lunedì 28 dicembre 2009

Come prendere il potere con la scuola

"Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico".

Piero Calamandrei

Discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l’11 febbraio 1950

sabato 5 dicembre 2009

Fuggire o resistere

Replica dei precari universitari alla lettera aperta di Pier Luigi Celli, direttore generale della Luiss, indirizzata al figlio


Fuggire o resistere. Quando l’alternativa si presenta anche ai figli delle attuali classi dirigenti, vuol dire che la misura è smisurata, che il vaso ha tracimato, che la precarietà è visibile persino dalla cima della torre d’avorio.
Ma l’alternativa non si pone ai ventenni di quel tipo, che hanno l’exit strategy dell’estero e partono da una solida rete di relazioni intessute anche nelle università private. Il vicolo cieco è invece davanti alle migliaia di precari, nell’università come nel lavoro, trentenni e quarantenni, che hanno già iniziato a costruire il proprio progetto di vita in questa Italia decadente, priva di qualsiasi strategia di superamento della crisi e idea di futuro.
Per questi figli di un dio minore le opzioni non sono molte. Prendiamo una tipica lavoratrice della conoscenza: 36 anni, ricercatrice precaria, due monografie e 15 articoli sul curriculum, un figlio e un compagno. Si barcamena tra una docenza a contratto e l’altra: quando gli va bene il suo “protettore” gli trova un assegno di ricerca biennale (somma sicurezza), quando gli va male i suoi genitori aumentano l’integrazione del suo reddito mensile da 300 a 500 euro. Nel suo dipartimento è sicuramente la “giovane” più promettente, in più è così gentile da sobbarcarsi tutti quei lavori che gli altri non vogliono fare (redazione della rivista di dipartimento, compilazione dei bandi, sostituzioni a lezione e ricevimento studenti, ecc.). Il “suo” concorso non è stato ancora bandito, ma a detta di tutti arriverà presto, è solo questione di sfortuna se l’ordinario appena andato in pensione ha indicato come sua ultima volontà l’inserimento in ruolo del proprio pupillo. Quella volta in realtà la nostra ricercatrice aveva anche commesso uno sgarbo (veniale): si era presentata, costringendo la commissione a voli pindarici per la (s)valutazione dei suoi contributi.
Le sue scelte, come dicevamo, non sono molte. Berkeley? Columbia? MIT? Potrebbe provare, certo, anche con qualche possibilità. Ma poi Giulio chi lo sente con il bimbo e tutto il resto? Potrebbe cambiare lavoro, in fondo ha il più alto grado d’istruzione possibile. In realtà dovrebbe tagliare pezzi del suo curriculum per non sembrare over-qualified, e buttare 10 anni di precariato universitario per un lavoretto a 800 euro. Potrebbe infine tenere duro, raccontandosi ogni giorno la favola della temporaneità della sua condizione.
Questa eroina dei nostri tempi magri, questa figura produttiva ma nascosta, quest’anima fedele non certo al suo valvassore ma al suo lavoro e al suo progetto di vita, è questa la figura nella quale ci riconosciamo. Il lamento del padre del giovane di belle speranze, frustrate da un sistema di raccomandazioni e clientele che egli stesso e la sua generazione (politica e accademica) hanno contribuito a determinare e contribuiscono a mantenere, cortesemente, lo respingiamo al mittente. Non ne facciamo una questione privata, ma uno specchio per la dimensione pubblica. Il merito astratto, scientificamente calcolato, che si sostanzia nella capacità di immagazzinare dati (il povero figlio, a detta del padre, ha studiato 12 ore al giorno negli ultimi 5 anni), nella bulimia da nozioni, nella capacità di rispondere a comando a una domanda, non è solo un “merito di pulcinella”, è anche un merito inutile al paese, alla società, allo stesso mercato del lavoro.
La nostra figura di riferimento rimane la ricercatrice di cui sopra, che rappresenta la parte più innovativa e produttiva del paese, e sulle cui spalle si regge gran parte dell’università italiana e non solo. È lei la nostra moderna Cipputi. E come il buon vecchio Cipputi ha un’ultima scelta: quella di lottare e rivendicare continuità di reddito e diritti.

Rete ricercatori precari Bologna
Coordinamento precari della Ricerca Catania
Precari Invisibili della Ricerca - UniCal
Coordinamento nazionale ricercatori precari FLC-CGIL

Lettera di Celli al figlio apparsa su Repubblica del 30 Novembre

venerdì 4 dicembre 2009

Assemblea di Ateneo - 2 dicembre 2009

Le politiche del Governo nazionale di drastico disinvestimento nel sistema pubblico della formazione e della ricerca, di trasformazione degli assetti di governo delle Università e di modificazione dello stato giuridico della docenza costituiscono un grave attacco al diritto alla conoscenza, principio fondamentale finalizzato alla formazione della persona, al superamento delle disuguaglianze sociali ed al progresso della partecipazione alla vita della società democratica. La riduzione dell’investimento nell’Università, per la quale la spesa dello Stato è ormai prossima allo zero, dato che nel 2010 l’intera spesa per i diversi settori del sistema della conoscenza scenderà sotto l’uno per cento del PIL, comporterà la riduzione dell’offerta formativa e il ridimensionamento dell’attività di ricerca con gravi conseguenze tra le quali, la dispersione di un grande patrimonio di sapere e competenze scientifiche, innanzitutto quello detenuto dai giovani ricercatori non di ruolo, il blocco del necessario ricambio generazionale, l’aumento delle tasse per le famiglie degli studenti, che comporterà il ritorno ad una selezione sulla base della condizione sociale che ritenevamo ormai superata, l’estensione della precarizzazione del lavoro nell’ambito del settore della ricerca. Inoltre le gravi limitazioni all’autogoverno della comunità accademica, attuato attraverso lo svuotamento delle competenze degli organi collegiali e l’introduzione di elementi di esternalizzazione e privatizzazione del governo dell’Università finirà inevitabilmente per snaturare la funzione pubblica dell’Università stessa, limitando la libertà di ricerca e insegnamento che le è propria e asservendola a logiche privatistiche estranee alla sua funzione, costituzionalmente assegnatale.
Su questa base l’Assemblea d’Ateneo richiede al Governo:
il ritiro del DDL Gelmini su governo degli Atenei, stato giuridico della docenza e reclutamento.
Il ritiro della legge 133/2008, almeno per la parte riguardante il sistema della formazione, e della legge 1/2009 e l’avvio di una politica di forti investimenti nel sistema pubblico della formazione secondo le prescrizioni del trattato di Lisbona.
L’avvio di una politica finalizzata a garantire il diritto allo studio, attraverso l’adeguato finanziamento della residenzialità e dei servizi per gli studenti.
Il mantenimento della terza fascia dei ricercatori a tempo indeterminato e il riconoscimento della loro funzione docente.
Il varo di un piano straordinario di reclutamento di ricercatori di ruolo per fare fronte alle esigenze della didattica e della ricerca.
In conseguenza di ciò: l’assemblea impegna tutte le componenti d’Ateneo a promuovere le istanze proposte in ogni sede politica e istituzionale; l’assemblea aderisce allo sciopero proclamato dai lavoratori della conoscenza per Venerdi 11 Dicembre, sostiene la manifestazione nazionale prevista per lo stesso giorno a Roma e si riserva di intensificare le azioni di lotta, qualora il governo non intenda recedere dalla propria politica di tagli e privatizzazioni.

