lunedì 11 ottobre 2010

Report Assemblea Nazionale Precari della Ricerca di Bologna

Il seguente report sull'Assemblea Nazionale dei Precari di Bologna porta la firma di Emanuela, componente del gruppo dei Precari Invisibili:


I lavori dell'assemblea sono stati molto partecipati. All'incontro nazionale di venerdì, infatti, erano presenti numerose sedi. Oltre a Bologna, c'erano Catania, Firenze, Padova, Cosenza, Napoli, Roma, Milano, Torino, Pisa, ecc.
La parola chiave intorno alla quale hanno ruotato sia le relazioni iniziali degli organizzatori, sia la maggior parte degli interventi che hanno animato il dibattito è stata quella della soggettività. È emersa, cioè, come cruciale la necessità di individuare e definire delle caratteristiche precise dell'identità del gruppo dei precari della ricerca e della didattica e delle forme della loro protesta. In più interventi è stato sottolineato come sia rilevante assegnare dei tratti ben specifici alla lotta, individuare strade, rivendicazioni ed istanze ben distinguibili da quelle dei ricercatori strutturati. Più volte è venuto fuori il problema della mancata disciplina del transitorio e della necessità della rappresentanza del personale precario della ricerca e della didattica presso gli organi di ateneo.
L'altro punto cardine della discussione è stato quello di considerare il precariato nell'università come lavoro precario tout court. In altre parole, è stato da più parti sostenuto e ribadito di guardare al precariato nella ricerca e nella didattica non come un precariato "nobile" e soprattutto "necessario" ad una fantomatica gavetta personale, ma come parte della più ampia e generalizzata questione del lavoro precario nella società contemporanea. Il precariato nell'università non è qualcosa di "diverso" solo perché si svolge dentro l'accademia ed ha per oggetto il lavoro intellettuale. A questo tema, più volte e in vario modo ripreso nel corso dell'assemblea, si è agganciata la richiesta di maggiori certezze nelle condizioni di lavoro e nella definizione dei contratti, di interventi di welfare e diritti sociali per i precari e l'idea di rilanciare un censimento nazionale del precariato nelle università, da avviare a partire dalle varie sedi locali.
Oltre ai precari erano presenti gli studenti, alcuni rappresentanti dei ricercatori, i dottorandi. In particolare un esponente della Rete 29 Aprile ha ribadito la solidarietà dei ricercatori strutturati alla protesta dei precari, mentre gli studenti hanno ricordato di essere il vero collante tra le varie componenti della protesta. Anche gli studenti medi hanno portato la loro testimonianza dai cortei in piazza che in quella stessa mattinata hanno riempito Bologna e le altre città.
Per l'Unical hanno preso la parola Giuliano Garavini e Daniela Napoli.
Giuliano ha portato nel dibattitto alcuni esempi concreti del peso che i precari possono avere negli atenei riassumendo le iniziative portate avanti dai precari invisibili nelle facoltà e nei dipartimenti e ricordando la questione della indisponibilità data per i test d'ingresso, così come la mobilitazione contro la decurtazione dei contratti. Daniela ha invece, sottolineato la necessità di mantenere inscindibili i primi tre punti all'ordine della riforma sostenuta nel documento, ovvero il contratto unico, il ruolo unico in tre livelli e il rilancio del reclutamento.
Il documento finale che circolerà a breve riprende tutti punti contenuti in quello redatto per la convocazione dell'assemblea «per un'università pubblica, solidale e democratica», verrà arricchito con il tema della rappresentanza dei precari nelle università, con la richiesta di scioglimento/non riconoscimento del ruolo della Crui. In merito a questo ultimo punto le posizioni erano discordanti: c'era chi chiedeva di esprimersi per lo scioglimento della conferenza dei rettori, chi invece, sottolineandone la natura giuridica privata, sosteneva la richiesta di non finanziarla più tramite fondi pubblici.
Le ultime battute della giornata sono state riservate alla necessità di dare all'assemblea un minimo di strutturazione e organizzazione a livello nazionale. Al riguardo però, i pareri sono stati discordanti: non è emersa una linea comune sullo sviluppo della rete e/o del coordinamento. Al momento abbiamo un nuovo nome che è quello di CPU (coordinamento dei precari dell'università) ma l'intento dell'incontro che era, secondo noi, (anche) quello di "istituire" i legami tra nodi che già esistono, rafforzarne la densità creando una dimensione nazionale delle varie realtà locali non ha trovato molto seguito.
L'esperienza di RNRP ci ha insegnato che non ci serve un nuovo contenitore per la discussione e il dibattito, ma che occorre intensificare i contatti e i legami già esistenti al fine di agire in una direzione univoca a livello nazionale, una direzione più incisiva che sia il frutto degli sforzi fatti a livello locale e soprattutto di una sintesi di comunicaizone anche con gli altri. La definizione (light) della rete poteva essere un ottimo risultato della giornata di lavoro a Bologna... invece su questo sembra ci sia ancora un po' da lavorare!!!

