giovedì 28 ottobre 2010

Saviano e la professionalità

Noi vogliamo essere pagati per la ricerca e docenza che eroghiamo. Non solo perché è giusto non lavorare gratis o per compensi risibili, ma perché solo così gli studenti e tutti i cittadini possono pretendere la giusta qualità dal servizio che forniamo. Solo se trattati con la dignità che si deve ad ogni lavoratore possiamo sfuggire ai mercanteggiamenti e ai patti subdoli e inconfessabili che si celano dietro il lavoro gratuito.
Ecco come ce lo spiega uno che mercanteggiamenti e mafie ha cercato di combatterle:


(testo di accompagnamento di Giuliano Garavini)

venerdì 22 ottobre 2010

Intervento di Di Pietro all'UNICAL ed osservazioni dei Ricercatori Precari

Oggi, all'Università della Calabria, è passato Antonio Di Pietro.
Questo il suo intervento integrale.
In attesa del report completo, ascoltiamo il suo intervento:


Ecco l'intervento dei precari da parte di Daniela Napoli:

I 9000 posti della Gelmini NON sono vere assunzioni! -Comunicato del CPU

Da giorni i lavoratori precari della ricerca e della docenza delle università italiane sono costretti a leggere sui giornali, o ad ascoltare negli spazi informativi televisivi, mistificanti resoconti e commenti sulla vicenda delle 9.000 posizioni universitarie promesse dal Ministro Gelmini per agevolare l’approvazione della cosiddetta “riforma universitaria” e per le quali mancherebbero i fondi. Questa prassi inaccettabile è stata fatta propria anche da diversi esponenti politici, da ultimo il leader dell'Italia dei Valori, Antonio di Pietro, nella puntata di “Ballarò” del 19 ottobre 2010.

Vogliamo sottolineare come questi 9.000 posti non sono, nelle intenzioni del Ministro, destinati all’assunzione di precari, ma a concorsi per posizioni di professore associato riservati, *de jure* o *de facto*, ad avanzamenti di carriera di ricercatori universitari già stabilmente assunti a tempo indeterminato che, dunque, in nessun modo rischiano di perdere il proprio posto di lavoro.

La promessa di questi 9.000 posti altro non è che un modo per comprare il consenso di una parte minoritaria dei ricercatori a tempo indeterminato e non avrebbe alcun effetto sulla situazione di oltre 60.000 precari della ricerca e della docenza che sono essenziali all'attività quotidiana che si svolge in tutte le università italiane, spesso subendo il ricatto di Consigli di Facoltà pronti a barattare false opportunità per il futuro con prestazioni di lavoro gratuite o sottopagate. Casomai, anzi, la scelta di dirottare risorse esclusivamente sulle promozioni di chi già occupa posizioni stabili avrebbe l’effetto di cancellare ogni possibilità di accesso per i lavoratori precari.

Noi precari del Coordinamento dei Precari dell'Università (CPU) invitiamo pertanto la stampa e tutti i leader politici ad astenersi dal rappresentare in modo caricaturale la protesta nelle università e a raccogliere tutte le dovute informazioni prima di rilasciare dichiarazioni.

giovedì 21 ottobre 2010

Comunicato sui fondi Mussi a cura del Coordinamento dei Precari dell'Università (CPU)

Noi precari del Coordinamento dei Precari dell'Università (CPU) leggiamo con sdegno il resoconto della risposta del sottosegretario Guido Viceconte all’interrogazione parlamentare sull’utilizzo dei fondi stanziati dal precedente Governo nell’ormai lontano 2006 per l’assunzione di nuovi ricercatori nelle università. A precisa domanda (fornire dati certi sugli stanziamenti delle quote Mussi non ancora utilizzate e fissare un termine per l'utilizzo delle quote che alcuni atenei non stanno utilizzando, in vista di una possibile redistribuzione ad altre università) il sottosegretario ha risposto semplicemente con il nulla.

La verità è che, nonostante le due ministre Gelmini e Meloni abbiano in più occasioni sbandierato in giro la cifra di 4000 ricercatori assunti grazie all’opera del loro Governo, il reclutamento ristagna in tutte le università italiane e i pochi posti banditi sono frutto di uno stanziamento vecchio ormai di 4 anni, utilizzato con il contagocce e addirittura da alcuni atenei incamerato ed utilizzato per altre e non ben chiare finalità. Il tutto mentre i pochi concorsi che ancora si svolgono procedono secondo prassi deplorevoli: candidati convocati alla stessa ora in sedi distanti centinaia di chilometri, bandi a pagamento che prevedono l’ingiustificato moltiplicarsi dei costi per i candidati. Noi precari del Coordinamento dei Precari dell'Università (CPU) chiediamo al Ministero di intervenire in modo chiaro per garantire a tutti la partecipazione ai concorsi pubblici.