Cosenza, 2 Dicembre 2009.

Sottoscritto da:
Precari Invisibili della Ricerca UniCal,
Rappresentanti dei Ricercatori UniCal in CdA: Prof.ssa Morrone e Prof. Terracina,
Rappresentante dei Prof. Associati UniCal in CdA: Prof. Raffaele Agostino.

Lettera dei ricercatori precari ai laureandi e alle loro famiglie

Cari laureandi, e cari genitori, parenti e amici dei laureandi,

riteniamo opportuno informarvi in questa sede relativamente ai provvedimenti di legge presentati in materia di Università e diritto allo studio. Per decenni una parte della classe dirigente delle Università Italiane, con la connivenza degli schieramenti politici di qualsiasi colore, ha ritenuto possibile utilizzare i fondi di finanziamento pubblici delle Università per fini personalistici e familistici, producendo sprechi, cattiva gestione e deterioramento dell’insegnamento e della ricerca pubblica. L’attuale governo, anziché cercare le responsabilità individuali e punire i comportamenti poco etici di sperpero del denaro pubblico, fa pagare il prezzo di anni di autonomia universitaria gestita male alle fasce di lavoratori universitari meno protetti e più ricattabili e soprattutto agli studenti, alle loro famiglie e al territorio in cui vivono. Infatti, al contrario di quello che dice il ministro Gelmini occupando i media senza mai contraddittorio, il suo nuovo Disegno di Legge, appena approdato in Senato, se divenisse legge, fortificherebbe i poteri baronali presenti nelle Università e avrebbe l’effetto di:
- allontanare immediatamente dall’Italia un’intera generazione di ricercatori in cerca del coronamento di anni di lavoro precario e produrre ulteriore precariato e ricattabilità per le future generazioni di ricercatori.
- richiedere alle famiglie ulteriori gravosi sforzi economici e logistici per salvaguardare per i loro figli la speranza di un futuro migliore attraverso un’istruzione universitaria che risulterebbe per forza di cose dequalificata e agli studenti di indebitarsi prima ancora di avere un lavoro, e sempre che “meritevoli”!
- esporre le Università pubbliche all’ingresso nella gestione delle stesse della politica e della mafia. Infatti, non si capisce quale privato cittadino avrebbe la volontà e i mezzi per sovvenzionare, ad esempio, l’Università della Calabria, se non la Ndrangheta S.p.A.
Vi chiediamo dunque di aderire e partecipare alla manifestazione dei lavoratori della conoscenza dell’11 Dicembre a Roma e di diffondere questo messaggio di protesta e di rifiuto del Disegno di Legge al vaglio delle Camere prima che esso diventi legge e riduca ulteriormente le possibilità di futuro per i giovani calabresi e per il loro territorio.