Prossime iniziative:
il 14/10/2010 a Roma è previsto un concentramento presso il parlamento dove sarà in discussione il ddl, altre iniziative locali presso le sedi dei rettorati.
Il 16/10/2010 saremo presenti come CPU al corteo dei metalmeccanici indetto dalla FIOM

martedì 15 giugno 2010

Lettera dei Ricercatori di Ruolo ai Professori di prima fascia

UNICAL 476 D.C.

Egregi Professori di prima fascia,

è strano, è veramente strano dover soltanto pensare di scrivere una lettera a voi; è strano perché, pur nella diversità dei ruoli ricoperti, ci ritroviamo a vivere, nella quotidianità, tutti gli alti e bassi delle vicende del nostro Ateneo. Mai avrei pensato ad una lettera per parlarvi: è uno strumento per chi è lontano; ma tant’è, e se ne avverto il bisogno un motivo dovrà pur esserci.

Le vicende legate ai tagli ai bilanci delle università italiane e lo sciagurato progetto di riforma portato avanti dalla ministra Gelmini, la combinazione di questi due disegni, ha gettato tutto il sistema della ricerca e dell’istruzione universitaria in uno stato di profonda difficoltà. Su questo il giudizio di tutte le componenti accademiche è unanime. Eppure qualcosa ancora mi sfugge; sfugge alla mia capacità di comprensione che, sarà pur limitata – per carità – ma davvero non riesce a capire molte cose.

Un po’ dalle reminiscenze scolastiche, un po’ per esserci tornato di recente, ricordo che nel 476 dopo Cristo Roma conservava ancora intatte tutte le istituzioni che l’avevano fatta grande: aveva l’Imperatore, aveva il Senato, aveva le legioni... ed aveva i barbari in casa. Ecco, oggi mi pare che, ceteris paribus, siamo nella stessa condizione.

Vi ostinate a fare una difesa ad oltranza di istituzioni che sono state o saranno ampiamente svuotate di significato, svilite nel compito per cui erano nate, eppure per voi nulla succede. Sta crollando l’impero e per voi deve “passare la nottata”. O siete miopi (ciechi?) oppure siete complici. Alla seconda possibilità non vorrò credere mai.

Vi arroccate su una sterile difesa di posizioni che sapete di avere già perso, come quei bambini a cui i genitori tolgono le batterie dal giocattolino e loro, imperterriti, continuano a far finta che nulla sia successo. I bambini hanno dalla loro l’ingenuità che deriva dalla loro età, voi meno.

Pur di difendere le vostre trincee, ampiamente scavalcate dalle truppe barbare, passate su tutto, anche su ciò che non credevo fosse possibile. Passate sopra le offese personali che vi vengono rivolte in pubblico; passate sopra quell’umiliante e vergognosa richiesta di alcuni parlamentari calabresi che non provano il minimo pudore ad andare ad elemosinare pochi spiccioli ad un governo che ha ben altro in mente per il Mezzogiorno, come se il problema fosse di natura economica e non di dignità che si mette nelle cose che si fanno. Ma insomma, siamo un qualcosa che serve a questo Paese, a questa Regione o no? E se è la seconda ad essere vera, allora traiamone le giuste e sincere conseguenze, senza barare né tra di noi né verso gli altri.

