lunedì 9 marzo 2009

Riunione del 4-3-2009

L’incontro di oggi è stato interamente dedicato alla discussione del
documento da presentare al rettore, in vista della prossima riunione
del senato accademico. Amerigo ha dato lettura dei punti contenuti nel
documento (disponibile tra i file del gruppo): concorsi a ricercatore,
contratti a tempo determinato, fondo giovai ricercatori,
rappresentanza dei precari, disciplina delle scuole di dottorato). In
generale, le questioni discusse restano pressoché invariate rispetto a
quelle contenute nella bozza. Nel dettaglio:
• si è manifestata la necessità di richiedere una migliore gestione
dei fondi per i giovani ricercatori che vada nella direzione di
premiare i progetti più validi (almeno biennali) mediante il
riconoscimento di un contributo finanziario che sia capace di
rispondere in “modo serio”, e non solo simbolico, alle esigenze dei
giovani ricercatori. Si richiede, quindi, una selezione più accurata
della qualità dei progetti finanziabili e un parallelo e deciso
incremento del finanziamento stesso.
• Per quanto riguarda la disciplina dei dottorati è stato evidenziato
che, tra le altre cose, si richiede la soppressione dei posti senza
borsa.
• Per quanto riguarda i contratti a ricercatore a tempo determinato è
emersa la necessità di verificare quali differenze ci sono tra il
regolamento universitario che disciplina tali figure e quello previsto
dalla legge Moratti. Al riguardo sarebbe opportuno procedere con
un’analisi di entrambi i provvedimenti, in modo da capire quali sono
le opportunità dell’uno e dell’altro.
• A queste proposte si è aggiunta quella di prevedere un premio per
“la migliore tesi di dottorato”: il vincitore si vedrà riconosciuto un
contributo economico simbolico (questo si!) e la pubblicazione
dell’abstract sul sito.
È inoltre emersa la necessità di fare il punto sull’attività di
“censimento” presso i dipartimenti. L’idea è quella di verificare
tramite un questionario da sottoporre ai dipartimenti, appunto, lo
stato delle cose e avanzare anche presso tali strutture le proposte,
opportunamente adeguate, del documento per il rettore.
Enrico ha segnalato, inoltre, l’assemblea del comitato unical che si
terrà domani presso la filol8 per discutere della questione “centro
residenziale”. Chi potrà è invitato a partecipare in modo da tenere
aggiornato il gruppo sulla faccenda.
L’ultimo punto, ma non meno importante, ha previsto l’organizzazione
di una “festa precaria” e perché no di autofinanziamento per la quale
si accettano idee, proposte, disponibilità, ecc. ecc.

lunedì 2 febbraio 2009

S.O.S. Ricerca in mare...Diario di Bordo

La calabria si sta sciogliendo. Allegoria metereologica della crisi economica e di quella dell'università. La pioggia ci ha consumato, goccia dopo goccia, fino a divenire calamità. Il cemento fiorito su una pessima politica accumula acqua, le strade franano ed il fango diventa elemento delle nostre vite.

Le strade non sono sicure, gli acquedotti si sfasciano privando paradossalmente dell'acqua centri densamente popolati. Anche i cimiteri finiscono in pezzi ché l'acqua non rispetta il riposo dei morti.

Ed è in questa calabria divisa in due, con l'autostrada bloccata e le altre strade gravide di imprevisti, che ci muoviamo per fare sentire la nostra voce, mentre il sole disperde la bruma. Siamo un pugno di persone, con gli dei contro e non siamo nati per questo: abbiamo tutti altre cose per la testa: «il mio contratto sta scadendo, che sarà di me domani?» «Potrò pagare il gas questo inverno senza chiedere ai miei?» «Quando potrò avere una vita mia?», il tutto in concomitanza con i corsi di esercitazione, con lo psicodramma degli esami, mentre vediamo la nostra curiosità scientifica lentamente trasformata in catena. Non siamo nati neppure per questo, eppure è la nostra vita, la vita di una generazione accademica costretta a battersi per la propria dignità.

Siamo solo in ventitre a svegliarci all'alba, a vedere questo sole sciogliere questa brina. Ma siamo ventitre persone che non si fanno fermare nemmeno dalle calamità naturali nemmeno da questa assurda pioggia.
Eppure gli dei, così apertamente sfidati dalla nostra determinazione, devono aver cambiato idea all'ultimo momento, perché la giornata cresce spledida in un cielo azzurro che riflette in una tavola di mare.

Prendiamo la superstrada fino a Falerna, da li l'autostrada per Rosarno dove l'idea è di usare la ferrovia per superare il blocco imposto da tonnellate di fango.

Rosarno ci si presenta con le sue strutture fatiscenti ed i suoi lavoratori dalla pelle nera sfruttati nella raccolta degli agrumi. Attraversarla fino alla stazione da quel senso di Africa che solo la calabria più vera sa dare.
Alla stazione aspettiamo un treno, arriva un vecchio vagone arrugginito.
Il sole scalda la pelle comunque ed il morale è alto.

Siamo a Villa San Giovanni alle 11:10, imbarchiamo al volo e siamo a Messina alle 12:10.

Un paio di giri sul traghetto e raccogliamo un'altra cinquantina di pessimi elementi dalle università del profondo sud. I catanesi distribuiscono salvagenti colorati, adesivi e tatuaggi. Volantiniamo i passeggeri ed i traghettatori, appendiamo striscioni, realizziamo coreografie, parliamo con i giornalisti. In una parola: ci divertiamo.
Poi sfiliamo a Messina, cantando slogan e distribuendo volantini, facciamo simpatia a due immigrati che si uniscono a noi gioiosamente.

