martedì 17 aprile 2012

Controsondaggio sul valore legale della laurea

Come avevo scritto una decina di giorni fa, il MIUR ha lanciato un sondaggio sul valore legale della laurea, cui erano seguiti un po' di pareri contrari. Ad esempio i Giovani Democratici della Toscana hanno proposto una controconsultazione, mentre oggi possiamo dire che è ufficialmente disponibile il controsondaggio ufficiale promosso dall'assemblea nazionale Università Bene Comune, tenutasi a Bologna il 24 marzo 2012. Il controsondaggio, che potete raggiungere su una pagina messa a disposizione dal Dipartimento di Informatica dell'Università di Torino, è accompagnato dal seguente comunicato:
Controsondaggio aperto a tutti i cittadini/e sul valore legale del titolo di studio:
le Assemblee nazionali Università bene comune e Scuola bene comune insieme per smascherare gli espedienti ingannevoli sottesi al questionario proposto dal ministro Profumo sul sito del MIUR


Da alcune settimane il sito del Miur ospita un questionario sul valore legale del titolo di studio, organizzato in modo tale che appare realizzato pregiudizialmente al fine di ottenere un risultato scontato: "Sì all'abolizione del valore legale del titolo di studio". L'Assemblea nazionale per un'Università-bene-comune e la Convenzione nazionale della Scuola-bene-comune hanno pertanto deciso di proporre un loro questionario che risulti viceversa trasparente e senza secondi fini, esponendo esplicitamente gli argomenti sia di chi è favore sia di chi è contrario all'abolizione.
Attraverso l'iniziativa si vuole offrire ad ogni cittadina/o della Repubblica la possibilità di esprimersi in modo diretto su un tema che riguarda il futuro del nostro paese e la qualità della nostra democrazia: garantire o non garantire uguaglianza di opportunità nella formazione scolastica e universitaria alle nuove generazioni?
Da parte loro le Assemblee organizzatrici si sono già espresse negativamente rispetto all'abolizione del valore legale del titolo di studio. La mossa del MIUR appare infatti rientrare nei piani del processo di privatizzazione dell'istruzione pubblica già in atto, come emerge dal complessivo definanziamento di scuola e università; dall'adozione di sistemi di valutazione punitivi; dal sostanziale azzeramento del fondo per il diritto allo studio; dal blocco del turn-over; dalla chiamata diretta degli insegnanti, dai contributi "volontari" delle famiglie per l'ordinario funzionamento delle scuole, e dall'aumento vertiginoso delle tasse universitarie.
Il risultato della cancellazione del valore legale del titolo di studio, in un paese come l'Italia, porterebbe inoltre in pochi anni a classificare i diplomati e i laureati solo in base alla scuola o all'ateneo di provenienza, e non alle reali qualità individuali. Verrebbe a realizzarsi così una divisione fra chi potrà permettersi scuole e università di serie A e chi non potrà per ragioni economiche, un ritorno a un passato che pensavamo ormai superato, quando i figli dei dottori facevano i dottori e i figli degli operai gli operai.
La parola dunque ai cittadini/e ricordando sempre e con ammirazione l'articolo 3 della nostra Costituzione nel suo secondo comma, che sintetizza l'agire e l'essere del nostro impegno civile:
"È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
Il sondaggio si chiuderà il 15 maggio 2012.

