lunedì 13 dicembre 2010
Gli studenti dell'Unical in mobilitazione
La prima iniziativa è una assemblea indetta per oggi alle 15:30 in Aula Magna:
Si replicherà il giorno successivo, domani 14 dicembre, alle 12:00 sempre in Aula Magna:
Per leggere e diffondere, eccovi i link:
comunicato stampa, appello per il 14 dicembre (versione on-line, versione in francese)
giovedì 2 dicembre 2010
Le false minacce del ministro
Questo è assurdo. Il compito di emanare i decreti attuativi, tanto della legge Moratti quanto eventualmente della riforma impostale da Tremonti, spetta infatti proprio al ministro Gelmini. Cosa intende dire il Ministro? Che se il DdL non viene approvato terrà bloccati i concorsi per punire il mondo universitario? Martedì 30 Novembre 2010 a Roma e in tutte le principali città italiane il Governo ha imposto a manifestanti e cittadini una militarizzazione dello spazio pubblico senza precedenti, oggi il Ministro tenta di zittire il dissenso espresso democraticamente da studenti, ricercatori e precari attraverso vere e proprie minacce.
E cosa dire poi del presunto blocco dei concorsi da ricercatore? Premesso che in caso di approvazione del DdL sarebbero definitivamente aboliti per cui non si capisce come mai qualcuno dovrebbe temere il loro blocco, rammentiamo che la scadenza del 31 dicembre 2010 si riferisce alle sole norme di composizione delle commissioni e che secondo l'interpretazione più diffusa questo porterebbe semplicemente al ritorno alle norme precedenti. Ma anche qualora sia giuridicamente fondata l'ipotesi di un blocco, per quale ragione il termine di scadenza non potrebbe essere posticipato attraverso il tradizionale milleproroghe di fine anno, come già fatto anche nel 2009? Cosa è? Un'altra minaccia?
Sappia, il ministro Gelmini, che non saranno queste intimidazioni, né le continue violazioni dei più basilari principi della democrazia a fermare la nostra mobilitazione ferma, pacifica e determinata contro un DdL che disegna un futuro di precarietà per noi e per le generazioni future e cancella definitivamente la democrazia negli atenei e il diritto allo studio in questo paese. In un'università in cui lavorano circa 60000 precari e dalla quale escono per pensionamento quasi 2000 docenti all'anno, la cancellazione delle poche decine di contratti a tempo determinato consentiti ogni anno dal DdL e dalla manovra economica di luglio non è certo una minaccia che possa fermare la nostra protesta.
Coordinamento dei Precari della ricerca e della docenza - Università (CPU)http://coordinamentoprecariuniversita.wordpress.com/
PS: intanto la "riforma" è stata calendarizzata a dopo la fiducia!
mercoledì 1 dicembre 2010
Cosenza: Occupazione dell'Autostrada
Ci sono anche le foto dell'assemblea del 29 novembre presso l'Aula Magna:
sabato 27 novembre 2010
Resoconto occupazione aula magna e Assemblea di ateneo
C'era chi ha proposto l'occupazione del rettorato, chi ha chiesto la formalizzazione delle dimmissioni da parte di presidi, direttori di dipartimento e del rettore, chi ha proposto il blocco delle lezioni e degli esami, chi ha pensato ad un corteo a Cosenza insieme agli
studenti medi.
Non c'è stata una vera e propria votazione tra quanti erano presenti alla fine dell'assemblea ma tra le varie proposte si è deciso per le seguenti iniziative:
- un'assemblea di ateneo, lunedì 29 ore 14 in aula Caldora (l'aula magna non è disponibile per l'arrivo di Vendola il giorno dopo);
- gli studenti hanno deciso di mantenere l'aula magna occupata anche durante la notte. E' probabile che l'occupazione si sposti nel corso del week end nei pressi di un luogo/monumento simbolo della città per ottenere maggiore visibilità;
- sensibilizzazione e informazione (oggi e luendì mattina) degli studenti e di tutto il corpo accademico per l'adesione all'assemblea di ateneo di lunedì.
In chiusura un video e un po' di link:
La galassia degli atenei ribelli su Repubblica; il ddl Gelmini su Science Backstage; la Rete29Aprile; Collettivo Precari dell'Università
Ponte sullo stretto!?
Mercoledì 1 dicembre Aula P2 Occupata, cubo 40c
- ore 17.30: Apertura
- A seguire: Presentazione dei libri I padrini del ponte e Ponte sullo stretto e la politica dei disastri con gli autori Antonio Mazzeo e Luigi Sturniolo
- A seguire: Dibattito con gli autori e con la Rete No Ponte - Calabria
- ore 20.30: Cena Sociale
- A seguire: Proiezione film sul tema
Interverrano
- Antonio Mazzeo, militante ecopacifista ed antimilitarista siciliano, è componente della Campagna per la smilitarizzazione di Sigonella. Ha pubblicato alcuni saggi sui temi della pace e della militarizzazione del territorio, sulla presenza mafiosa e sulle lotte internazionali a difesa dell’ambiente e dei diritti umani. Ha inoltre scritto numerose inchieste sull’interesse suscitato dal Ponte sullo Stretto in Cosa Nostra, ricostruendo pure i gravi conflitti d’interesse che hanno caratterizzato l’intero iter progettuale.