L’Italia occupa il terzultimo posto nella classifica OCSE sugli addetti alla ricerca rispetto al totale della popolazione attiva, precedendo solo il Messico e la Turchia. Anziché dedicarsi alla devastazione definitiva dell’università italiana attraverso il taglio del già scarso investimento in università e ricerca ed il proposito di affidare il controllo totale degli atenei agli stessi rettori responsabili delle fallimentari amministrazioni degli ultimi anni, il Governo dovrebbe preoccuparsi di allineare il numero di docenti e ricercatori delle università italiane agli standard europei, sostenendo e rifinanziando il reclutamento straordinario avviato nel lontano 2006.

domenica 17 ottobre 2010

Enrico Natalizio alla manifestazione Fiom

Il 16 ottobre c'è stata, a Roma, la manifestazione nazionale dei metalmeccanici (sul sito della CGIL un resoconto e una galleria fotografica). Questo il video dell'intervento di Enrico:
IPTV CGIL: Intervento di Enrico Natalizio alla Manifestazione Fiom del 16 ottobre 2010

lunedì 11 ottobre 2010

Report Assemblea Nazionale Precari della Ricerca di Bologna

Il seguente report sull'Assemblea Nazionale dei Precari di Bologna porta la firma di Emanuela, componente del gruppo dei Precari Invisibili:


I lavori dell'assemblea sono stati molto partecipati. All'incontro nazionale di venerdì, infatti, erano presenti numerose sedi. Oltre a Bologna, c'erano Catania, Firenze, Padova, Cosenza, Napoli, Roma, Milano, Torino, Pisa, ecc.
La parola chiave intorno alla quale hanno ruotato sia le relazioni iniziali degli organizzatori, sia la maggior parte degli interventi che hanno animato il dibattito è stata quella della soggettività. È emersa, cioè, come cruciale la necessità di individuare e definire delle caratteristiche precise dell'identità del gruppo dei precari della ricerca e della didattica e delle forme della loro protesta. In più interventi è stato sottolineato come sia rilevante assegnare dei tratti ben specifici alla lotta, individuare strade, rivendicazioni ed istanze ben distinguibili da quelle dei ricercatori strutturati. Più volte è venuto fuori il problema della mancata disciplina del transitorio e della necessità della rappresentanza del personale precario della ricerca e della didattica presso gli organi di ateneo.
L'altro punto cardine della discussione è stato quello di considerare il precariato nell'università come lavoro precario tout court. In altre parole, è stato da più parti sostenuto e ribadito di guardare al precariato nella ricerca e nella didattica non come un precariato "nobile" e soprattutto "necessario" ad una fantomatica gavetta personale, ma come parte della più ampia e generalizzata questione del lavoro precario nella società contemporanea. Il precariato nell'università non è qualcosa di "diverso" solo perché si svolge dentro l'accademia ed ha per oggetto il lavoro intellettuale. A questo tema, più volte e in vario modo ripreso nel corso dell'assemblea, si è agganciata la richiesta di maggiori certezze nelle condizioni di lavoro e nella definizione dei contratti, di interventi di welfare e diritti sociali per i precari e l'idea di rilanciare un censimento nazionale del precariato nelle università, da avviare a partire dalle varie sedi locali.
Oltre ai precari erano presenti gli studenti, alcuni rappresentanti dei ricercatori, i dottorandi. In particolare un esponente della Rete 29 Aprile ha ribadito la solidarietà dei ricercatori strutturati alla protesta dei precari, mentre gli studenti hanno ricordato di essere il vero collante tra le varie componenti della protesta. Anche gli studenti medi hanno portato la loro testimonianza dai cortei in piazza che in quella stessa mattinata hanno riempito Bologna e le altre città.
Per l'Unical hanno preso la parola Giuliano Garavini e Daniela Napoli.
Giuliano ha portato nel dibattitto alcuni esempi concreti del peso che i precari possono avere negli atenei riassumendo le iniziative portate avanti dai precari invisibili nelle facoltà e nei dipartimenti e ricordando la questione della indisponibilità data per i test d'ingresso, così come la mobilitazione contro la decurtazione dei contratti. Daniela ha invece, sottolineato la necessità di mantenere inscindibili i primi tre punti all'ordine della riforma sostenuta nel documento, ovvero il contratto unico, il ruolo unico in tre livelli e il rilancio del reclutamento.
Il documento finale che circolerà a breve riprende tutti punti contenuti in quello redatto per la convocazione dell'assemblea «per un'università pubblica, solidale e democratica», verrà arricchito con il tema della rappresentanza dei precari nelle università, con la richiesta di scioglimento/non riconoscimento del ruolo della Crui. In merito a questo ultimo punto le posizioni erano discordanti: c'era chi chiedeva di esprimersi per lo scioglimento della conferenza dei rettori, chi invece, sottolineandone la natura giuridica privata, sosteneva la richiesta di non finanziarla più tramite fondi pubblici.
Le ultime battute della giornata sono state riservate alla necessità di dare all'assemblea un minimo di strutturazione e organizzazione a livello nazionale. Al riguardo però, i pareri sono stati discordanti: non è emersa una linea comune sullo sviluppo della rete e/o del coordinamento. Al momento abbiamo un nuovo nome che è quello di CPU (coordinamento dei precari dell'università) ma l'intento dell'incontro che era, secondo noi, (anche) quello di "istituire" i legami tra nodi che già esistono, rafforzarne la densità creando una dimensione nazionale delle varie realtà locali non ha trovato molto seguito.
L'esperienza di RNRP ci ha insegnato che non ci serve un nuovo contenitore per la discussione e il dibattito, ma che occorre intensificare i contatti e i legami già esistenti al fine di agire in una direzione univoca a livello nazionale, una direzione più incisiva che sia il frutto degli sforzi fatti a livello locale e soprattutto di una sintesi di comunicaizone anche con gli altri. La definizione (light) della rete poteva essere un ottimo risultato della giornata di lavoro a Bologna... invece su questo sembra ci sia ancora un po' da lavorare!!!

Prossime iniziative:
il 14/10/2010 a Roma è previsto un concentramento presso il parlamento dove sarà in discussione il ddl, altre iniziative locali presso le sedi dei rettorati.
Il 16/10/2010 saremo presenti come CPU al corteo dei metalmeccanici indetto dalla FIOM