mercoledì 25 novembre 2009

Documento dell'Assemblea Nazionale dei Ricercatori Precari

Oggi 20 Novembre una grande assemblea di precari e di studenti, provenienti da tutta Italia, si è riunita alla Sapienza per rilanciare – a partire dalle molteplici iniziative di lotta organizzate in questi mesi nei vari atenei e scuole – un percorso ampio di mobilitazione che rimetta al centro la lotta contro il progetto di dismissione dell'università e che rivendichi un nuovo sistema di garanzie sociali all'altezza delle sfide poste dall'attuale mondo del lavoro. Ad un anno di distanza dall'esplosione dell'Onda, siamo ancora fermi nel nostro rifiuto della crisi economica:
noi la crisi non la paghiamo, vogliamo fin da subito riappropriarci del nostro futuro e della ricchezza sociale che ci viene quotidianamente sottratta.
Per queste ragioni chiediamo, in primo luogo, il ritiro immediato del DDL Gelmini – presentato mediaticamente come disegno “innovativo” di riforma dell’Università – che rappresenta palesemente un progetto di riproposizione e cristallizzazione di tutti gli elementi negativi del sistema universitario, denunciati più volte dal movimento dell’Onda:
- non risolve in nessun modo il problema della precarietà né del ricambio
generazionale – come propagandato dal Governo – aumentando, invece, il fossato tra tutelati e non tutelati, tra chi è dentro e chi è fuori dal sistema di garanzie sociali;
- non interviene sulla governance degli atenei per innovarla, ma per chiudere i già irrisori spazi di democrazia e partecipazione delle differenti componenti accademiche e consolidare e rafforzare il potere delle corporazioni responsabili del fallimento dell'università pubblica negli ultimi 30 anni;
- indebolisce ulteriormente il diritto allo studio, chiedendo agli studenti di indebitarsi “all'americana” attraverso lo strumento del prestito d’onore, mentre la crisi globale – che mostra il fallimento di un sistema fondato sull'indebitamento – richiederebbe una netta inversione di tendenza e di maggiori investimenti per garantire a tutti l’accesso ai livelli più alti dell’istruzione superiore;
- completa il processo di de-strutturazione e riduzione dell’Università pubblica
prefigurando, quindi, un'università complessivamente più piccola, che non risponde alla domanda di maggiore conoscenza e competenze che il nostro paese dovrebbe considerare centrale per le proprie politiche di sviluppo; con l'entrata dei privati negli organi di governo si regalano gli atenei ai poteri locali, senza che questi diano nessun contributo alla crescita dell'università;
- restituisce alle lobby accademiche il controllo sui concorsi, senza incidere sulle pratiche clientelari e mettendo in competizione i precari e gli attuali ricercatori; servirebbe, invece, un piano straordinario di reclutamento, con un numero consistente di concorsi che diano opportunità reali a chi garantisce il funzionamento quotidiano della didattica e della ricerca nei nostri atenei;
- nasconde il progetto di smantellamento selettivo dell'università dietro il paravento della valutazione dei meriti individuali; tuttavia, non si può far finta di non sapere che precarietà e ricattabilità rendono impossibile una valutazione trasparente delle capacità delle persone; la valorizzazione del merito non può prescindere da un serio investimento (anche e soprattutto economico) sulla qualità della didattica e della ricerca e sulla garanzia di autonomia sociale di chi studia, di chi insegna e di chi fa ricerca nelle università. In assenza di tali garanzie, nel contesto Italiano, l'insistenza da parte governativa sul merito si risolve in uno strumento di ulteriore ricatto per i precari. La retorica dell'efficienza e della meritocrazia altro non è che uno strumento per dequalificare ulteriormente il sapere, per stratificare e declassare la forza lavoro.
Specularmente, il taglio dei finanziamenti per la scuola contenuto nella legge 133 di 8 miliardi di euro e la legge 169 con la cancellazione delle compresenze e del modulo determinano un netto peggioramento della qualità della didattica e producono migliaia di licenziamenti. A questo si aggiunge il progetto di legge Aprea che, se approvato, porterebbe l'ingresso dei privati nelle scuole e sarebbe causa di una assurda gerarchizzazione della classe docente con la repressione della libertà di insegnamento e dell'autonomia dei docenti. Allo stesso modo, la volontà di aziendalizzare la scuola uccide l'emancipazione culturale degli studenti. Il protagonismo del movimento dei precari della scuola, dei genitori e degli studenti di questi ultimi mesi si salda naturalmente con la lotta che parte dalle università per costruire una grande risposta unitaria di tutto il mondo della conoscenza contro l'attacco mosso da governo.
In un contesto di forte crisi sociale e produttiva, l’investimento politico ed economico sulla Scuola, sull'Università, le Accademie, i Conservatori e sulla Ricerca come beni comuni dovrebbe essere il principale strumento per il rilancio del paese, fondato sulla qualità della vita delle persone e che sappia andare oltre i limiti del modello fallimentare imposto dall'attuale classe dirigente ed imprenditoriale. L'attacco alla Scuola e all'Università al quale stiamo assistendo è parte di un'aggressione più generale, tanto più anacronistica proprio perché cade nel pieno del fallimento delle politiche di smantellamento dello stato sociale condotte negli ultimi tre decenni.
Non è un caso se l'Onda ha fatto breccia nell'immaginario: ha saputo, infatti, esprimere i bisogni e i desideri di una nuova generazione. La generazione dell'Onda ha mostrato, nel cuore della crisi globale, che in una società della conoscenza l'accesso pubblico all'università e la qualità del sapere, sono degli elementi di nuova e piena cittadinanza. Oggi, alla luce del nuovo progetto di riforma e assunto il definitivo fallimento del modello del 3+2, pensiamo sia ancor più centrale riaprire, in tutti gli atenei, la lotta per l'accesso e per la qualità del sapere, per l'abbattimento delle forme di blocco, di selezione e di segmentazione dei percorsi formativi (numeri chiusi, test d'ingresso, percorsi d'eccellenza), per la rivendicazione di spazi di decisione sulla didattica e sulla ricerca e di autogestione dei percorsi formativi.
Scuola, Università, Accademie, Conservatori e Ricerca sono parte di un modello innovativo di welfare che sappia rispondere alle attuali forme di sfruttamento. La continuità del reddito, l'accesso alla casa e alla mobilità sono bisogni ormai imprescindibili. Solo rispondendo al problema della precarietà di chi studia e lavora nei luoghi della conoscenza con la definizione di un nuovo welfare, si oppone una risposta al governo che non sia corporativa, ma che sappia parlare all'intera società e attraversarla. Per queste ragioni riteniamo decisivo rilanciare nelle
prossime settimane una campagna, in tutte le città, per rivendicare forme di erogazione, diretta ed indiretta, di reddito per gli studenti e i precari, che vada nella direzione del rifiuto delle forme di precarizzazione.
Per questo, da oggi, studenti e lavoratori precari lanciano una vera e propria campagna di mobilitazione che unifichi le lotte portare avanti nelle scuole e nelle università e che, a partire da questa Assemblea nazionale, abbia il passo abbastanza lungo da mettere in discussione il percorso di questo DDL e porre all'ordine del giorno nazionale l'elaborazione di un nuovo sistema di welfare all'altezza delle sfide della società della conoscenza. Si propone di:
- organizzare iniziative di mobilitazione sui territori, in forme molteplici, il 2 dicembre;
- in occasione dell'11 dicembre vogliamo generalizzare lo sciopero e assediare il
Ministero, a partire dalla mobilitazione già lanciata dai coordinamenti e dai precari delle scuole e dai sindacati;
- assediare il Parlamento in concomitanza con il calendario di discussione e votazione del DDL;
- organizzare una grande manifestazione nazionale a Roma a inizio marzo che, partendo dalla difesa e dal rilancio dal mondo della conoscenza, coniughi la necessità di eliminare la precarietà lavorativa ed esistenziale con il contrasto delle migliaia di licenziamenti giustificati pretestuosamente con la crisi rivendicando un nuovo sistema di welfare fondato sulla continuità di reddito per tutti, l'accesso alla mobilità alla casa e ai servizi.