- Luigi Sturniolo, giornalista siciliano autore di svariati libri inchiesta per la casa editrice Terre libere edizioni
- Rete No Ponte - Calabria: Finalità della rete è mettere in atto ogni iniziativa utile a fermare lo scempio ambientale, economico e sociale rappresentato dal progetto di costruzione del Ponte sullo Stretto. (tratto dai dieci punti della carta disponibile sul sito)
Libri
- I padrini del ponte. Affari di mafia sullo stretto di Messina. Il libro, sulla base di una documentazione che privilegia le fonti giudiziarie, fornisce una sistematizzazione di innumerevoli denunce e indagini sugli interessi criminali che ruotano attorno alla costruzione del Ponte sullo Stretto. La prefazione è stata curata da Umberto Santino del Centro di Documentazione Antimafia "Giuseppe Impastato".
- La politica dei disastri, di Luigi Sturniolo e Antonello Mangano. La strage di Giampilieri non è nata per caso, e neanche per semplice incuria. Non è vero che non era stato fatto nulla, anzi. Molto è stato fatto: ma in direzione della preparazione sistematica e accurata della sciagura. Con il Ponte sullo Stretto, si prosegue esattamente sulla stessa strada: la politica dei disastri di Bertolaso, Berlusconi e Ciucci...
sabato 20 novembre 2010
Meglio Ordinario che Precario-Lettera aperta del Coordinamento Precari Ricerca Catania ai docenti dell’Ateneo di Catania
Gentili ricercatori, già firmatari della petizione “Per una nuova e condivisa riforma
dell’università”,
con vivo stupore apprendiamo che tra le firme a sostegno della petizione “Per
una nuova e condivisa riforma dell’università”
diffuso
Non senza sorpresa, noi ricercatori precari del Coordinamento Unico d’Ateneo
già firmatari della stessa petizione, abbiamo seguito sulla mailing
listl’appassionato avvicendarsi dei messaggi di correzione, modifica,
integrazione, richiesta di chiarimenti su nomi, cognomi, afferenze e ruoli
vittime di refusi o imprecisioni: quanto scientifico rigore e stringente
metodologia applicati alla difesa dell’Università, quanta meticolosità nel
distinguere tra i firmatari emeriti e quelli ordinari, tra gli ordinari
semplici e i presidi ordinari, tra gli ordinari docenti e gli associati
anch’essi docenti, tra i professori associati e i ricercatori professori
mancati, tra i ricercatori e quell’unico solitario “personale Ata” che ha
firmato, a titolo anche’esso personale s’intende. Quanto accademico zelo
nello scartare uno dopo l’altro - o “epurare” come qualche docente del
Coordinamento Unico d’Ateneo ha avuto l’arguzia e la grazia di sottolineare
– quegli stessi dottorandi, assegnisti, docenti a contratto prescelti,
invece, per sostenere la didattica e la ricerca ogni giorno, tutti i giorni,
in tutte le facoltà ed in tutti i dipartimenti. Che nobile fatica
differenziare quanti oggi vedono sparire le già ridotte opportunità di
lavoro dentro l’Università da quanti, invece, un posto di lavoro a tempo
indeterminato già ce l’hanno – i ricercatori e i docenti - e non lo
rischiano, neanche per merito del Ministro Gelmini. Effettivamente la
differenza c’è.
Davanti alle firme “inutili” di studenti e precari, disorientati accogliamo
il successo delle oltre 500 (su i circa 1600 tra docenti e ricercatori
dell’ateneo) adesioni “accademicamente corrette” di quanti non hanno esitato
a condividere, e sottoscrivere, un’idea di Università intesa, come recita il
testo in forma di lettera aperta al Ministro dell’Università, quale
«organizzazione che esalti quel dibattito di idee che è la ragione stessa
della vita universitaria». Un’idea che – ne siamo certi, noi precari -
appartiene ai ricercatori e docenti diversamente strutturati quanto a quelli
abitualmente accomodati al vertice della piramide accademica. Un’idea che ci
rende pari nelle responsabilità che ci siamo dati collettivamente di fronte
allo scempio dei provvedimenti del Governo ma, alla luce dei fatti, non
nelle opportunità di esercitare altrettanto collettivamente il dissenso.
Neanche quello.
Oggi, all’indomani della cancellazione degli studenti e dei precari
universitari anche dalle petizioni contro il DdL “Gelmini”, oltre che
dall’agenda politica di Ministro, Rettori, Presidi e quanti hanno
responsabilità di governo negli atenei, non possiamo non interrogarci sul
significato delle parole e sul valore dei fatti, gentili colleghi.
