mercoledì 12 novembre 2008

Ecco la lettera di Nora Precisa (rappresentante della Rete Nazionale dei Ricercatori Precari-RNRP) alla Gelmini:


Cara Mariastella,
mi permetto di darti del tu visto che siamo quasi coetanee ed entrambe precarie. Apprezzo il tuo
tentativo di aprire alla discussione l’ennesima riforma che viene dal mondo politico. Spero che i
provvedimenti evidenziati non celino solo il tentativo di dividere il dissenso sulla Legge 133. Se il
tuo è un tentativo di affrontare uno dei problemi principali dell’Universita’ italiana, ossia le
“baronie” e l’inefficienza, alcune novita’ proposte, pur andando nella giusta direzione, sono del
tutto insufficienti e non toccano la radice di questi problemi.
Il potere delle gerarchie accademiche si fonda almeno su cinque architravi:
1. Un diffuso precariato, fondato sul continuo ricatto e il lavoro non retribuito
2. Il grave sottofinanziamento del sistema dell’alta formazione e dalla ricerca.
3. La mancanza di autentica trasparenza collegato ad un deficit di rappresentanza e
partecipazione nella gestione degli atenei che, ad esempio, premia passaggi di ruolo
alle nuove assunzioni.
4. La forte centralizzazione verticistica delle strutture accademiche.
5. Le riforme precedenti, in primis il 3+2, del sistema che hanno spinto gli Atenei a
far proliferare sedi e corsi alla ricerca di finanziamenti, iscritti/e o, peggio, di
“appoggi politico-territoriali”.
Qualsiasi modifica normativa che non intacchi queste condizioni strutturali sara’ inutile. Su alcuni
di questi ambiti il decreto come presentato, introducendo misure che indichiamo da anni come il
vincolo sul reclutamento e l’introduzione del sorteggio delle commissioni giudicatrici, sono
condivisibili. In ogni caso, molti altri provvedimenti che hai proposto (e approvato con la legge
133) vanno in direzione contraria.
Diminuiscono il finanziamento invece di aumentarlo. Aumentano il potere di Rettori e CdA invece
di aumentare partecipazione e rappresentanza. Rallentano il reclutamento (turn-over) invece di
garantire percorsi certi di ingresso dei giovani e dei precari. Confermano l’esaurimento della figura
del Ricercatore universitario invece di, ad esempio, prevedere un’unica forma contrattuale, per
l’attività docente e di ricerca a tempo determinato, o combattere ogni forma di collaborazione non
contrattualizzata o priva dei diritti minimi.
Noi “ricercatori precari” abbiamo numerose idee e proposte per cambiare quell’Universita’ che
facciamo (soprav)vivere ogni giorno, ma se fino ad ora la tua maggioranza, come i Ministri Moratti
e Mussi, pare non voglia nemmeno ascoltarle.
E’ per questo che l’Onda continuera’ a travolgerti.
Buona fortuna
Nora Precisa
Portavoce della Rete Nazionale Ricercatori Precari