Assemblea nazionale dei precari e degli studenti
Roma, 20/11/2009

mercoledì 18 novembre 2009

Riprendere la parola, rilanciare il movimento

Appello per un'assemblea nazionale a Roma a “La Sapienza” venerdì 20 Novembre.

Il Disegno di legge per la riforma dell'Università, da poco approvato
in Consiglio dei ministri (28.10), ci impone di riprendere la parola.
E' passato un anno, infatti, da quel movimento straordinario che ha
congelato ogni ipotesi di riforma organica dell'università, invadendo
le piazze di tutta Italia. Un movimento, quello dell'Onda, che ha
saputo reinventare il conflitto in un Paese trafitto dalle destre e
privo di opposizione. Un movimento che, partito nelle università, è
dilagato nelle scuole e ha coinvolto anche noi, precari della ricerca,
già protagonisti delle lotte contro il Ddl Moratti nell'autunno del
2005.

La forza dell'Onda ha in buona parte fermato l'iniziativa governativa
(ricordiamo che al seguito dell'approvazione del Dl 137 sulla scuola –
29 ottobre del 2008, la Gelmini aveva promesso un decreto legge anche
per l'università), ma non è riuscito ad ottenere l'annullamento dei
tagli finanziari alla formazione, massicciamente introdotti dalla
Legge 133 (8 miliardi di euro in meno per la scuola, 1.5 miliardi di
euro per l'università). Oggi, nel pieno di un autunno sempre più
carico di disoccupazione e di precarietà, indubbiamente ancora debole
sul piano del conflitto, il governo ha ripreso l'offensiva.

Il Ddl colpisce a morte l'università pubblica, riorganizzandola a
partire dall'insistenza dei tagli. Se la parte relativa alla
governance prefigura università snelle (per numero di facoltà), prive
di democrazia (riduzione e svuotamento delle competenze degli organi
collegiali) e aziendalizzate (apertura ai privati del Consiglio di
amministrazione), la seconda, quella che delega il governo al riordino
del diritto allo studio secondo la retorica del merito, introduce il
prestito d'onore per gli studenti, imponendo la formula del debito
individuale in sostituzione ai diritti comuni.

Ma è la terza parte quella che ci riguarda di più. In primo luogo
viene abolita la terza fascia di docenza, quella dei ricercatori a
tempo indeterminato. Solo contratti a termine per chi fa ricerca; poi,
dopo sei anni e un'abilitazione, tutti a sgomitare per i pochi posti
da professore associato, in concorsi locali e notoriamente
“meritocratici” ma in realtà profondamente opachi , i cui criteri
restano sostanzialmente invariati rispetto a quelli attuali. In
generale, questo DDL cambia tutto per non cambiare nulla. Per un verso
nessuna delle proposte elaborate in questi anni dai precari viene
assunta, e resta la giungla di contratti precari che caratterizzano
l'università attuale (gli assegni di ricerca, le borse di studio, i
contratti di docenza e altro), con la ratificazione dei contratti di
docenza GRATUITI. Per un altro verso si riduce lo spazio per la
ricerca e si consolida la tendenza alla liceizzazione dell'università
pubblica, in cui il compito prevalente delle figure “stabili” sarà la
didattica. La riforma promette solo tagli e non è previsto alcun
incremento di fondi: non si capisce quindi con quali soldi si potranno
assumere i ricercatori a tempo determinato, il cui costo è superiore a
quello degli attuali associati. Il tetto alla spesa per il personale
confermato nel disegno di legge e i tagli pesantissimi della legge 133
che già oggi stanno producendo migliaia di licenziamenti non faranno
che aggravarsi. Le campagne stampa che parlano di abolizione del
precariato sono chiaramente demagogiche: questa riforma il precariato
della ricerca lo moltiplica all'infinito.

È chiaro dunque che se questo DDL venisse approvato dalle Camere si
definirebbe un punto di non ritorno, meglio, la dismissione
dell'università pubblica che abbiamo conosciuto fino ad adesso.
Un'università, intendiamoci bene, che non ci siamo mai sognati di
difendere e che abbiamo con forza e passione criticato, a partire dal
nostro ruolo. Oggi è necessario, però, riprendere la critica dei tagli
e del DDL che ne è diretta espressione. Pretendere di finanziare
questa riforma con i soldi dello scudo fiscale è insensato. Non si può
vincolare l’università italiana alle trovate della finanza creativa
del ministro dell’economia Tremonti. Resta il fatto che in Italia si
spende meno dell’1% del PIL in ricerca, e questa riforma non prevede
alcun incremento.

Per questo riteniamo giunto il momento di riprendere parola, per
confrontare analisi e proposte, ma anche e soprattutto per ridefinire
una piattaforma e un'agenda di lotte condivise. Un'agenda che non si
limiti ad assumere la partecipazione alle scadenze sindacali già in
cantiere, ma che piuttosto faccia delle stesse occasioni per
rilanciare un movimento e una campagna politica molto più ampia e a
lungo termine, che riguardi l'università e la ricerca, ma che si leghi
anche alle lotte degli studenti e della scuola e che cominci a
immaginare e a pretendere un nuovo Welfare.

A partire da queste premesse e convinti che le nostre parole
rispondano ad un'esigenza diffusa, convochiamo per venerdì 20
novembre, alle ore 14 presso la Sapienza un'assemblea nazionale con il
seguente ordine del giorno:

1. Analisi del Ddl
2. Piattaforma delle rivendicazioni
3. Agenda delle mobilitazioni nazionali e territoriali

Con questo appello riteniamo fondamentale coinvolgere nella
partecipazione e nel dibattito gli studenti e i precari della scuola.