Se anche nella mobilitazione ampia e condivisa di tutte le componenti
universitarie in difesa dell’Università pubblica, laica e pluralista –
secondo l’idea di Università che parrebbe trapelare dalle comunicazioni
intercorse - un professore ordinario pesa più di un precario e l’ordine
delle gerarchie prevale sulle priorità dei contenuti, allora urge
riconoscere che la questione del precariato universitario è una questione di
conflitto tra “categorie” prima che tra “generazioni”, che l’autoaffermazione del proprio ruolo di potere (soprattutto se piccolo) per gli accademici è prioritaria rispetto al riconoscimento dello stesso da parte degli altri, che la “maniera accademica” di deformare i rapporti gerarchici in senso paternalistico all’interno dell’Università è talmente strutturale e pervasiva da essere tragicomicamente travasata pure sul fronte della protesta contro il DdL sulla riforma universitaria.
Se anche al riparo dei proclami di democrazia e partecipazione ci sono
docenti e ricercatori che non sembrano saper resistere alla tentazione di
“passare per primi”, gentili colleghi e cari maestri, allora forse il Coordinamento Unico d’Ateneo ha fallito nel suo obbiettivo primario:
costruire quella consapevolezza comune dentro l’ateneo di Catania attraverso cui mettere in luce la realtà: questo Governo disprezza l’Università pubblica tutta, travolgendo i diritti degli studenti, dei ricercatori – strutturati e non - e dei professori in un sol colpo.
Di fronte all’emergenza dell’università pubblica demolita e della scuola
pubblica abbattuta, noi ricercatori precari dell’Università di Catania
sentiamo sempre più forte la necessità di rilanciare un cambio di rotta
decisivo e siamo ancora capaci di immaginare un’Università in cui la
“qualità” non debba fare il paio per forza con la “competizione”, con la
cancellazione delle opportunità e dei diritti dei più fragili; guardiamo ad
un’Università in cui la solidarietà tra tutte le componenti del mondo
universitario sia la principale, e naturale, garanzia per la tutela degli
interessi collettivi e non, viceversa, il canale per amplificare le già
insopportabili disparità.
Noi ricercatori precari restiamo coerenti rispetto all’idea di un’altra
Università possibile che ci ha spinto già due anni fa - molto prima di
ricercatori indisponibili, associati preoccupati e ordinari sensibili – a
prendere una posizione decisa al fianco dei docenti della scuola e degli
studenti per un’Università e una Scuola migliori di quelle attuali e diverse
da quelle deformate dalle politiche dissennate di chi ha l’ambizione di
governarle senza un progetto di sviluppo, come se fossero un condominio.
*Noi ricercatori precari sappiamo già che è meglio essere Ordinario che
Precario, ma “non siamo disponibili” a tollerare che sia la cifra della
protesta dell’Università di Catania.*
Per questo chiediamo che vengano immediatamente reintegrate le firme degli
studenti e dei ricercatori precari in calce alla petizione a testimonianza
di quella comunanza di obbiettivi, prospettive e pratiche che ci siamo dati,
in modo unico, come Coordinamento Unico dell’Ateneo di Catania.
Catania, 20 Novembre 2010
Coordinamento Precari della Ricerca Catania
venerdì 5 novembre 2010
Petizione CPU e sottoscrizione
Le recenti prese di distanza di alcuni rettori dalle posizioni ufficiali della CRUI, dopo mesi di sbandierato unanimismo, mostrano tutti i limiti di un organismo arcaico, incapace di sviluppare un dibattito e darsi meccanismi di funzionamento realmente democratici.
Di fronte all’evidenza che la CRUI oggi non serve davvero più a nulla e a nessuno, ci chiediamo e chiediamo all’intero corpo accademico che senso abbia tenere in vita strutture costosissime come la CRUI e la fondazione CRUI, cui le università italiane, colpite da tagli pesantissimi, versano ogni anno quote associative che non hanno conosciuto alcuna crisi economica. Mentre si tagliano servizi e personale e gli investimenti in ricerca sono costantemente ridimensionati, il finanziamento di questa “associazione di università” è un lusso che il nostro sistema accademico davvero non può più permettersi.
Il legittimo diritto dei rettori a darsi proprie forme di rappresentanza può benissimo essere svolto da una nuova associazione di rettori, e non di università, che come ogni associazione di categoria si finanzi con i contributi personali degli iscritti.
Per queste ragioni inviamo un appello ai rettori, ai senati accademici, ai consigli di amministrazione di tutte le università pubbliche italiane affinché deliberino la fuoriuscita dei propri atenei dalla CRUI e investano le risorse risparmiate in servizi di maggiore utilità per il sistema universitario e per l’intero paese.
Il link per sottoscrivere la petizione è il seguente
http://www.gopetition.com/petition/40360.html
giovedì 28 ottobre 2010
Saviano e la professionalità
Ecco come ce lo spiega uno che mercanteggiamenti e mafie ha cercato di combatterle:
(testo di accompagnamento di Giuliano Garavini)
venerdì 22 ottobre 2010
Intervento di Di Pietro all'UNICAL ed osservazioni dei Ricercatori Precari
Questo il suo intervento integrale.