venerdì 6 aprile 2012

Il valore legale del titolo di studio e altre facezie

E' da tempo, soprattutto con l'arrivo dell'attuale riforma Gelmini, che si parla del valore legale del titolo di studio. L'idea di fondo della politica degli ultimi anni sarebbe quella di eliminarlo (a mio parere sarebbe, però, l'eventuale ultima mossa da fare all'interno di una riforma completa della pubblica amministrazione, visto che solo in quest'ambito il titolo di studio ha un effettivo valore legale), e il ministero, a quanto sembra, ha intenzione di sondare i pareri della gente sul tema. La consultazione, aperta comunque a tutti previa registrazione,
(...) ha come destinatari tutti i soggetti interessati. Coloro che, in altre parole, sono direttamente o indirettamente interessati al tema e hanno voglia di esprimere la propria opinione. Gli interlocutori privilegiati sono quindi i singoli cittadini che operano nei settori dell'istruzione, della formazione, delle professioni e, più in generale, nel mondo del lavoro, pubblico e privato.
I Giovani Democratici della Toscana hanno avuto modo di crtiticare la scelta del ministero e hanno anzi proposto una contro-consultazione, anche questa aperta a tutti (ma senza necessità di doversi registrare).
Questo tema in particolare, comunque, è solo uno dei molti trattati nella recente assemblea nazionale sull'Università tenutasi il 24 marzo 2012 a Bologna. Università Bene Comune ha pubblicato il documento conclusivo. Da quel documento vi estraggo la parte propositiva, giusto per far comprendere che non ci sono (e non ci sono state) solo critiche e proteste all'interno del mondo universitario:
1) propone di avviare in tutti gli atenei italiani e in ogni dipartimento e facoltà una discussione sui decreti sul diritto allo studio e sul reclutamento negli atenei, già approvati eppure mai discussi se non in rari casi all'interno degli ate­nei, con la sottomissione e l'approvazione di mozioni sui decreti suddetti;
2) propone di costituire un ambito di discussione trasversale, da articolare a livello di ateneo, per sviluppare proposte e iniziative sui temi contenuti in questo documento;
3) propone di costituire un nucleo di coordinamento che viva nei territori e metta in contatto le varie organizzazioni che lavorano sull'Università e la scuola pubblica, al fine di mostrare la con­tinuità e l'importanza di ogni ruolo: studenti, insegnanti, docenti, ricercatori precari e strutturati, PTA, dottorandi e chiunque viva dal basso l'università e la scuola;
4) chiede l'immediata assunzione di tutti i ricercatori vincitori di concorso in attesa di presa di servizio;
5) propone che in tutte le sedi ci si impegni per far modificare gli Statuti nella direzione della massima democraticità, a partire da l'elezione diretta dei Consigli di Amministrazione da parte di tutti i componenti;
6) propone di pensare e realizzare iniziative di testimonianza e protesta anche al di fuori del­l'ambito universitario;
7) promuove la costituzione di un coordinamento tra scuola, università, cultura ed enti di ricerca da realizzare a livello locale e nazionale;
8) propone la costituzione di un gruppo che effettui un monitoraggio costante dell'attività del­l'Anvur;
9) propone di restituire l'autonomia agli atenei accoppiandola ad un'effettiva responsabilizza­zione della loro gestione; responsabilizzazione che non è ottenibile fuori da un modello di gover­no che si invera nel ruolo unico;
10) ritiene indifferibile portare il finanziamento pubblico dell'università italiana alla media eu­ropea;
11) propone la costituzione di un gruppo di lavoro che delinei in un documento un progetto ar­ticolato contenente le linee culturali e le modalità operative attraverso cui costruire u'’università più democratica, aperta e di qualità.

mercoledì 7 marzo 2012

Turnover al 10% col nuovo decreto MIUR

Anche se con un certo ritardo, poiché la notizia è di fine febbraio, vi propongo un esame di un recente decreto del MIUR che a quanto sembra abbasserebbe (anche se forse non per tutte le università) il turnover al 10%. La notizia, proveniente dall'Università di Torino, è circolata via e-mail nella mailing list dei Precari Invisibili della Calabria e vi propongo il testo, a firma di Alessandro Ferretti, di quella e-mail, con giusto alcuni aggiustamenti di html:

Cari colleghi,
vi disturbo per segnalarvi il pericolo insito nel decreto legislativo 437, che è attualmente in fase di approvazione da parte del Consiglio dei Ministri.
Una disamina analitica la trovate su Roars.
In estrema sintesi, il decreto pone nuovi limiti a reclutamento e passaggi di carriera.
Attualmente 12 atenei sforano il limite del 90% sul rapporto (stipendi personale strutturato)/(ffo) e quindi non possono reclutare, mentre gli altri 51 possono impiegare il 50% dei punti organico derivanti da cessazione.
Con il decreto si introduce un nuovo indicatore: il rapporto tra (stipendi personale strutturato e non strutturato)/(ffo + tasse studentesche). A pagina 15 della relazione tecnica del MIUR stesso ci sono un paio di tabelle da cui si desume che, con l'introduzione del nuovo parametro
  • 37 atenei si troveranno a poter impiegare solo il 10% dei punti organico,
  • 11 ne potranno impiegare il 25%
  • i restanti 17 avranno la possibilità di impiegare il 50% o più.
  • Attualmente l'Università di Torino è vicinissima al vecchio limite del 90%, quindi con tutta probabilità ricadrà nella casistica "turnover al 10%".
Notate bene che questo provvedimento non bloccherà i concorsi bensì le prese di servizio, quindi si rischia di non poter assumere i vincitori dei concorsi attualmente in corso di svolgimento.
Infine, il nuovo indicatore include a denominatore le tasse studentesche, quindi favorisce gli atenei con le tasse più alte.
Ieri [1 marzo] la CRUI ha diffuso il resoconto della sua Assemblea, dedicata quasi interamente a questo decreto, e a fronte delle ovvie preoccupazioni per questa mannaia ha proposto esplicitamente come soluzione "la pura e semplice abrogazione dell?art. 5 del DPR 306/97", ovvero l'abolizione di ogni limite alle tasse universitarie studentesche: neppure in UK ci si è spinti a tanto.
IL rischio è quindi duplice: da una parte una strozzatura inaudita e permanente (non ci sono limiti temporali al provvedimento) a reclutamento e progressioni di carriera e dall'altra una parziale compensazione tramite la liberalizzazione delle tasse universitarie, con la conseguente soppressione "pura e semplice" del diritto allo studio e il disimpegno dello Stato dal finanziamento all'università pubblica, come chiesto a gran voce da Pietro Ichino e soci.

Il 2 marzo il Consiglio di Facoltà dell'Università di Torino si è quindi riunito per discutere la questione, producendo una mozione, che può essere letta sul blog del CPU.