Ma il bello sta proprio nel fatto che, da ricercatori, ve lo abbiamo detto in tutte le lingue che conosciamo, in ogni occasione: non sono soltanto i soldi il problema. Ma nulla, “tutto va bene, madama la Marchesa”. Sempre convinti di poter comunque governare la protesta di qualche ricercatore recalcitrante nel mettersi in fila che tutto fosse un bluff, motivato, ma destinato a passare. Ci sono 24 richieste di ritiro dei crediti, frutto di decisioni prese con gran sofferenza, alcune veramente in extremis, e voi ancora vi ostinate a convocarci facendo finta di nulla.

Qualcuno vi aveva chiesto di conoscere i dati delle conseguenze possibili di quelle indisponibilità ufficialmente presentate ed ufficialmente protocollate, per valutare le possibilità alternative, per permettere la discussione, ma si sa, il Senato di Roma non può scendere a patti, anche nel 476 dopo Cristo, anche con Odoacre seduto già gaudente nel Consiglio di Amministrazione.

Una riforma strana, una riforma strabica, che pretende di punire voi e se la prende con noi, con l’anello più debole dichiarandoci, nei fatti, superflui. Ed a questo dovremmo non reagire? Dovremmo adeguarci a difesa di quale ”aquila imperiale”? O forse dovremmo arrenderci all’arroganza di questi novelli barbari che da troppo ci governano? No, non è possibile. Ed è perché vi vorremmo dalla nostra parte che vi abbiamo dato svariate opportunità per stare con noi: ce n’è traccia in ogni verbale di tutti i Consigli che si sono succeduti, da ottobre in poi. Tutti Consigli in cui ci avete convocato per parlare di tutto purché non si parlasse di ciò che era giusto e naturale si parlasse: mai una volta che vi foste messi nella condizione di non giocare di rimessa, di non subire passivamente.

Ve lo abbiamo chiesto in così tanti modi che vi abbiamo anche chiesto di pensarci voi a delle alternative concrete, con l’unico risultato di potere osservare i vostri sguardi allibire, le vostre lingue balbettare, i vostri visi mai arrossire. E con quanta fretta avete fatto di tutto per spegnere ogni cerino che poteva risultare non consono: non una parola, non un sospiro sulla vostra comunicazione istituzionale; certo, è comprensibile: avete paura di sembrare troppo incendiari . Attenzione però, ché pompieri si muore.

Forse noi ricercatori alla fine perderemo e la storia toccherà a voi riscriverla, come è d’uso. D’altronde, se siamo solo la “terza” fascia e non la “prima” un perché dovrà pure esserci, anche a livello di potere da esercitare. Non mi faccio nessuna illusione e sarò di certo facile profeta se vi dirò che l’anno prossimo tutto – formalmente – partirà come se le insegne imperiali fossero al massimo splendore e non già a pezzi, in avanzata via di decomposizione. Ma sia chiaro che a quel punto saremo ancora capaci di dirvi con estrema facilità e senza nessun timore reverenziale “anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti”.


Walter Greco

venerdì 21 maggio 2010

DICIAMO NO ALLA RIFORMA GELMINI.

