indagine di censimento nazionale dei
precari. Come più volte ribadito, questi punti qui richiamati in maniera parziale e schematica, costituiscono la base per la preparazione di un documento più dettagliato e definito di riforma, o meglio di autoriforma del sistema universitario nel suo complesso, che a partire da un ripensamento delle forme di solidarietà collettiva che la precarizzazione dei rapporti sociali ha finora eroso e indebolito,
si estenda in maniera trasversale anche agli altri ambiti del mondo del lavoro (le linee guida complete, di cui è stata data lettura nel corso della riunione, sono disponibili on line). Nel corso della discussione che ha avuto luogo nel workshop ricerca e formazione, è emersa, inoltre, la possibilità di assegnare la gestione
software del sito nazionale dei Ricercatori Precari al gruppo-informatica dei precari invisibili dell’Unical. Questa iniziativa, qualora il gruppo decidesse di accettare la proposta, servirebbe a garantire una migliore efficienza del sito stesso, anche in previsione della costituzione di una “piattaforma dei precari”, ovvero di un canale per l’auto-censimento dei precari che sul sito troverebbe
spazio.
Le attività parallele allo sciopero del 14/11, svolte in città da alcuni membri del gruppo, si sono tradotte in opera di volantinaggio in piazza 11 Settembre, tra le 16:30 e le 18:30. Lo scopo è stato quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della lotta e della protesta che studenti e ricercatori precari stanno portando
avanti, vista anche la bassa, se non inesistente copertura mediatica che le tv hanno dato alla manifestazione nazionale. I volantini distribuiti, il cui contenuto sintetizza le linee elaborate anche in sede di assemblea nazionale sono stati circa duecento. Per quanto riguarda il terzo punto all’ordine del giorno riguardante la lettera aperta dei dottorandi, in sede di assemblea si è deciso di rimandarne la discussione ad un momento successivo. Nel frattempo si è convenuto sulla necessità di focalizzare le proposte presenti nel documento e sottoporle all’attenzione del gruppo nel corso della prossima riunione.
Prima della chiusura dei lavori, si sono discusse le modalità con cui partecipare al Senato Accademico di domani pomeriggio. L’idea è quella che il gruppo dei precari invisibili, insieme agli studenti che vorranno aderire all’iniziativa, chieda la parola per presentare e leggere il documento redatto, il cui contenuto sarà per l’occasione affinato e aggiornato dal gruppo documento con i nuovi elementi a disposizione.
La prossima riunione è stata fissata per mercoledì 19/11/2008, ore 12:30, aula P2.

I veri problemi della scuola e dell’università

di Silvio Gambino – Calabria Ora 16/XI/2008.