Laboratori Precari - Rete dei dottorandi e ricercatori precari delle
Università di Roma http://laboratoriprecari.blogspot.com

Coordinamento Nazionale Precari della Ricerca-Flc Cgil

mercoledì 16 settembre 2009

Giornata Nazionale del Ricercatore Scientifico

I Precari Invisibili della Ricerca - UniCal insieme al Comitato di Ricercatori Precari dell'Università di Catania organizzano:

GIORNATA NAZIONALE DEL RICERCATORE SCIENTIFICO
Prima Edizione
“Ricerca & Precarietà”
Università degli Studi della Calabria
09/10 ottobre 2009

Maggiori dettagli sul sito web dedicato all'evento:
http://sites.google.com/site/giornataricercatorescientifico/

o sulla pagina web dell'Università della Calabria:
http://www.unical.it/portale/portaltemplates/view/view.cfm?14261

martedì 7 luglio 2009

SOLIDARIETA'

I Precari Invisibili della Ricerca e della Docenza dell'UniCal esprimono la propria solidarietà ai cinque studenti accusati di resistenza a pubblico ufficiale e radunata sediziosa in relazione alle proteste avvenute durante l'inaugurazione del nuovo Anno Accademico dell'UniCal.

Il 15 Gennaio 2009 l'Università della Calabria riceve il Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, per l'inaugurazione del nuovo Anno Accademico. E' un momento storico per la nostra Università, ma contrariamente al clima di festa e di partecipazione che spesso accompagnano le visite del nostro Presidente, l'Università della Calabria si presenta vuota per non dire desertica.
In una bella giornata di sole il Ponte Bucci non brulica di persone come al solito. Soltanto un imponente servizio d'ordine costituito da uomini della Polizia, della Guardia di Finanza, dei Carabinieri, della DIGOS, compresi i cecchini sui cubi, popola la nostra Università con l'ordine di impedire qualsiasi passaggio sui diversi livelli del ponte e intorno all'Aula Magna.

Anche i Precari Invisibili della Ricerca e della Docenza dell'UniCal, quel giorno, insieme agli studenti, ai ricercatori e ai docenti, hanno colto l'occasione della visita del Presidente per esprimere in modo pacifico la propria indignazione per l'approvazione dei famigerati provvedimenti “contro” l’università pubblica approvati con fiducia blindata dal nostro Governo.

I Precari della Ricerca hanno scelto di affidare ad una lettera la propria voce da far pervenire al Presidente Napolitano quale supremo garante dei principi fondamentali sanciti dalla Carta Costituzionale in particolare gli Articoli 3, 33 e 34 della Costituzione Italiana che sanciscono l'uguaglianza formale e sostanziale dei cittadini, la libertà della ricerca e dell'insegnamento, l'istituzione di scuole statali per ogni ordine e grado e il diritto allo studio per tutti i cittadini.

Nonostante fosse stato chiesto all'Amministrazione universitaria di far pervenire il testo al Presidente, ciò non solo non accadde ma anche lo stesso Quirinale fece sapere in una nota di non essere mai stato investito di tale compito da parte dell'Amministrazione universitaria!
A ciò si aggiunge che i Ricercatori Precari formalmente invitati a partecipare all'inaugurazione dentro l'Aula Magna sono stati identificati senza alcun reale motivo. Quindi niente da festeggiare e niente da inaugurare nello scenario militarizzato e inaccessibile dell'UniCal.

Siamo in un clima di governance ormai autoritaria in cui non è consentito esprimere il proprio dissenso.
Le scelte di questo Governo, che non investe nella conoscenza, che non investe sulle nuove generazioni, che reprime con la forza il sapere critico di cui le Università dovrebbero essere il terreno di coltura, si avventano come una scure sulle prospettive di futuro del nostro Paese.

E in Calabria? Quante scuole verranno chiuse? Quanti precari dovranno emigrare per lavorare e a quali condizioni?
Le Università Pubbliche riusciranno ad andare avanti con risorse sempre più esigue? Che fine farà l'investimento nella conoscenza delle nuove generazioni? Quale modello di sviluppo ci attende?

Queste sono alcune delle domande che gli studenti, i ricercatori e i docenti precari, pongono da molto tempo senza trovare risposta.

La denuncia ai cinque studenti è una delle tante evidenze della regressione dei nostri tempi.

I Precari Invisibili della Ricerca - UniCal
Nodo Calabrese dell’ONDA PRECARIA

(Docenti e Ricercatori Precari)

venerdì 1 maggio 2009

Consiglio di Facoltà di Ingegneria del 6 Maggio

Dopo 6 mesi di attesa e alcuni battibecchi con il Preside di Facoltà, ad ingegneria, siamo riusciti ad ottenere un consiglio di Facoltà UNICAMENTE destinato alle problematiche dei precari della ricerca.
Con questo post intendiamo invitare a partecipare i precari di tutte le facoltà che condividono gli stessi problemi, e soprattutto sensibilizzare i ricercatori e i docenti della facoltà di ingegneria ad essere presenti al consiglio affinchè il dibattito possa essere più esteso, democratico e proficuo possibile.

martedì 21 aprile 2009

SOTTOSCRIVI ANCHE TU!

In data 24/03/2009, i Precari Invisibili della Ricerca – UniCal hanno formalmente richiesto al Senato Accademico dell’Università della Calabria di rimettere in discussione i criteri che sono stati utilizzati nella ripartizione tra le Facoltà del Fondo di Finanziamento straordinario per il reclutamento di ricercatori a tempo indeterminato, istituito dalla legge 296/06.


La legge 296/06 art.1 comma 650 prevede che tale fondo fornisca la possibilità agli Atenei di bandire, previo cofinanziamento al 50% da parte dello stesso Ateneo, posti straordinari per il reclutamento di ricercatori per tre anni: “All'onere derivante dal comma 648 si provvede nel limite di 20 milioni di euro per l'anno 2007, di 40 milioni di euro per l'anno 2008 e di 80 milioni di euro a decorrere dall'anno 2009”.

Tale fondo ha dato la possibilità all’Università della Calabria di bandire 20 posti per ricercatore nel 2008, 15 per il 2009 e un numero ancora da determinare per il 2010 e risultante dalla ripartizione del fondo tra le Università Italiane.