In attesa del report completo, ascoltiamo il suo intervento:
Ecco l'intervento dei precari da parte di Daniela Napoli:
I 9000 posti della Gelmini NON sono vere assunzioni! -Comunicato del CPU
Da giorni i lavoratori precari della ricerca e della docenza delle università italiane sono costretti a leggere sui giornali, o ad ascoltare negli spazi informativi televisivi, mistificanti resoconti e commenti sulla vicenda delle 9.000 posizioni universitarie promesse dal Ministro Gelmini per agevolare l’approvazione della cosiddetta “riforma universitaria” e per le quali mancherebbero i fondi. Questa prassi inaccettabile è stata fatta propria anche da diversi esponenti politici, da ultimo il leader dell'Italia dei Valori, Antonio di Pietro, nella puntata di “Ballarò” del 19 ottobre 2010.
Vogliamo sottolineare come questi 9.000 posti non sono, nelle intenzioni del Ministro, destinati all’assunzione di precari, ma a concorsi per posizioni di professore associato riservati, *de jure* o *de facto*, ad avanzamenti di carriera di ricercatori universitari già stabilmente assunti a tempo indeterminato che, dunque, in nessun modo rischiano di perdere il proprio posto di lavoro.
La promessa di questi 9.000 posti altro non è che un modo per comprare il consenso di una parte minoritaria dei ricercatori a tempo indeterminato e non avrebbe alcun effetto sulla situazione di oltre 60.000 precari della ricerca e della docenza che sono essenziali all'attività quotidiana che si svolge in tutte le università italiane, spesso subendo il ricatto di Consigli di Facoltà pronti a barattare false opportunità per il futuro con prestazioni di lavoro gratuite o sottopagate. Casomai, anzi, la scelta di dirottare risorse esclusivamente sulle promozioni di chi già occupa posizioni stabili avrebbe l’effetto di cancellare ogni possibilità di accesso per i lavoratori precari.
giovedì 21 ottobre 2010
Comunicato sui fondi Mussi a cura del Coordinamento dei Precari dell'Università (CPU)
Noi precari del Coordinamento dei Precari dell'Università (CPU) leggiamo con sdegno il resoconto della risposta del sottosegretario Guido Viceconte all’interrogazione parlamentare sull’utilizzo dei fondi stanziati dal precedente Governo nell’ormai lontano 2006 per l’assunzione di nuovi ricercatori nelle università. A precisa domanda (fornire dati certi sugli stanziamenti delle quote Mussi non ancora utilizzate e fissare un termine per l'utilizzo delle quote che alcuni atenei non stanno utilizzando, in vista di una possibile redistribuzione ad altre università) il sottosegretario ha risposto semplicemente con il nulla.
La verità è che, nonostante le due ministre Gelmini e Meloni abbiano in più occasioni sbandierato in giro la cifra di 4000 ricercatori assunti grazie all’opera del loro Governo, il reclutamento ristagna in tutte le università italiane e i pochi posti banditi sono frutto di uno stanziamento vecchio ormai di 4 anni, utilizzato con il contagocce e addirittura da alcuni atenei incamerato ed utilizzato per altre e non ben chiare finalità. Il tutto mentre i pochi concorsi che ancora si svolgono procedono secondo prassi deplorevoli: candidati convocati alla stessa ora in sedi distanti centinaia di chilometri, bandi a pagamento che prevedono l’ingiustificato moltiplicarsi dei costi per i candidati. Noi precari del Coordinamento dei Precari dell'Università (CPU) chiediamo al Ministero di intervenire in modo chiaro per garantire a tutti la partecipazione ai concorsi pubblici.
L’Italia occupa il terzultimo posto nella classifica OCSE sugli addetti alla ricerca rispetto al totale della popolazione attiva, precedendo solo il Messico e la Turchia. Anziché dedicarsi alla devastazione definitiva dell’università italiana attraverso il taglio del già scarso investimento in università e ricerca ed il proposito di affidare il controllo totale degli atenei agli stessi rettori responsabili delle fallimentari amministrazioni degli ultimi anni, il Governo dovrebbe preoccuparsi di allineare il numero di docenti e ricercatori delle università italiane agli standard europei, sostenendo e rifinanziando il reclutamento straordinario avviato nel lontano 2006.
domenica 17 ottobre 2010
Enrico Natalizio alla manifestazione Fiom
IPTV CGIL: Intervento di Enrico Natalizio alla Manifestazione Fiom del 16 ottobre 2010
lunedì 11 ottobre 2010
Report Assemblea Nazionale Precari della Ricerca di Bologna
I lavori dell'assemblea sono stati molto partecipati. All'incontro nazionale di venerdì, infatti, erano presenti numerose sedi. Oltre a Bologna, c'erano Catania, Firenze, Padova, Cosenza, Napoli, Roma, Milano, Torino, Pisa, ecc.
La parola chiave intorno alla quale hanno ruotato sia le relazioni iniziali degli organizzatori, sia la maggior parte degli interventi che hanno animato il dibattito è stata quella della soggettività. È emersa, cioè, come cruciale la necessità di individuare e definire delle caratteristiche precise dell'identità del gruppo dei precari della ricerca e della didattica e delle forme della loro protesta. In più interventi è stato sottolineato come sia rilevante assegnare dei tratti ben specifici alla lotta, individuare strade, rivendicazioni ed istanze ben distinguibili da quelle dei ricercatori strutturati. Più volte è venuto fuori il problema della mancata disciplina del transitorio e della necessità della rappresentanza del personale precario della ricerca e della didattica presso gli organi di ateneo.