Nel bel mezzo di una mobilitazione studentesca che continua a procedere
in forme ragionevoli, equilibrate e sapientemente autonome dalle forze
politiche, rispetto agli attacchi mediatici nei quali l’università
continua ad essere rappresentata dalle sole baronie (che naturalmente
non si vogliono negare) e da inefficienze e da irresponsabilità
generalizzate, appare difficile individuare un tema che possa essere
colto dal lettore come la ricerca del bandolo nella inestricabile
matassa che è l’università e la scuola di oggi.
Di temi sul tavolo ne esistono fin troppi e naturalmente risulta
complesso ordinarli con una gerarchia della loro rilevanza. Vorrei
partire da alcune riflessioni a dir poco infelici uscite dalla penna di
Giovanni Sartori (in un elzeviro pubblicato su Il Corriere della sera,
del 10 novembre u.s.), che, come ha osservato Sansonetti (su Liberazione
dell’11 novembre u.s.), a ben cogliere, costituiscono un vero e proprio
“manifesto dell’idea reazionaria di scuola, istruzione ed educazione”.
Di cui non si aveva affatto bisogno!
Tuttavia, ho citato Sartori per arrivare a parlare delle tesi che
qualcuno ha messo in bocca al Ministro Gelmini e che, forse in modo
malaccorto, quest’ultima ha iniziato a sostenere negli ultimi giorni,
nei suoi interventi a convegni e nelle interviste alla stampa e alle
televisioni. Nel poco recondito intento di sviare il discorso sul tema
centrale costituito della necessità di rivisitare i tagli apportati alla
scuola e all’università dalla legge Tremonti (legge n. 133/08), negli
ultimi giorni, il Ministro Gelmini ha iniziato a brandire argomenti a
dir poco minati sulla bocca di un Ministro dell’Università. Soprattutto
allorché, su queste parole d’ordine, il Ministro si azzarda a chiedere
dialogo e collaborazione dal mondo studentesco, dalle università e dalla
stessa opposizione. Le parole/programmi/proclami cui si rifà, in modo
reiterato, il Ministro Gelmini sono quelle volte a cancellare
“l’ideologia dell’egualitarismo”, con ciò volendosi individuare un nuovo
cahier de doleance nei confronti delle università. Un cahier nel quale,
con un pressappochismo che dimostra, se non proprio assoluta, scarsa
conoscenza della vita delle università, il Ministro dichiara il suo
intento di voler cancellare dalla scuola e dall’università il 18
politico dato a tutti gli studenti. Non so di quale università parli il
Ministro né quale università abbia praticato negli ultimi tempi, anche
da utente. Certo è che affermazioni del tipo di quelle appena richiamate
servono solo – si direbbe – a dare la linea ai tantissimi giornalisti
che nei talk show serali saranno più adeguatamente in grado di offrire
nuovi argomenti sulla ‘fine dell’università’. In modo del tutto simile a
quella ricorrente accusa gridata contro le università del Paese a
proposito della c.d frammentazione dei corsi di laurea, dimenticando di
ricordare che il Ministero dell’Università dispone di ampi strumenti
giuridici e finanziari per sanzionare il mancato rispetto degli standard
quali-quantitativi dei corsi di laurea istituiti. Se dovesse aver
bisogno di una conferma sul punto, il Ministro Gelmini potrebbe ben
rivolgersi alla signora Moratti, che l’ha preceduta nell’incarico, la
quale ha fatto dell’assegnazione del “bollino nero” alle università
inadempienti uno dei marketing più riusciti del suo mandato
ministeriale. Salvo però a non trarne le conseguenze finanziarie o
amministrative per le università inadempienti o non rispettose della
normativa (essa stessa concertata in sede di conferenza dei rettori
delle università italiane)!
Come due più due che fanno sempre quattro, ne desumo che i prossimi
attacchi che saranno rivolti all’università riguarderanno un
general-generico obiettivo egualitaristico che sarebbe nelle menti e
nella pratica dei docenti universitari, assolutamente dimentichi della
missione loro affidata di garantire lo sviluppo della conoscenza e il
suo trasferimento ai più giovani.
Senza rendersene conto, tuttavia, il Ministro Gelmini ha toccato un
nervo scoperto del Paese, di cui occorrerà prima o poi parlarne. Se