La ripartizione di tale fondo tra le Università Italiane è avvenuto sinora secondo i criteri contenuti nel Decreto Ministeriale MIUR n.565/07, il quale stabilisce che:

a) “fino al 20% del citato stanziamento le risorse sono assegnate in proporzione al peso percentuale di ciascun Ateneo risultante dall'applicazione del modello per la ripartizione teorica del Fondo di finanziamento ordinario alle Università (FFO), limitatamente alla quota relativa ai risultati delle attività di ricerca scientifica, tenuto conto delle rilevazioni CIVRVTR 2001/2003, come già stabilito nel DM n. 246 dell' 08.05.07;

b) per la quota residua le risorse sono assegnate ai predetti Atenei sulla base del numero totale degli studenti iscritti ai corsi di dottorato di ricerca, dei titolari degli assegni di ricerca, di cui all'art. 51, comma 6, della legge 27 dicembre 1997 n. 449, e al numero dei ricercatori di ruolo e a tempo determinato assunti presso l'Ateneo nel periodo 1 gennaio 2004 - 30 settembre 2007.”

Tali criteri, a parere dei Precari Invisibili della Ricerca – UniCal, muovono dal principio di premiare la produzione scientifica e, nella parte più rilevante, dalla presa di coscienza relativa all’annoso problema del precariato nel mondo della ricerca.
Tale interpretazione risulta avvalorata da tutta una serie di provvedimenti anti-precarietà presenti nella legge 296/06: stabilizzazione dei precari delle scuole (comma 605), dei dipendenti della pubblica amministrazione (comma 417), degli istituti zooprofilattici sperimentali (comma 566), del Corpo di Polizia e dei vigili del fuoco (comma 523).

I Precari Invisibili della Ricerca – UniCal durante l’incontro con il Rettore dell’Università della Calabria dell’11/03/2009, hanno avuto modo di sapere che, nel 2008 il Senato Accademico ha stabilito di ripartire il Fondo di Finanziamento straordinario per il reclutamento di ricercatori a tempo indeterminato alle Facoltà suddividendolo in parti uguali, in base al contributo delle singole Facoltà alla didattica e alla ricerca dell’Ateneo, mentre, per il 2009 tale suddivisione dovrebbe risultare per due terzi basata sul contributo della ricerca e per un terzo su quello della didattica.

I contributi di ricerca e didattica sono calcolati secondo lo schema classico di ripartizione del FFO, regolati dal Decreto Ministeriale MIUR n. 146/2004 e sono basati su:

a) domanda di formazione 30%: studenti iscritti al sistema universitario per ciascuna Università interessata nei corsi di laurea e di laurea specialistica relativamente la precedente Anno Accademico;

b) risultati dei processi formativi 30%: Crediti Formativi Universitari (CFU) acquisiti, nell’anno solare precedente, dagli studenti iscritti nei corsi di laurea e di laurea specialistica, nonchè il numero di soggetti che hanno conseguito un titolo nello stesso anno solare nei corsi di laurea e di laurea specialistica a ciclo unico e nei corsi del vecchio ordinamento pesato in base al ritardo nel conseguimento del titolo ed in base alla durata del corso;

c) attività di ricerca scientifica 30%, che considera:
− docenti di ruolo per l’anno accademico precedente, con peso 1
− assegnisti di ricerca (mesi uomo per l’anno solare precedente) con peso 0,6
− iscritti ai corsi di dottorato per l’anno accademico precedente con peso 0,8
− personale di ruolo dell’area tecnico-scientifica con peso 0,8
Tale criterio è modificato da due fattori correttivi, basati, rispettivamente, sulla partecipazione, con valutazione positiva, dei docenti delle università interessate ai bandi per i progetti di ricerca di rilevante interesse nazionale (PRIN) nel triennio precedente, e ai risultati ottenuti dal Comitato di Indirizzo per la Valutazione della Ricerca (CIVR).

d) interventi di incentivazione 10%.

Tali criteri prevedono che il peso di dottorandi e assegnisti di ricerca sia inferiore all’unità e comunque contenuto nel 30% del totale del Fondo.

A parere dei Precari Invisibili della Ricerca, tali criteri stridono fortemente con i principi ispiratori sottostanti al Fondo di Finanziamento straordinario e non dovrebbero essere in alcun caso utilizzati per la ripartizione di tale fondo, né da parte dell’Ateneo, né nella programmazione degli organici da parte delle Facoltà.

Per queste ragioni, i Precari Invisibili della Ricerca

CHIEDONO

  • che si prenda coscienza del fatto che l’utilizzo di qualsiasi criterio di ripartizione non conseguente al DM 565/07 è ingiusto e discriminatorio per tutti i dottorandi, gli assegnisti di ricerca e i ricercatori a tempo determinato dell’Università della Calabria;
  • che vengano rimessi in discussione i criteri di ripartizione per le Facoltà del Fondo di

Finanziamento straordinario per l’anno accademico 2008/2009 e che vengano ripristinati i principi di riconoscimento del merito scientifico e di lotta al precariato nel mondo della ricerca propri della legge 296/06 e del DM 565/07.

Rende (CS), 30/03/2009

I Precari Invisibili della Ricerca - UniCal
Nodo Calabrese dell’O NDA PRECARIA

(Docenti e Ricercatori Precari)