L'altro punto cardine della discussione è stato quello di considerare il precariato nell'università come lavoro precario tout court. In altre parole, è stato da più parti sostenuto e ribadito di guardare al precariato nella ricerca e nella didattica non come un precariato "nobile" e soprattutto "necessario" ad una fantomatica gavetta personale, ma come parte della più ampia e generalizzata questione del lavoro precario nella società contemporanea. Il precariato nell'università non è qualcosa di "diverso" solo perché si svolge dentro l'accademia ed ha per oggetto il lavoro intellettuale. A questo tema, più volte e in vario modo ripreso nel corso dell'assemblea, si è agganciata la richiesta di maggiori certezze nelle condizioni di lavoro e nella definizione dei contratti, di interventi di welfare e diritti sociali per i precari e l'idea di rilanciare un censimento nazionale del precariato nelle università, da avviare a partire dalle varie sedi locali.
Oltre ai precari erano presenti gli studenti, alcuni rappresentanti dei ricercatori, i dottorandi. In particolare un esponente della Rete 29 Aprile ha ribadito la solidarietà dei ricercatori strutturati alla protesta dei precari, mentre gli studenti hanno ricordato di essere il vero collante tra le varie componenti della protesta. Anche gli studenti medi hanno portato la loro testimonianza dai cortei in piazza che in quella stessa mattinata hanno riempito Bologna e le altre città.
Per l'Unical hanno preso la parola Giuliano Garavini e Daniela Napoli.
Giuliano ha portato nel dibattitto alcuni esempi concreti del peso che i precari possono avere negli atenei riassumendo le iniziative portate avanti dai precari invisibili nelle facoltà e nei dipartimenti e ricordando la questione della indisponibilità data per i test d'ingresso, così come la mobilitazione contro la decurtazione dei contratti. Daniela ha invece, sottolineato la necessità di mantenere inscindibili i primi tre punti all'ordine della riforma sostenuta nel documento, ovvero il contratto unico, il ruolo unico in tre livelli e il rilancio del reclutamento.
Il documento finale che circolerà a breve riprende tutti punti contenuti in quello redatto per la convocazione dell'assemblea «per un'università pubblica, solidale e democratica», verrà arricchito con il tema della rappresentanza dei precari nelle università, con la richiesta di scioglimento/non riconoscimento del ruolo della Crui. In merito a questo ultimo punto le posizioni erano discordanti: c'era chi chiedeva di esprimersi per lo scioglimento della conferenza dei rettori, chi invece, sottolineandone la natura giuridica privata, sosteneva la richiesta di non finanziarla più tramite fondi pubblici.
Le ultime battute della giornata sono state riservate alla necessità di dare all'assemblea un minimo di strutturazione e organizzazione a livello nazionale. Al riguardo però, i pareri sono stati discordanti: non è emersa una linea comune sullo sviluppo della rete e/o del coordinamento. Al momento abbiamo un nuovo nome che è quello di CPU (coordinamento dei precari dell'università) ma l'intento dell'incontro che era, secondo noi, (anche) quello di "istituire" i legami tra nodi che già esistono, rafforzarne la densità creando una dimensione nazionale delle varie realtà locali non ha trovato molto seguito.
L'esperienza di RNRP ci ha insegnato che non ci serve un nuovo contenitore per la discussione e il dibattito, ma che occorre intensificare i contatti e i legami già esistenti al fine di agire in una direzione univoca a livello nazionale, una direzione più incisiva che sia il frutto degli sforzi fatti a livello locale e soprattutto di una sintesi di comunicaizone anche con gli altri. La definizione (light) della rete poteva essere un ottimo risultato della giornata di lavoro a Bologna... invece su questo sembra ci sia ancora un po' da lavorare!!!
Prossime iniziative:
il 14/10/2010 a Roma è previsto un concentramento presso il parlamento dove sarà in discussione il ddl, altre iniziative locali presso le sedi dei rettorati.
Il 16/10/2010 saremo presenti come CPU al corteo dei metalmeccanici indetto dalla FIOM
martedì 15 giugno 2010
Lettera dei Ricercatori di Ruolo ai Professori di prima fascia
Egregi Professori di prima fascia,
è strano, è veramente strano dover soltanto pensare di scrivere una lettera a voi; è strano perché, pur nella diversità dei ruoli ricoperti, ci ritroviamo a vivere, nella quotidianità, tutti gli alti e bassi delle vicende del nostro Ateneo. Mai avrei pensato ad una lettera per parlarvi: è uno strumento per chi è lontano; ma tant’è, e se ne avverto il bisogno un motivo dovrà pur esserci.
Le vicende legate ai tagli ai bilanci delle università italiane e lo sciagurato progetto di riforma portato avanti dalla ministra Gelmini, la combinazione di questi due disegni, ha gettato tutto il sistema della ricerca e dell’istruzione universitaria in uno stato di profonda difficoltà. Su questo il giudizio di tutte le componenti accademiche è unanime. Eppure qualcosa ancora mi sfugge; sfugge alla mia capacità di comprensione che, sarà pur limitata – per carità – ma davvero non riesce a capire molte cose.