possibile in modo serio e adottando da parte di tutti gli attori del
sistema (Ministro, Università, e Scuola in primis) quanto di loro
competenza. I dati OCSE disponibili in materia, pubblicati di recente,
ci dicono che la mobilità sociale in Italia risulta ampiamente
rallentata, sia se la confrontiamo con altri Paesi europei sia se
operiamo un confronto con quanto è avvenuto nei decenni che abbiamo alle
spalle. E così, non è più vero che l’Università riesce a costituire per
tutti gli iscritti un percorso di elevazione sociale; molti studenti,
d’altra parte, si iscrivono all’università e non riescono a concludere
con successo il loro percorso formativo. L’Università, a sua volta, con
risorse anno dopo anno decrescenti, non si trova in condizioni tali da
potersi fare carico dei limiti formativi che spesso gli studenti
iscritti si riportano dagli studi inferiori.
La valutazione dei risultati dei corsi di azzeramento, resa disponibile
negli atenei calabresi da una lungimirante politica di sostegno alla
istruzione pubblica del Vice presidente della Giunta regionale Domenico
Cersosimo, costituirà una buona occasione per riflettere sui rapporti
fra scuola e università e sulle missioni reciproche di queste due
centrali agenzie formative. Un dato è certo e lo può riferire ogni
docente che abbia avuto esperienza didattica in aule composte da 50
studenti e in aule composte da 300 studenti (in passato anche di più).
L’esperienza di chi parla consente di poter riferire un alto grado di
successo negli esami (quasi al 100% nelle aule composte da 50 studenti,
nel mentre il tasso di successo decresce fino al 50% e anche meno nelle
aule composte da 300 studenti). La conclusione appare ovvia ed è
nettamente politica, prima ancora che istituzionale. Il successo del
processo di formazione pubblica è funzione di un rapporto didattico
adeguato fra docente e studente.
Così, se il Paese vuole assicurare ai suoi giovani (diplomati e
laureati) occasioni di lavoro (che in gran parte e sempre più
costituiranno l’opera di una autocreazione di lavoro) e con esso dignità
di piena cittadinanza non esistono altre vie da percorrere che quelle di
investire in modo strategico sulla scuola e sull’università. Riducendo
il rapporto docente/studenti ad un rapporto di 1 docente per 50
studenti, e non di più (questo rapporto nelle aule scientifico
tecnologiche deve diventare di 1 docente a 15-20 studenti). Formare in
aula studenti pienamente consapevoli, d’altra parte, costituirà un
volano pressoché automatico per lo stesso sviluppo della ricerca
(pubblica e privata). In ogni caso, gli studenti che avranno meritato
rispetto all’impegno dimostrato nel processo formativo, posti in
condizione di rendere al massimo nelle loro performances formative,
avranno maggiori possibilità di entrare nei campi della ricerca e più in
generale avranno un know how adeguato per il loro ingresso in un mercato
del lavoro sempre più selettivo. Questa scelta costituisce, così, una
via di uscita importante per il loro futuro e al contempo una
opportunità che il Paese non può disperdere. La fuga dei cervelli cioè
non si risolve con le giaculatorie pronunciate a “Porta a porta” ma con
l’assegnazione di precise risorse e con la valorizzazione dei docenti
(dalle scuole materne fino all’università). Fare una buona scuola e una
buona università contro i docenti costituisce un evidente paradosso!
Se facciamo un po’ di conti sapremmo dunque cosa attenderci da un
Ministro della scuola e dell’università. Più docenti, più aule, più
laboratori: sempre che siamo convinti della loro utilità strategica per
lo sviluppo del Paese e per lo sviluppo della crescita sociale. Non
ultimo per orientare in modo responsabile il nostro diritto di
partecipazione politica!
Naturalmente c’è un problema di governance. Se questo giornale continua
a ospitarmi dirò nei prossimi giorni in che modo l’università può darsi
forme di controllo sociale, assolutamente necessarie a dimostrare
l’adeguatezza e la responsabilità dell’esercizio della sua autonomia nei
confronti degli studenti, delle loro famiglie, delle imprese, in una
parola del Paese!