lunedì 9 marzo 2009

Riunione del 4-3-2009

L’incontro di oggi è stato interamente dedicato alla discussione del
documento da presentare al rettore, in vista della prossima riunione
del senato accademico. Amerigo ha dato lettura dei punti contenuti nel
documento (disponibile tra i file del gruppo): concorsi a ricercatore,
contratti a tempo determinato, fondo giovai ricercatori,
rappresentanza dei precari, disciplina delle scuole di dottorato). In
generale, le questioni discusse restano pressoché invariate rispetto a
quelle contenute nella bozza. Nel dettaglio:
• si è manifestata la necessità di richiedere una migliore gestione
dei fondi per i giovani ricercatori che vada nella direzione di
premiare i progetti più validi (almeno biennali) mediante il
riconoscimento di un contributo finanziario che sia capace di
rispondere in “modo serio”, e non solo simbolico, alle esigenze dei
giovani ricercatori. Si richiede, quindi, una selezione più accurata
della qualità dei progetti finanziabili e un parallelo e deciso
incremento del finanziamento stesso.
• Per quanto riguarda la disciplina dei dottorati è stato evidenziato
che, tra le altre cose, si richiede la soppressione dei posti senza
borsa.
• Per quanto riguarda i contratti a ricercatore a tempo determinato è
emersa la necessità di verificare quali differenze ci sono tra il
regolamento universitario che disciplina tali figure e quello previsto
dalla legge Moratti. Al riguardo sarebbe opportuno procedere con
un’analisi di entrambi i provvedimenti, in modo da capire quali sono
le opportunità dell’uno e dell’altro.
• A queste proposte si è aggiunta quella di prevedere un premio per
“la migliore tesi di dottorato”: il vincitore si vedrà riconosciuto un
contributo economico simbolico (questo si!) e la pubblicazione
dell’abstract sul sito.
È inoltre emersa la necessità di fare il punto sull’attività di
“censimento” presso i dipartimenti. L’idea è quella di verificare
tramite un questionario da sottoporre ai dipartimenti, appunto, lo
stato delle cose e avanzare anche presso tali strutture le proposte,
opportunamente adeguate, del documento per il rettore.
Enrico ha segnalato, inoltre, l’assemblea del comitato unical che si
terrà domani presso la filol8 per discutere della questione “centro
residenziale”. Chi potrà è invitato a partecipare in modo da tenere
aggiornato il gruppo sulla faccenda.
L’ultimo punto, ma non meno importante, ha previsto l’organizzazione
di una “festa precaria” e perché no di autofinanziamento per la quale
si accettano idee, proposte, disponibilità, ecc. ecc.

lunedì 2 febbraio 2009

S.O.S. Ricerca in mare...Diario di Bordo

La calabria si sta sciogliendo. Allegoria metereologica della crisi economica e di quella dell'università. La pioggia ci ha consumato, goccia dopo goccia, fino a divenire calamità. Il cemento fiorito su una pessima politica accumula acqua, le strade franano ed il fango diventa elemento delle nostre vite.

Le strade non sono sicure, gli acquedotti si sfasciano privando paradossalmente dell'acqua centri densamente popolati. Anche i cimiteri finiscono in pezzi ché l'acqua non rispetta il riposo dei morti.

Ed è in questa calabria divisa in due, con l'autostrada bloccata e le altre strade gravide di imprevisti, che ci muoviamo per fare sentire la nostra voce, mentre il sole disperde la bruma. Siamo un pugno di persone, con gli dei contro e non siamo nati per questo: abbiamo tutti altre cose per la testa: «il mio contratto sta scadendo, che sarà di me domani?» «Potrò pagare il gas questo inverno senza chiedere ai miei?» «Quando potrò avere una vita mia?», il tutto in concomitanza con i corsi di esercitazione, con lo psicodramma degli esami, mentre vediamo la nostra curiosità scientifica lentamente trasformata in catena. Non siamo nati neppure per questo, eppure è la nostra vita, la vita di una generazione accademica costretta a battersi per la propria dignità.

Siamo solo in ventitre a svegliarci all'alba, a vedere questo sole sciogliere questa brina. Ma siamo ventitre persone che non si fanno fermare nemmeno dalle calamità naturali nemmeno da questa assurda pioggia.
Eppure gli dei, così apertamente sfidati dalla nostra determinazione, devono aver cambiato idea all'ultimo momento, perché la giornata cresce spledida in un cielo azzurro che riflette in una tavola di mare.

Prendiamo la superstrada fino a Falerna, da li l'autostrada per Rosarno dove l'idea è di usare la ferrovia per superare il blocco imposto da tonnellate di fango.

Rosarno ci si presenta con le sue strutture fatiscenti ed i suoi lavoratori dalla pelle nera sfruttati nella raccolta degli agrumi. Attraversarla fino alla stazione da quel senso di Africa che solo la calabria più vera sa dare.
Alla stazione aspettiamo un treno, arriva un vecchio vagone arrugginito.
Il sole scalda la pelle comunque ed il morale è alto.

Siamo a Villa San Giovanni alle 11:10, imbarchiamo al volo e siamo a Messina alle 12:10.

Un paio di giri sul traghetto e raccogliamo un'altra cinquantina di pessimi elementi dalle università del profondo sud. I catanesi distribuiscono salvagenti colorati, adesivi e tatuaggi. Volantiniamo i passeggeri ed i traghettatori, appendiamo striscioni, realizziamo coreografie, parliamo con i giornalisti. In una parola: ci divertiamo.
Poi sfiliamo a Messina, cantando slogan e distribuendo volantini, facciamo simpatia a due immigrati che si uniscono a noi gioiosamente.

Mangiamo arancini e cannuoli, alcuni di noi prendono un caffè.
L'assemblea con le nostre controparti di Catania, Messina e Reggio, è stimolante: scambiamo informazioni e ci promettiamo mutua solidarietà, scambiamo contatti per il futuro.
La stanchezza inizia a farsi sentire. Poi è una fuga in autobus insieme ai Catanesi fino al porto, un attimo di relax sullo stretto, di corsa al treno che ci porterà a Rosarno.

Alla stazione di Messina do il mio ultimo volantino ad un vecchio alpino che ha visto morire i suoi amici a causa dell'uranio impoverito. Ci scambiamo commenti sulla situazione dell'Italia e ci auguriamo reciprocamente buona fortuna. Mi saluta con una stretta da guerriero.
«So che vuol dire battersi per qualcosa» mi dice «vi auguro buona fortuna».

Alessandro Veltri

venerdì 23 gennaio 2009

S.O.S. Ricerca In Mare

S.O.S Ricerca In Mare!

giovedì 15 gennaio 2009

Inaugurazione Anno Accademico 2008/09

Caro Presidente,

riconosciamo e rispettiamo la figura del Prof. Andreatta, uno dei padri fondatori della nostra Università, ma riteniamo che la sua memoria debba essere onorata valorizzando gli studenti, la miriade di figure precarie, i docenti e i ricercatori onesti e responsabili che rendono viva l’Università della Calabria e che ne fanno un ateneo di eccellenza.

