martedì 15 giugno 2010

Lettera dei Ricercatori di Ruolo ai Professori di prima fascia

UNICAL 476 D.C.

Egregi Professori di prima fascia,

è strano, è veramente strano dover soltanto pensare di scrivere una lettera a voi; è strano perché, pur nella diversità dei ruoli ricoperti, ci ritroviamo a vivere, nella quotidianità, tutti gli alti e bassi delle vicende del nostro Ateneo. Mai avrei pensato ad una lettera per parlarvi: è uno strumento per chi è lontano; ma tant’è, e se ne avverto il bisogno un motivo dovrà pur esserci.

Le vicende legate ai tagli ai bilanci delle università italiane e lo sciagurato progetto di riforma portato avanti dalla ministra Gelmini, la combinazione di questi due disegni, ha gettato tutto il sistema della ricerca e dell’istruzione universitaria in uno stato di profonda difficoltà. Su questo il giudizio di tutte le componenti accademiche è unanime. Eppure qualcosa ancora mi sfugge; sfugge alla mia capacità di comprensione che, sarà pur limitata – per carità – ma davvero non riesce a capire molte cose.

Un po’ dalle reminiscenze scolastiche, un po’ per esserci tornato di recente, ricordo che nel 476 dopo Cristo Roma conservava ancora intatte tutte le istituzioni che l’avevano fatta grande: aveva l’Imperatore, aveva il Senato, aveva le legioni... ed aveva i barbari in casa. Ecco, oggi mi pare che, ceteris paribus, siamo nella stessa condizione.

Vi ostinate a fare una difesa ad oltranza di istituzioni che sono state o saranno ampiamente svuotate di significato, svilite nel compito per cui erano nate, eppure per voi nulla succede. Sta crollando l’impero e per voi deve “passare la nottata”. O siete miopi (ciechi?) oppure siete complici. Alla seconda possibilità non vorrò credere mai.

Vi arroccate su una sterile difesa di posizioni che sapete di avere già perso, come quei bambini a cui i genitori tolgono le batterie dal giocattolino e loro, imperterriti, continuano a far finta che nulla sia successo. I bambini hanno dalla loro l’ingenuità che deriva dalla loro età, voi meno.

Pur di difendere le vostre trincee, ampiamente scavalcate dalle truppe barbare, passate su tutto, anche su ciò che non credevo fosse possibile. Passate sopra le offese personali che vi vengono rivolte in pubblico; passate sopra quell’umiliante e vergognosa richiesta di alcuni parlamentari calabresi che non provano il minimo pudore ad andare ad elemosinare pochi spiccioli ad un governo che ha ben altro in mente per il Mezzogiorno, come se il problema fosse di natura economica e non di dignità che si mette nelle cose che si fanno. Ma insomma, siamo un qualcosa che serve a questo Paese, a questa Regione o no? E se è la seconda ad essere vera, allora traiamone le giuste e sincere conseguenze, senza barare né tra di noi né verso gli altri.

Ma il bello sta proprio nel fatto che, da ricercatori, ve lo abbiamo detto in tutte le lingue che conosciamo, in ogni occasione: non sono soltanto i soldi il problema. Ma nulla, “tutto va bene, madama la Marchesa”. Sempre convinti di poter comunque governare la protesta di qualche ricercatore recalcitrante nel mettersi in fila che tutto fosse un bluff, motivato, ma destinato a passare. Ci sono 24 richieste di ritiro dei crediti, frutto di decisioni prese con gran sofferenza, alcune veramente in extremis, e voi ancora vi ostinate a convocarci facendo finta di nulla.

Qualcuno vi aveva chiesto di conoscere i dati delle conseguenze possibili di quelle indisponibilità ufficialmente presentate ed ufficialmente protocollate, per valutare le possibilità alternative, per permettere la discussione, ma si sa, il Senato di Roma non può scendere a patti, anche nel 476 dopo Cristo, anche con Odoacre seduto già gaudente nel Consiglio di Amministrazione.

Una riforma strana, una riforma strabica, che pretende di punire voi e se la prende con noi, con l’anello più debole dichiarandoci, nei fatti, superflui. Ed a questo dovremmo non reagire? Dovremmo adeguarci a difesa di quale ”aquila imperiale”? O forse dovremmo arrenderci all’arroganza di questi novelli barbari che da troppo ci governano? No, non è possibile. Ed è perché vi vorremmo dalla nostra parte che vi abbiamo dato svariate opportunità per stare con noi: ce n’è traccia in ogni verbale di tutti i Consigli che si sono succeduti, da ottobre in poi. Tutti Consigli in cui ci avete convocato per parlare di tutto purché non si parlasse di ciò che era giusto e naturale si parlasse: mai una volta che vi foste messi nella condizione di non giocare di rimessa, di non subire passivamente.

Ve lo abbiamo chiesto in così tanti modi che vi abbiamo anche chiesto di pensarci voi a delle alternative concrete, con l’unico risultato di potere osservare i vostri sguardi allibire, le vostre lingue balbettare, i vostri visi mai arrossire. E con quanta fretta avete fatto di tutto per spegnere ogni cerino che poteva risultare non consono: non una parola, non un sospiro sulla vostra comunicazione istituzionale; certo, è comprensibile: avete paura di sembrare troppo incendiari . Attenzione però, ché pompieri si muore.

Forse noi ricercatori alla fine perderemo e la storia toccherà a voi riscriverla, come è d’uso. D’altronde, se siamo solo la “terza” fascia e non la “prima” un perché dovrà pure esserci, anche a livello di potere da esercitare. Non mi faccio nessuna illusione e sarò di certo facile profeta se vi dirò che l’anno prossimo tutto – formalmente – partirà come se le insegne imperiali fossero al massimo splendore e non già a pezzi, in avanzata via di decomposizione. Ma sia chiaro che a quel punto saremo ancora capaci di dirvi con estrema facilità e senza nessun timore reverenziale “anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti”.


Walter Greco