giovedì 13 novembre 2008

assemblea anche il 14

Attenzione, da RNRP il seguente avviso:
L'assemblea del 14 si terrà nell' Aula Amaldi, Fisica, Ed. Marconi, Universita` Sapienza, Piazzale A. Moro 2 Ore 17.
Saluti a Tutti amerigo

Assemblea del 13 Novembre

Oggi nel giorno 12 del mese di novembre dell’anno 2008 presso l’aula P2 del cubo 42C si è riunita l’Assemblea dei Precari Invisibili della Ricerca.

Messi in discussione i seguenti punti dell’OdG:
• Logistica Manifestazione Roma e Comunicazioni varie
• Contenuti della Manifestazione
• Altro

L’Assemblea inizia con la sottolineatura dell’importanza della partecipazione alla Manifestazione e all’Assemblea Nazionale che si terranno giorno 14, 15 e 16 a Roma come momento fondamentale per portare avanti l’istanza della protesta dei precari invisibili della ricerca UNICAL.
Si da lettura dei contenuti del Programma dell’Assemblea nazionale con evidenza dei 3 workshop che riguarderanno rispettivamente:
• La didattica
• Il welfare e il diritto allo studio
• Formazione e lavoro.
Si avvia la discussione punto per punto.
La riflessione parte dal sistema dei 3+2 considerato fallimentare nei principi e nei modi.
Il sistema è stata analizzando scomponendolo nei seguenti punti:
• Accorpamento esami
• Eliminazione crediti
• Abolizione della frequenza obbligatoria
• Abolizione del numero chiuso
• Trasmissione orizzontale dei saperi
Il dibattito è stato intenso e acceso. Il confronto ha portato all’esternazione delle proprie esperienze personali come strumento di analisi del funzionamento o meno del sistema.
La necessità di contestualizzare il sistema 3+2, di rivederlo per intero e di ristrutturarlo con altre forme e modi in alcuni punti piuttosto che in altri (la frequenza obbligatoria e il numero chiuso) porta in conclusione al NO del 3+2. La maggioranza dei presenti (dopo richiesta di votazione) non condivide né i principi né i modi in cui la riforma è stata decisa. La proposta che emerge è il 4+1.
Il NO proviene dalla constatazione del/della/e:
- cattiva programmazione dei moduli didattici
- contraddizioni del sistema che interessano allo stesso tempo docente e studente
- sistema basato sul fenomeno “esamificio” che incide negativamente sull’assimilazione dei concetti
- frammentazione didattica
La discussione si è oggettivamente accesa e prolungata su due punti in particolare:i crediti e l’accorpamento degli esami.
Per quanto concerne il punto inerente i crediti, si fa largo l’affermazione secondo la quale l’abolizione non è possibile, ma è possibile e necessaria la valutazione delle modalità di assegnazione degli stessi negli altri paesi per proporre una eventuale ristrutturazione nel nostro sistema. Sono stati riportati dati tecnici che evidenziano quanto in Italia lo studente risente del carico di ore in cui la didattica è organizzata.
L’altro punto porta anche alla proposta di un accorpamento non solo di esami ma anche di corsi di laurea (inutili e con pochi iscritti).

Il secondo punto, welfare e diritto allo studio, è stato scomposto essenzialmente in due macropunti:
• Prestiti d’onore
• Proposte per unificare il diritto allo studio e il benessere dello studente (sintetizzabile in servizi mensa, alloggi, ecc.
Il dibattito porta rispettivamente alla riflessione e alla conseguente proposta inerenti le modalità di accesso al credito (stando attenti a contrastare le tendenze pericolose presenti per esempio nel modello americano) e di riutilizzare gli elementi di reddito e merito come in passato. La premessa al dibattito è che il diritto allo studio è un diritto che deve restare tale.
Il terzo e ultimo punto oggetto di discussione è la formazione e lavoro che riguarda in modo diretto la necessità di democratizzazione e autonomia della ricerca. La riflessione e il dibattito su:
• Abolizione classi di docenza
• Sistemi di reclutamento
• Fondazioni
• Sistemi di valutazione
• Forme di contratto con abolizione dei contratti atipici
è stata limitata vista la presenza esigua e la necessità di approfondire meglio l’analisi dei punti per poter esprimere proposte concrete.