IL DDL GELMINI DI RIFORMA DELL'UNIVERSITÀ, QUALORA APPROVATO DAL PARLAMENTO, STRAVOLGEREBBE LA NATURA E L'AUTONOMIA DEL SISTEMA UNIVERSITARIO PUBBLICO DEL PAESE, SENZA RISOLVERE NESSUNO DEI SUOI PROBLEMI, CHE PURE CHIEDONO DI ESSERE SUPERATI. SI TRATTA DI UN ATTACCO FRONTALE ALL'UNIVERSITÀ, GRAVE PER LE MISURE DI RIORGANIZZAZIONE IPOTIZZATE, CARENTE PER QUELLO CHE OCCORREREBBE PREVEDERE E CHE NON VIENE PREVISTO, AUTORITARIO PER L'IMPALCATURA ISTITUZIONALE COMPLESSIVA CHE LA SORREGGE. LA COMMISSIONE DEL SENATO STA ORA APPORTANDO EMENDAMENTI CHE NE ATTENUANO ALCUNI ASPETTI ESTREMI; CIONONOSTANTE MANTIENE UNA IMPOSTAZIONE AZIENDALE-AUTORITARIA, CONSEGNANDO A RISTRETTI GRUPPI DI BARONI E AI RETTORI LA POSSIBILITÀ DI CONDIZIONARE PESANTEMENTE L'INTERA FILIERA DEL PROCESSO DI RIPRODUZIONE ACCADEMICA E DI GESTIONE POLITICO-AMMINISTRATIVA DEGLI ATENEI (DALLA ELEZIONE DEI RETTORI ALLA COMPOSIZIONE DEGLI ORGANI DI GOVERNO, DAL RECLUTAMENTO DELLE FIGURE DEI GIOVANI STUDIOSI FINO ALLE PROGRESSIONI DI CARRIERA DEL PERSONALE DOCENTE). ROMPE LA SOLIDARIETÀ FRA LE DIVERSE COMPONENTI DEL SISTEMA UNIVERSITARIO, CON NORME DI MANIFESTO FAVORE NEI CONFRONTI DEL SOLO CORPO DOCENTE DI PRIMA FASCIA.
DEPOTENZIA IN MODO IRRESPONSABILE LA FUNZIONE DOCENTE DEL RICERCATORE DI RUOLO E PREVEDE ASSEGNATARI PRECARI DI TENURE-TRACK, LA CUI AUTONOMIA DI RICERCA È PESANTEMENTE CONDIZIONATA DALLE CONDIZIONI DI MOBILITÀ VERTICALE.
NELL'ASSEMBLEA DEL GIORNO 11 MAGGIO TUTTI I PRESIDI DELLE NOSTRE FACOLTÀ HANNO PROSPETTATO IN MODO CORALE, POLITICAMENTE E ACCADEMICAMENTE CHIARO, IL TIMORE DELL'IMPRATICABILITÀ DELL'AVVIO DEL PROSSIMO ANNO ACCADEMICO, A CAUSA DELLA DRASTICA RIDUZIONE DELLE RISORSE E DELLA POSSIBILE INDISPONIBILITÀ DEI RICERCATORI.
I FONDI PER LA RICERCA, PER LE BIBLIOTECHE, PER LE SCUOLE DI DOTTORATO, SONO STATI DRASTICAMENTE TAGLIATI. IL SENATO ACCADEMICO, NELLA SEDUTA DEL 3 DICEMBRE 2009, UNANIME, HA ESPRESSO IL PROPRIO FORTE DISSENSO NEI CONFRONTI DEL DDL GELMINI.
L'UNIVERSITÀ PUBBLICA DEVE RESPINGERE QUESTO ATTACCO. IL SISTEMA DI RICERCA E DI FORMAZIONE DEL PAESE DEVE GUARDARE CON ATTENZIONE STRATEGICA ALLA FUNZIONE FORMATIVA DELL'ISTRUZIONE UNIVERSITARIA NELLA PROSPETTIVA DELLA FORMAZIONE DI CITTADINI E DI LAUREATI CAPACI DI AUTONOMIA CRITICA E AL CONTEMPO IDONEI A SOSTENERE LE ESIGENZE DI SVILUPPO.
TUTTI COLORO CHE OPERANO NELL'ATENEO SONO INVITATI, IN QUESTO DELICATO MOMENTO, AD ANTEPORRE LA LOTTA AL DDL GELMINI ALLA RESPONSABILITÀ VERSO LE STRUTTURE DIDATTICHE DI APPARTENENZA.
QUESTO COMPORTA L'IMPEGNO A CHE LE FACOLTÀ, I CORSI DI LAUREA, I DIPARTIMENTI, LE SCUOLE E I CORSI DI DOTTORATO PRENDANO POSIZIONE IN MODO NETTO; QUESTO COMPORTA, ALTRESÌ, CHE TUTTI CONTRIBUISCANO AD ORGANIZZARE NELL'ATENEO LE INIZIATIVE PIÙ APPROPRIATE AL CONTRASTO DELLA RIFORMA, IN SINTONIA CON QUANTO AVVIENE NELLE ALTRE UNIVERSITÀ ITALIANE.
IL RETTORE DEVE MANIFESTARE ALLA CRUI E AL MINISTRO LA SITUAZIONE INSOSTENIBILE IN CUI SI TROVA L'UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA.