Non è un alto rilievo o l'intitolazione dell'Aula Magna che rende questa del 15 Gennaio 2009 una inaugurazione vera. Non c'è niente da festeggiare soprattutto in un momento storico che vede un Governo smantellare a colpi di tagli finanziari e di decreti a fiducia blindata l’Università pubblica e la ricerca scientifica di questo Paese.

Lo stesso richiamo operato da Lei nel saluto di fine anno agli italiani, circa l’importanza dell’Università per lo sviluppo del Paese, avrebbe dovuto suggerire all'Amministrazione dell'Università della Calabria di porre al centro di questa giornata il futuro precario dell'istituzione universitaria pubblica per mantenere alta l'attenzione della collettività in difesa di una istituzione che ha garantito il futuro di tanti giovani calabresi, l'emancipazione del territorio e il suo sviluppo culturale.

Vorremmo che questa giornata servisse per rilanciare il ruolo delle Università del Sud come pilastri di un modello di sviluppo differente, basato sulla conoscenza, sulla pace, sulla sostenibilità, sulla legalità e sulle garanzie dei diritti costituzionali che oggi sono traditi, degradati, manipolati.

Le scelte legislative di questo Governo danno una sola opportunità ai ricercatori delle università italiane: abbandonare il proprio paese per lavorare all’estero. Questo è tanto più grave in Calabria dove da sempre accade che per lavorare si può soltanto emigrare!

Pertanto, Signor Presidente, i Precari Invisibili della Ricerca-UniCal, alla luce degli Articoli 3, 33 e 34 della Costituzione Italiana che sanciscono l’uguaglianza formale e sostanziale dei cittadini, la libertà della ricerca e dell’insegnamento, l’istituzione di scuole statali per ogni ordine e grado e il diritto allo studio per tutti i cittadini, nonché in riferimento a quanto sancito nella Dichiarazione di Lisbona, - accettata e sottoscritta dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane e dal Ministero dell’ Università e della Ricerca il 13 Aprile 2007 - in particolare negli Articoli 5 e 28 relativi alla responsabilità pubblica delle Università per la promozione dell’eguaglianza sociale ed alla istruzione come bene pubblico,

ESPRIMONO la propria indignazione per l’approvazione della Legge N° 133/08 e del DL 180, convertito in legge il 9 gennaio 2009, in particolare per gli Articoli 16 e 66 della Legge 133 che prevedono l’imponente riduzione del Fondo di Finanziamento Ordinario per l’Università, il drastico ridimensionamento del turnover per il reclutamento di nuovo personale e la possibilità di trasformare le Università in Fondazioni di Diritto Privato. Tali provvedimenti produrranno danni irreparabili alla Scuola, all’Università, alla Cultura e allo sviluppo economico e sociale del nostro Paese e in particolar modo della nostra Regione il cui futuro appare già ‘incerto’ a causa della imminente attuazione del cosiddetto federalismo fiscale.

I Precari della Ricerca e della Docenza svolgono un ruolo essenziale per il buon andamento delle attività universitarie, ma versano in condizioni di insicurezza economica e professionale e non vedono riconosciute le proprie funzioni.

L’abolizione delle leggi precedentemente menzionate risulta una condizione necessaria per attuare le nostre rivendicazioni come movimento di lotta. A tal fine, i Precari Invisibili della Ricerca-UniCal, in coordinamento con la Rete dei Ricercatori e dei Docenti Precari e l’Onda, intende proseguire la lotta contro il Governo affinché compia un passo indietro abolendo queste leggi ingiuste e nefaste.

A tal fine, I Precari Invisibili della Ricerca-UniCal Le chiedono, dato il Suo ruolo di supremo garante dei principi fondamentali sanciti nella Carta Costituzionale, di operare con tutti gli strumenti a sua disposizione, sia di ordine strettamente giuridico sia di moral suasion:

affinché si impedisca il grave ridimensionamento dei fondi destinati al sistema universitario pubblico nazionale, già sottofinanziato rispetto alle sue esigenze oggettive, in contrasto con gli obiettivi strategici della Dichiarazione di Lisbona che gli altri paesi della UE stanno perseguendo già da tempo;

affinché si abroghi la possibilità legislativa che le Università pubbliche si trasformino in enti di diritto privato e possano essere gestite da privati: se accadesse, per ipotesi, che tutti gli atenei italiani decidessero per la trasformazione in ente di diritto privato si violerebbe l’Articolo 33 della Costituzione che prevede l’istituzione di scuole statali di ogni ordine e grado come dovere dello Stato;

affinché si abroghi la Legge Moratti che, a partire dal 2013, abolirà la figura del ricercatore a tempo indeterminato, e affinché si decida un piano straordinario di assunzione di ricercatori a tempo indeterminato per garantire il necessario e non rinviabile ricambio generazionale della docenza e per garantire un futuro di certezze a migliaia di precari della ricerca, risorsa imprescindibile per il sistema universitario del nostro paese;

affinché si riformi lo stato giuridico della docenza superando l’attuale verticismo e gerarchizzazione che non rispondono ad esigenze funzionali della ricerca e della formazione;

affinché si introducano criteri di selezione di docenti e ricercatori a tempo indeterminato fondate su procedure trasparenti e requisiti certi di ammissione ai concorsi;

affinché il Governo operi per il superamento delle molteplici figure giuridiche di rapporti contrattuali atipici, istituendo un’unica tipologia di contratto a tempo determinato che garantisca tutti i diritti del lavoro quali il trattamento previdenziale, il diritto di sciopero, la maternità;

affinché si sancisca per legge la rappresentanza negli organi di governo degli Atenei dei titolari di contratti a tempo determinato attraverso libere elezioni.

Confidiamo nella Sua sensibilità e nel valore del Suo ruolo istituzionale e La ringraziamo per l’attenzione che, siamo certi, riserverà alle questioni esposte.

Inaugurazione Anno Accademico

Università della Calabria,

Arcavacata di Rende (CS)

15 Gennaio 2009




I Precari Invisibili della Ricerca - UniCal

Nodo Calabrese dell'ONDA PRECARIA

(Rete Ricercatori e Docenti Precari)