Durante lo svolgimento dell’assemblea si precisa la volontà del gruppo dei precari della ricerca di entrare in contatto con i precari dell’amministrazione per un confronto di qualità e per l’incentivazione del percorso di protesta dei precari del comparto amministrativo. Le persone da contattare in tal senso sono Monica Lanzillotta e il manager didattico di DES Monica Veneziani.
Inoltre,si porta a conoscenza dell’assemblea
• della possibilità di un tavolo di discussione in cui si chiede ufficialmente la posizione inerente la nostra istanza.
• e la possibilità/necessità di effettuare i censimenti di dottorandi, assegnisti e contrattisti vari.

Si conclude l’assemblea con la necessità di comunicare il numero effettivo dei partecipanti alla manifestazione per consentire agli studenti di coprire i posti vacanti dell’autobus.
L’adesione, al momento, è di 22 persone, di cui 7 parteciperanno ai workshop.

Per l’approfondimento dei punti rimasti in sospeso si rimanda alla prossima riunione.
Non essendoci altro da verbalizzare l’assemblea si conclude alle ore 14:00.

mercoledì 12 novembre 2008

Ecco la lettera di Nora Precisa (rappresentante della Rete Nazionale dei Ricercatori Precari-RNRP) alla Gelmini:


Cara Mariastella,
mi permetto di darti del tu visto che siamo quasi coetanee ed entrambe precarie. Apprezzo il tuo
tentativo di aprire alla discussione l’ennesima riforma che viene dal mondo politico. Spero che i
provvedimenti evidenziati non celino solo il tentativo di dividere il dissenso sulla Legge 133. Se il
tuo è un tentativo di affrontare uno dei problemi principali dell’Universita’ italiana, ossia le
“baronie” e l’inefficienza, alcune novita’ proposte, pur andando nella giusta direzione, sono del
tutto insufficienti e non toccano la radice di questi problemi.
Il potere delle gerarchie accademiche si fonda almeno su cinque architravi:
1. Un diffuso precariato, fondato sul continuo ricatto e il lavoro non retribuito
2. Il grave sottofinanziamento del sistema dell’alta formazione e dalla ricerca.
3. La mancanza di autentica trasparenza collegato ad un deficit di rappresentanza e
partecipazione nella gestione degli atenei che, ad esempio, premia passaggi di ruolo
alle nuove assunzioni.
4. La forte centralizzazione verticistica delle strutture accademiche.
5. Le riforme precedenti, in primis il 3+2, del sistema che hanno spinto gli Atenei a
far proliferare sedi e corsi alla ricerca di finanziamenti, iscritti/e o, peggio, di
“appoggi politico-territoriali”.
Qualsiasi modifica normativa che non intacchi queste condizioni strutturali sara’ inutile. Su alcuni
di questi ambiti il decreto come presentato, introducendo misure che indichiamo da anni come il
vincolo sul reclutamento e l’introduzione del sorteggio delle commissioni giudicatrici, sono
condivisibili. In ogni caso, molti altri provvedimenti che hai proposto (e approvato con la legge
133) vanno in direzione contraria.
Diminuiscono il finanziamento invece di aumentarlo. Aumentano il potere di Rettori e CdA invece
di aumentare partecipazione e rappresentanza. Rallentano il reclutamento (turn-over) invece di
garantire percorsi certi di ingresso dei giovani e dei precari. Confermano l’esaurimento della figura
del Ricercatore universitario invece di, ad esempio, prevedere un’unica forma contrattuale, per
l’attività docente e di ricerca a tempo determinato, o combattere ogni forma di collaborazione non
contrattualizzata o priva dei diritti minimi.
Noi “ricercatori precari” abbiamo numerose idee e proposte per cambiare quell’Universita’ che
facciamo (soprav)vivere ogni giorno, ma se fino ad ora la tua maggioranza, come i Ministri Moratti
e Mussi, pare non voglia nemmeno ascoltarle.
E’ per questo che l’Onda continuera’ a travolgerti.
Buona fortuna
Nora Precisa
Portavoce della Rete Nazionale Ricercatori Precari