Un po’ dalle reminiscenze scolastiche, un po’ per esserci tornato di recente, ricordo che nel 476 dopo Cristo Roma conservava ancora intatte tutte le istituzioni che l’avevano fatta grande: aveva l’Imperatore, aveva il Senato, aveva le legioni... ed aveva i barbari in casa. Ecco, oggi mi pare che, ceteris paribus, siamo nella stessa condizione.
Vi ostinate a fare una difesa ad oltranza di istituzioni che sono state o saranno ampiamente svuotate di significato, svilite nel compito per cui erano nate, eppure per voi nulla succede. Sta crollando l’impero e per voi deve “passare la nottata”. O siete miopi (ciechi?) oppure siete complici. Alla seconda possibilità non vorrò credere mai.
Vi arroccate su una sterile difesa di posizioni che sapete di avere già perso, come quei bambini a cui i genitori tolgono le batterie dal giocattolino e loro, imperterriti, continuano a far finta che nulla sia successo. I bambini hanno dalla loro l’ingenuità che deriva dalla loro età, voi meno.
Pur di difendere le vostre trincee, ampiamente scavalcate dalle truppe barbare, passate su tutto, anche su ciò che non credevo fosse possibile. Passate sopra le offese personali che vi vengono rivolte in pubblico; passate sopra quell’umiliante e vergognosa richiesta di alcuni parlamentari calabresi che non provano il minimo pudore ad andare ad elemosinare pochi spiccioli ad un governo che ha ben altro in mente per il Mezzogiorno, come se il problema fosse di natura economica e non di dignità che si mette nelle cose che si fanno. Ma insomma, siamo un qualcosa che serve a questo Paese, a questa Regione o no? E se è la seconda ad essere vera, allora traiamone le giuste e sincere conseguenze, senza barare né tra di noi né verso gli altri.
Ma il bello sta proprio nel fatto che, da ricercatori, ve lo abbiamo detto in tutte le lingue che conosciamo, in ogni occasione: non sono soltanto i soldi il problema. Ma nulla, “tutto va bene, madama la Marchesa”. Sempre convinti di poter comunque governare la protesta di qualche ricercatore recalcitrante nel mettersi in fila che tutto fosse un bluff, motivato, ma destinato a passare. Ci sono 24 richieste di ritiro dei crediti, frutto di decisioni prese con gran sofferenza, alcune veramente in extremis, e voi ancora vi ostinate a convocarci facendo finta di nulla.
Qualcuno vi aveva chiesto di conoscere i dati delle conseguenze possibili di quelle indisponibilità ufficialmente presentate ed ufficialmente protocollate, per valutare le possibilità alternative, per permettere la discussione, ma si sa, il Senato di Roma non può scendere a patti, anche nel 476 dopo Cristo, anche con Odoacre seduto già gaudente nel Consiglio di Amministrazione.
Una riforma strana, una riforma strabica, che pretende di punire voi e se la prende con noi, con l’anello più debole dichiarandoci, nei fatti, superflui. Ed a questo dovremmo non reagire? Dovremmo adeguarci a difesa di quale ”aquila imperiale”? O forse dovremmo arrenderci all’arroganza di questi novelli barbari che da troppo ci governano? No, non è possibile. Ed è perché vi vorremmo dalla nostra parte che vi abbiamo dato svariate opportunità per stare con noi: ce n’è traccia in ogni verbale di tutti i Consigli che si sono succeduti, da ottobre in poi. Tutti Consigli in cui ci avete convocato per parlare di tutto purché non si parlasse di ciò che era giusto e naturale si parlasse: mai una volta che vi foste messi nella condizione di non giocare di rimessa, di non subire passivamente.
Ve lo abbiamo chiesto in così tanti modi che vi abbiamo anche chiesto di pensarci voi a delle alternative concrete, con l’unico risultato di potere osservare i vostri sguardi allibire, le vostre lingue balbettare, i vostri visi mai arrossire. E con quanta fretta avete fatto di tutto per spegnere ogni cerino che poteva risultare non consono: non una parola, non un sospiro sulla vostra comunicazione istituzionale; certo, è comprensibile: avete paura di sembrare troppo incendiari . Attenzione però, ché pompieri si muore.
Forse noi ricercatori alla fine perderemo e la storia toccherà a voi riscriverla, come è d’uso. D’altronde, se siamo solo la “terza” fascia e non la “prima” un perché dovrà pure esserci, anche a livello di potere da esercitare. Non mi faccio nessuna illusione e sarò di certo facile profeta se vi dirò che l’anno prossimo tutto – formalmente – partirà come se le insegne imperiali fossero al massimo splendore e non già a pezzi, in avanzata via di decomposizione. Ma sia chiaro che a quel punto saremo ancora capaci di dirvi con estrema facilità e senza nessun timore reverenziale “anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti”.
Walter Greco
venerdì 21 maggio 2010
DICIAMO NO ALLA RIFORMA GELMINI.