Per firmare l'appello scrivere una mail a sivini@unical.it

venerdì 30 aprile 2010

Assemblea Nazionale di Milano: La mozione

Dall'assemblea nazionale di ieri 29 aprile ecco il documento ufficiale. Ve lo propongo, con la richiesta della massima diffusione:

Mozione sul DDL di riforma dell'Università e sugli obiettivi della mobilitazione dei ricercatori

Le ricercatrici e i ricercatori degli atenei italiani in mobilitazione, riuniti in assemblea a Milano:
  • viste le condizioni di collasso in cui versa il sistema universitario;
  • considerato il fallimento degli interventi di riforma avviati finora;
  • vista la tendenza a diminuire progressivamente le risorse finanziarie necessarie al funzionamento del sistema;
  • ritenendo che lo sviluppo dell’Università statale e della ricerca scientifica sia un elemento essenziale per il benessere economico e sociale del Paese;
riconoscono la necessità di una profonda ristrutturazione del sistema universitario nazionale;
prendono atto delle scelte intraprese dal Governo con il disegno di legge 1905s (c.d. ddl Gelmini);
esprimono forte preoccupazione per i contenuti del ddl, in particolare per i seguenti motivi:
  • la scomparsa della ricerca dalle funzioni fondanti delle università;
  • la deriva aziendalistica e dirigistica delle università;
  • l'emergere di aspetti che comportano la marginalizzazione dei ricercatori attuali e futuri;
  • la precarizzazione della ricerca;
  • la delega al governo sulla riforma del diritto allo studio.
sottolineano che questi provvedimenti si inseriscono in un quadro di crescente impoverimento di risorse finanziarie e di personale, conseguenza dei tagli attuati con le leggi 133/08 e 1/09, in forte controtendenza con i trend internazionali;
chiedono:
  • il mantenimento dell'autonomia e del carattere fondamentalmente pubblico del sistema universitario, con presenza maggioritaria - su base elettiva - delle componenti universitarie rispetto a quelle esterne e con partecipazione paritetica in tutti gli organi di governo e gestione degli atenei, fermo restando che l'indirizzo politico e le competenze su didattica e ricerca spettano esclusivamente a chi appartiene alla comunità universitaria;
  • l'abolizione dei tagli al finanziamento degli atenei, della ricerca e del diritto allo studio e un piano di rifinanziamento anche per ottemperare agli impegni presi dall'Italia a livello di Unione europea;
  • l'uso della valutazione delle strutture (Dipartimenti) come metodo prevalente nella distribuzione delle risorse alle stesse, con eventuale premialità di quote aggiuntive, a fronte di finanziamenti certi, congrui e con programmazione almeno triennale;
  • una riorganizzazione delle tre fasce attuali in un ruolo unico, articolato almeno su tre livelli, con adeguata retribuzione per gli oneri aggiuntivi rispetto alla normativa vigente;
  • una chiara separazione dell'allocazione delle risorse tra reclutamento e progressione di carriera;
  • il finanziamento di un reclutamento straordinario finalizzato al raggiungimento della media europea nel rapporto docenti/studenti, per non aggravare il divario esistente rispetto ai paesi OCSE, rapporto che già oggi è significativamente maggiore rispetto a quello italiano; e comunque chiedono la conservazione dell'attuale numero complessivo di ricercatori e professori;
  • di prevedere, con finanziamenti dedicati, un numero adeguato di progressioni di carriera per gli attuali RTI mediante valutazione nazionale e, comunque, a regime eliminare tutte le distinzioni in termini di accessibilità alla progressione tra RTI e RTD;
  • la cancellazione delle previste misure di riduzione della presenza dei ricercatori e dei prof. associati nelle commissioni di concorso e negli organi di governo dell'Università;
  • l'equiparazione con i professori universitari associati e ordinari in materia di prepensionamento, con la prospettiva di adeguare l’età pensionabile dei docenti alla media europea;
  • l'istituzione di un'unica figura pre-ruolo chiaramente legata a percorsi certi (tenure track), con l'allocazione delle risorse specifiche per la progressione di carriera all’atto dell’assunzione;
proclamano la continuazione dell'indisponibilità a tutte le forme di didattica frontale non obbligatoria richiamando formalmente i nuclei di valutazione a non considerare i ricercatori per la formulazione dell'offerta formativa;
dichiarano che la loro protesta non cesserà fino a quando non verranno presi provvedimenti per accogliere le loro richieste;
aderiscono alla settimana di mobilitazione indetta da tutte le sigle sindacali prevista dal 17 al 22 maggio auspicando che essa assuma un carattere unitario, coinvolgendo docenti, ricercatori strutturati e non, dottorandi, studenti e personale tecnico-amministrativo.

