mercoledì 7 marzo 2012

Turnover al 10% col nuovo decreto MIUR

Anche se con un certo ritardo, poiché la notizia è di fine febbraio, vi propongo un esame di un recente decreto del MIUR che a quanto sembra abbasserebbe (anche se forse non per tutte le università) il turnover al 10%. La notizia, proveniente dall'Università di Torino, è circolata via e-mail nella mailing list dei Precari Invisibili della Calabria e vi propongo il testo, a firma di Alessandro Ferretti, di quella e-mail, con giusto alcuni aggiustamenti di html:

Cari colleghi,
vi disturbo per segnalarvi il pericolo insito nel decreto legislativo 437, che è attualmente in fase di approvazione da parte del Consiglio dei Ministri.
Una disamina analitica la trovate su Roars.
In estrema sintesi, il decreto pone nuovi limiti a reclutamento e passaggi di carriera.
Attualmente 12 atenei sforano il limite del 90% sul rapporto (stipendi personale strutturato)/(ffo) e quindi non possono reclutare, mentre gli altri 51 possono impiegare il 50% dei punti organico derivanti da cessazione.
Con il decreto si introduce un nuovo indicatore: il rapporto tra (stipendi personale strutturato e non strutturato)/(ffo + tasse studentesche). A pagina 15 della relazione tecnica del MIUR stesso ci sono un paio di tabelle da cui si desume che, con l'introduzione del nuovo parametro
  • 37 atenei si troveranno a poter impiegare solo il 10% dei punti organico,
  • 11 ne potranno impiegare il 25%
  • i restanti 17 avranno la possibilità di impiegare il 50% o più.
  • Attualmente l'Università di Torino è vicinissima al vecchio limite del 90%, quindi con tutta probabilità ricadrà nella casistica "turnover al 10%".
Notate bene che questo provvedimento non bloccherà i concorsi bensì le prese di servizio, quindi si rischia di non poter assumere i vincitori dei concorsi attualmente in corso di svolgimento.
Infine, il nuovo indicatore include a denominatore le tasse studentesche, quindi favorisce gli atenei con le tasse più alte.
Ieri [1 marzo] la CRUI ha diffuso il resoconto della sua Assemblea, dedicata quasi interamente a questo decreto, e a fronte delle ovvie preoccupazioni per questa mannaia ha proposto esplicitamente come soluzione "la pura e semplice abrogazione dell?art. 5 del DPR 306/97", ovvero l'abolizione di ogni limite alle tasse universitarie studentesche: neppure in UK ci si è spinti a tanto.
IL rischio è quindi duplice: da una parte una strozzatura inaudita e permanente (non ci sono limiti temporali al provvedimento) a reclutamento e progressioni di carriera e dall'altra una parziale compensazione tramite la liberalizzazione delle tasse universitarie, con la conseguente soppressione "pura e semplice" del diritto allo studio e il disimpegno dello Stato dal finanziamento all'università pubblica, come chiesto a gran voce da Pietro Ichino e soci.

Il 2 marzo il Consiglio di Facoltà dell'Università di Torino si è quindi riunito per discutere la questione, producendo una mozione, che può essere letta sul blog del CPU.