DEPOTENZIA IN MODO IRRESPONSABILE LA FUNZIONE DOCENTE DEL RICERCATORE DI RUOLO E PREVEDE ASSEGNATARI PRECARI DI TENURE-TRACK, LA CUI AUTONOMIA DI RICERCA È PESANTEMENTE CONDIZIONATA DALLE CONDIZIONI DI MOBILITÀ VERTICALE.
NELL'ASSEMBLEA DEL GIORNO 11 MAGGIO TUTTI I PRESIDI DELLE NOSTRE FACOLTÀ HANNO PROSPETTATO IN MODO CORALE, POLITICAMENTE E ACCADEMICAMENTE CHIARO, IL TIMORE DELL'IMPRATICABILITÀ DELL'AVVIO DEL PROSSIMO ANNO ACCADEMICO, A CAUSA DELLA DRASTICA RIDUZIONE DELLE RISORSE E DELLA POSSIBILE INDISPONIBILITÀ DEI RICERCATORI.
I FONDI PER LA RICERCA, PER LE BIBLIOTECHE, PER LE SCUOLE DI DOTTORATO, SONO STATI DRASTICAMENTE TAGLIATI. IL SENATO ACCADEMICO, NELLA SEDUTA DEL 3 DICEMBRE 2009, UNANIME, HA ESPRESSO IL PROPRIO FORTE DISSENSO NEI CONFRONTI DEL DDL GELMINI.
L'UNIVERSITÀ PUBBLICA DEVE RESPINGERE QUESTO ATTACCO. IL SISTEMA DI RICERCA E DI FORMAZIONE DEL PAESE DEVE GUARDARE CON ATTENZIONE STRATEGICA ALLA FUNZIONE FORMATIVA DELL'ISTRUZIONE UNIVERSITARIA NELLA PROSPETTIVA DELLA FORMAZIONE DI CITTADINI E DI LAUREATI CAPACI DI AUTONOMIA CRITICA E AL CONTEMPO IDONEI A SOSTENERE LE ESIGENZE DI SVILUPPO.
TUTTI COLORO CHE OPERANO NELL'ATENEO SONO INVITATI, IN QUESTO DELICATO MOMENTO, AD ANTEPORRE LA LOTTA AL DDL GELMINI ALLA RESPONSABILITÀ VERSO LE STRUTTURE DIDATTICHE DI APPARTENENZA.
QUESTO COMPORTA L'IMPEGNO A CHE LE FACOLTÀ, I CORSI DI LAUREA, I DIPARTIMENTI, LE SCUOLE E I CORSI DI DOTTORATO PRENDANO POSIZIONE IN MODO NETTO; QUESTO COMPORTA, ALTRESÌ, CHE TUTTI CONTRIBUISCANO AD ORGANIZZARE NELL'ATENEO LE INIZIATIVE PIÙ APPROPRIATE AL CONTRASTO DELLA RIFORMA, IN SINTONIA CON QUANTO AVVIENE NELLE ALTRE UNIVERSITÀ ITALIANE.
IL RETTORE DEVE MANIFESTARE ALLA CRUI E AL MINISTRO LA SITUAZIONE INSOSTENIBILE IN CUI SI TROVA L'UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA.
Per firmare l'appello scrivere una mail a sivini@unical.it
venerdì 30 aprile 2010
Assemblea Nazionale di Milano: La mozione
Mozione sul DDL di riforma dell'Università e sugli obiettivi della mobilitazione dei ricercatori
Le ricercatrici e i ricercatori degli atenei italiani in mobilitazione, riuniti in assemblea a Milano:- viste le condizioni di collasso in cui versa il sistema universitario;
- considerato il fallimento degli interventi di riforma avviati finora;
- vista la tendenza a diminuire progressivamente le risorse finanziarie necessarie al funzionamento del sistema;
- ritenendo che lo sviluppo dell’Università statale e della ricerca scientifica sia un elemento essenziale per il benessere economico e sociale del Paese;
prendono atto delle scelte intraprese dal Governo con il disegno di legge 1905s (c.d. ddl Gelmini);
esprimono forte preoccupazione per i contenuti del ddl, in particolare per i seguenti motivi:
- la scomparsa della ricerca dalle funzioni fondanti delle università;
- la deriva aziendalistica e dirigistica delle università;
- l'emergere di aspetti che comportano la marginalizzazione dei ricercatori attuali e futuri;
- la precarizzazione della ricerca;
- la delega al governo sulla riforma del diritto allo studio.