Milano, 29 aprile 2010

(già pubblicata su Science Backstage)

lunedì 8 febbraio 2010

Report incontro con CoCoP e Regione

In questo post viene reso pubblico il report dell'incontro avuto con CoCoP e Regione di mercoledì 3 febbraio scritto da Pasquale Pace, presente all'incontro. In particolare Pasquale ha riportato le risposte del Prof. Cersosimo alle nostre obiezioni relativamente a come gli assegni di ricerca regionali saranno gestiti.
Incontreremo di nuovo il prof. Cersosimo nella settimana tra il 15 e il 19 e stiamo cercando di far partecipare all'incontro anche il Rettore e il Presidente del CoCoP, in modo da poter avere il quadro completo riguardo alle nostre possibilità future.

Report incontro Regione-CoCoP

Anche se non ufficialmente invitati siamo stati accolti in seno al COCOP ed abbiamo esposto i nostri punti circa gli assegni di ricerca finanziabili dalla regione ed ecco le risposte punto per punto:
  1. Limite d'età nella presentazione delle domande fissato a 38 anni
    • Risposta: L'assessore e il suo staff sono irremovibili perché asseriscono che oltre i 38 anni non si hanno più le condizioni per giustificare l'investimento che la regione attraverso la comunità europea vuole fare per i giovani calabresi. Anche se noi abbiamo insistito facendo notare la condizione di precariato di molti ricercatori precari non proprio di primo pelo le risposte ottenute hanno evidenziato come la regione non voglia categoricamente avere dei ruoli di supplenza nei confronti delle strutture che hanno generato ed alimentato tale stato di precariato.
  2. Periodo di permanenza all'estero di almeno 1 anno
    • Risposta: Anche in questo caso il parere circa la possibilità di rimuovere tale vincolo per persone che hanno dei forti legami famigliari sul territorio locale è stato negativo in quanto ci è stato detto che la ricerca senza lo scambio culturale estero ha meno valore dato che l'internazionalizzazione non può fare altro che dare degli ottimi stimoli alla ricerca e questo è stato confermato anche dai risultati sui tirocini di ricerca promossi lo scorso anno dalla regione Calabria.
  3. Forma contrattuale assegno di ricerca
    • A tal proposito abbiamo esposto i vincoli imposti dal ministero circa il numero di anni di assegni di ricerca che possono essere collezionati (ricordo brevemente che tale numero è pari ad 8 se non si è avuta la borsa ministeriale nel periodo del dottorato e scende a 4 +3 considerando i 3 anni di borsa di dottorato come se fossero assegni visto che sono stati comunque erogati dallo stesso ministero)
      Risposta: Su questo punto l'assessore ci è sembrato più probabilista anche se la scelta della regione di utilizzare la forma dell'assegno di ricerca è stata motivata da molti che hanno sottolineato come l’assegno di ricerca fosse più importante dal punto di vista curriculare rispetto ad un contratto di collaborazione.
Nella discussione informale che abbiamo avuto con l’assessore Cersosimo è emerso che i casi da noi presentati sono delle anomale eccezioni al percorso classico di chi si avvicina al mondo della ricerca e quindi è nata l'esigenza anche per noi di avviare una procedura strutturata di censimento interno per valutare effettivamente l'entità di queste anomalie.

Enrico Natalizio, Pasquale Pace

lunedì 28 dicembre 2009

Come prendere il potere con la scuola

"Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico".