chiedono:
- il mantenimento dell'autonomia e del carattere fondamentalmente pubblico del sistema universitario, con presenza maggioritaria - su base elettiva - delle componenti universitarie rispetto a quelle esterne e con partecipazione paritetica in tutti gli organi di governo e gestione degli atenei, fermo restando che l'indirizzo politico e le competenze su didattica e ricerca spettano esclusivamente a chi appartiene alla comunità universitaria;
- l'abolizione dei tagli al finanziamento degli atenei, della ricerca e del diritto allo studio e un piano di rifinanziamento anche per ottemperare agli impegni presi dall'Italia a livello di Unione europea;
- l'uso della valutazione delle strutture (Dipartimenti) come metodo prevalente nella distribuzione delle risorse alle stesse, con eventuale premialità di quote aggiuntive, a fronte di finanziamenti certi, congrui e con programmazione almeno triennale;
- una riorganizzazione delle tre fasce attuali in un ruolo unico, articolato almeno su tre livelli, con adeguata retribuzione per gli oneri aggiuntivi rispetto alla normativa vigente;
- una chiara separazione dell'allocazione delle risorse tra reclutamento e progressione di carriera;
- il finanziamento di un reclutamento straordinario finalizzato al raggiungimento della media europea nel rapporto docenti/studenti, per non aggravare il divario esistente rispetto ai paesi OCSE, rapporto che già oggi è significativamente maggiore rispetto a quello italiano; e comunque chiedono la conservazione dell'attuale numero complessivo di ricercatori e professori;
- di prevedere, con finanziamenti dedicati, un numero adeguato di progressioni di carriera per gli attuali RTI mediante valutazione nazionale e, comunque, a regime eliminare tutte le distinzioni in termini di accessibilità alla progressione tra RTI e RTD;
- la cancellazione delle previste misure di riduzione della presenza dei ricercatori e dei prof. associati nelle commissioni di concorso e negli organi di governo dell'Università;
- l'equiparazione con i professori universitari associati e ordinari in materia di prepensionamento, con la prospettiva di adeguare l’età pensionabile dei docenti alla media europea;
- l'istituzione di un'unica figura pre-ruolo chiaramente legata a percorsi certi (tenure track), con l'allocazione delle risorse specifiche per la progressione di carriera all’atto dell’assunzione;
dichiarano che la loro protesta non cesserà fino a quando non verranno presi provvedimenti per accogliere le loro richieste;
aderiscono alla settimana di mobilitazione indetta da tutte le sigle sindacali prevista dal 17 al 22 maggio auspicando che essa assuma un carattere unitario, coinvolgendo docenti, ricercatori strutturati e non, dottorandi, studenti e personale tecnico-amministrativo.
Milano, 29 aprile 2010
(già pubblicata su Science Backstage)
lunedì 8 febbraio 2010
Report incontro con CoCoP e Regione
Incontreremo di nuovo il prof. Cersosimo nella settimana tra il 15 e il 19 e stiamo cercando di far partecipare all'incontro anche il Rettore e il Presidente del CoCoP, in modo da poter avere il quadro completo riguardo alle nostre possibilità future.
Report incontro Regione-CoCoP
Anche se non ufficialmente invitati siamo stati accolti in seno al COCOP ed abbiamo esposto i nostri punti circa gli assegni di ricerca finanziabili dalla regione ed ecco le risposte punto per punto:- Limite d'età nella presentazione delle domande fissato a 38 anni
- Risposta: L'assessore e il suo staff sono irremovibili perché asseriscono che oltre i 38 anni non si hanno più le condizioni per giustificare l'investimento che la regione attraverso la comunità europea vuole fare per i giovani calabresi. Anche se noi abbiamo insistito facendo notare la condizione di precariato di molti ricercatori precari non proprio di primo pelo le risposte ottenute hanno evidenziato come la regione non voglia categoricamente avere dei ruoli di supplenza nei confronti delle strutture che hanno generato ed alimentato tale stato di precariato.
- Periodo di permanenza all'estero di almeno 1 anno
- Risposta: Anche in questo caso il parere circa la possibilità di rimuovere tale vincolo per persone che hanno dei forti legami famigliari sul territorio locale è stato negativo in quanto ci è stato detto che la ricerca senza lo scambio culturale estero ha meno valore dato che l'internazionalizzazione non può fare altro che dare degli ottimi stimoli alla ricerca e questo è stato confermato anche dai risultati sui tirocini di ricerca promossi lo scorso anno dalla regione Calabria.
- Forma contrattuale assegno di ricerca
- A tal proposito abbiamo esposto i vincoli imposti dal ministero circa il numero di anni di assegni di ricerca che possono essere collezionati (ricordo brevemente che tale numero è pari ad 8 se non si è avuta la borsa ministeriale nel periodo del dottorato e scende a 4 +3 considerando i 3 anni di borsa di dottorato come se fossero assegni visto che sono stati comunque erogati dallo stesso ministero)
Risposta: Su questo punto l'assessore ci è sembrato più probabilista anche se la scelta della regione di utilizzare la forma dell'assegno di ricerca è stata motivata da molti che hanno sottolineato come l’assegno di ricerca fosse più importante dal punto di vista curriculare rispetto ad un contratto di collaborazione.
- A tal proposito abbiamo esposto i vincoli imposti dal ministero circa il numero di anni di assegni di ricerca che possono essere collezionati (ricordo brevemente che tale numero è pari ad 8 se non si è avuta la borsa ministeriale nel periodo del dottorato e scende a 4 +3 considerando i 3 anni di borsa di dottorato come se fossero assegni visto che sono stati comunque erogati dallo stesso ministero)
Enrico Natalizio, Pasquale Pace