Piero Calamandrei

Discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l’11 febbraio 1950

sabato 5 dicembre 2009

Fuggire o resistere

Replica dei precari universitari alla lettera aperta di Pier Luigi Celli, direttore generale della Luiss, indirizzata al figlio


Fuggire o resistere. Quando l’alternativa si presenta anche ai figli delle attuali classi dirigenti, vuol dire che la misura è smisurata, che il vaso ha tracimato, che la precarietà è visibile persino dalla cima della torre d’avorio.
Ma l’alternativa non si pone ai ventenni di quel tipo, che hanno l’exit strategy dell’estero e partono da una solida rete di relazioni intessute anche nelle università private. Il vicolo cieco è invece davanti alle migliaia di precari, nell’università come nel lavoro, trentenni e quarantenni, che hanno già iniziato a costruire il proprio progetto di vita in questa Italia decadente, priva di qualsiasi strategia di superamento della crisi e idea di futuro.
Per questi figli di un dio minore le opzioni non sono molte. Prendiamo una tipica lavoratrice della conoscenza: 36 anni, ricercatrice precaria, due monografie e 15 articoli sul curriculum, un figlio e un compagno. Si barcamena tra una docenza a contratto e l’altra: quando gli va bene il suo “protettore” gli trova un assegno di ricerca biennale (somma sicurezza), quando gli va male i suoi genitori aumentano l’integrazione del suo reddito mensile da 300 a 500 euro. Nel suo dipartimento è sicuramente la “giovane” più promettente, in più è così gentile da sobbarcarsi tutti quei lavori che gli altri non vogliono fare (redazione della rivista di dipartimento, compilazione dei bandi, sostituzioni a lezione e ricevimento studenti, ecc.). Il “suo” concorso non è stato ancora bandito, ma a detta di tutti arriverà presto, è solo questione di sfortuna se l’ordinario appena andato in pensione ha indicato come sua ultima volontà l’inserimento in ruolo del proprio pupillo. Quella volta in realtà la nostra ricercatrice aveva anche commesso uno sgarbo (veniale): si era presentata, costringendo la commissione a voli pindarici per la (s)valutazione dei suoi contributi.
Le sue scelte, come dicevamo, non sono molte. Berkeley? Columbia? MIT? Potrebbe provare, certo, anche con qualche possibilità. Ma poi Giulio chi lo sente con il bimbo e tutto il resto? Potrebbe cambiare lavoro, in fondo ha il più alto grado d’istruzione possibile. In realtà dovrebbe tagliare pezzi del suo curriculum per non sembrare over-qualified, e buttare 10 anni di precariato universitario per un lavoretto a 800 euro. Potrebbe infine tenere duro, raccontandosi ogni giorno la favola della temporaneità della sua condizione.
Questa eroina dei nostri tempi magri, questa figura produttiva ma nascosta, quest’anima fedele non certo al suo valvassore ma al suo lavoro e al suo progetto di vita, è questa la figura nella quale ci riconosciamo. Il lamento del padre del giovane di belle speranze, frustrate da un sistema di raccomandazioni e clientele che egli stesso e la sua generazione (politica e accademica) hanno contribuito a determinare e contribuiscono a mantenere, cortesemente, lo respingiamo al mittente. Non ne facciamo una questione privata, ma uno specchio per la dimensione pubblica. Il merito astratto, scientificamente calcolato, che si sostanzia nella capacità di immagazzinare dati (il povero figlio, a detta del padre, ha studiato 12 ore al giorno negli ultimi 5 anni), nella bulimia da nozioni, nella capacità di rispondere a comando a una domanda, non è solo un “merito di pulcinella”, è anche un merito inutile al paese, alla società, allo stesso mercato del lavoro.
La nostra figura di riferimento rimane la ricercatrice di cui sopra, che rappresenta la parte più innovativa e produttiva del paese, e sulle cui spalle si regge gran parte dell’università italiana e non solo. È lei la nostra moderna Cipputi. E come il buon vecchio Cipputi ha un’ultima scelta: quella di lottare e rivendicare continuità di reddito e diritti.

Rete ricercatori precari Bologna
Coordinamento precari della Ricerca Catania
Precari Invisibili della Ricerca - UniCal
Coordinamento nazionale ricercatori precari FLC-CGIL

Lettera di Celli al figlio apparsa su Repubblica del 30 Novembre