Mangiamo arancini e cannuoli, alcuni di noi prendono un caffè.
L'assemblea con le nostre controparti di Catania, Messina e Reggio, è stimolante: scambiamo informazioni e ci promettiamo mutua solidarietà, scambiamo contatti per il futuro.
La stanchezza inizia a farsi sentire. Poi è una fuga in autobus insieme ai Catanesi fino al porto, un attimo di relax sullo stretto, di corsa al treno che ci porterà a Rosarno.

Alla stazione di Messina do il mio ultimo volantino ad un vecchio alpino che ha visto morire i suoi amici a causa dell'uranio impoverito. Ci scambiamo commenti sulla situazione dell'Italia e ci auguriamo reciprocamente buona fortuna. Mi saluta con una stretta da guerriero.
«So che vuol dire battersi per qualcosa» mi dice «vi auguro buona fortuna».

Alessandro Veltri

venerdì 23 gennaio 2009

S.O.S. Ricerca In Mare

S.O.S Ricerca In Mare!

giovedì 15 gennaio 2009

Inaugurazione Anno Accademico 2008/09

Caro Presidente,

riconosciamo e rispettiamo la figura del Prof. Andreatta, uno dei padri fondatori della nostra Università, ma riteniamo che la sua memoria debba essere onorata valorizzando gli studenti, la miriade di figure precarie, i docenti e i ricercatori onesti e responsabili che rendono viva l’Università della Calabria e che ne fanno un ateneo di eccellenza.

Non è un alto rilievo o l'intitolazione dell'Aula Magna che rende questa del 15 Gennaio 2009 una inaugurazione vera. Non c'è niente da festeggiare soprattutto in un momento storico che vede un Governo smantellare a colpi di tagli finanziari e di decreti a fiducia blindata l’Università pubblica e la ricerca scientifica di questo Paese.

Lo stesso richiamo operato da Lei nel saluto di fine anno agli italiani, circa l’importanza dell’Università per lo sviluppo del Paese, avrebbe dovuto suggerire all'Amministrazione dell'Università della Calabria di porre al centro di questa giornata il futuro precario dell'istituzione universitaria pubblica per mantenere alta l'attenzione della collettività in difesa di una istituzione che ha garantito il futuro di tanti giovani calabresi, l'emancipazione del territorio e il suo sviluppo culturale.

Vorremmo che questa giornata servisse per rilanciare il ruolo delle Università del Sud come pilastri di un modello di sviluppo differente, basato sulla conoscenza, sulla pace, sulla sostenibilità, sulla legalità e sulle garanzie dei diritti costituzionali che oggi sono traditi, degradati, manipolati.

Le scelte legislative di questo Governo danno una sola opportunità ai ricercatori delle università italiane: abbandonare il proprio paese per lavorare all’estero. Questo è tanto più grave in Calabria dove da sempre accade che per lavorare si può soltanto emigrare!

Pertanto, Signor Presidente, i Precari Invisibili della Ricerca-UniCal, alla luce degli Articoli 3, 33 e 34 della Costituzione Italiana che sanciscono l’uguaglianza formale e sostanziale dei cittadini, la libertà della ricerca e dell’insegnamento, l’istituzione di scuole statali per ogni ordine e grado e il diritto allo studio per tutti i cittadini, nonché in riferimento a quanto sancito nella Dichiarazione di Lisbona, - accettata e sottoscritta dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane e dal Ministero dell’ Università e della Ricerca il 13 Aprile 2007 - in particolare negli Articoli 5 e 28 relativi alla responsabilità pubblica delle Università per la promozione dell’eguaglianza sociale ed alla istruzione come bene pubblico,

ESPRIMONO la propria indignazione per l’approvazione della Legge N° 133/08 e del DL 180, convertito in legge il 9 gennaio 2009, in particolare per gli Articoli 16 e 66 della Legge 133 che prevedono l’imponente riduzione del Fondo di Finanziamento Ordinario per l’Università, il drastico ridimensionamento del turnover per il reclutamento di nuovo personale e la possibilità di trasformare le Università in Fondazioni di Diritto Privato. Tali provvedimenti produrranno danni irreparabili alla Scuola, all’Università, alla Cultura e allo sviluppo economico e sociale del nostro Paese e in particolar modo della nostra Regione il cui futuro appare già ‘incerto’ a causa della imminente attuazione del cosiddetto federalismo fiscale.

I Precari della Ricerca e della Docenza svolgono un ruolo essenziale per il buon andamento delle attività universitarie, ma versano in condizioni di insicurezza economica e professionale e non vedono riconosciute le proprie funzioni.

L’abolizione delle leggi precedentemente menzionate risulta una condizione necessaria per attuare le nostre rivendicazioni come movimento di lotta. A tal fine, i Precari Invisibili della Ricerca-UniCal, in coordinamento con la Rete dei Ricercatori e dei Docenti Precari e l’Onda, intende proseguire la lotta contro il Governo affinché compia un passo indietro abolendo queste leggi ingiuste e nefaste.

A tal fine, I Precari Invisibili della Ricerca-UniCal Le chiedono, dato il Suo ruolo di supremo garante dei principi fondamentali sanciti nella Carta Costituzionale, di operare con tutti gli strumenti a sua disposizione, sia di ordine strettamente giuridico sia di moral suasion:

affinché si impedisca il grave ridimensionamento dei fondi destinati al sistema universitario pubblico nazionale, già sottofinanziato rispetto alle sue esigenze oggettive, in contrasto con gli obiettivi strategici della Dichiarazione di Lisbona che gli altri paesi della UE stanno perseguendo già da tempo;

affinché si abroghi la possibilità legislativa che le Università pubbliche si trasformino in enti di diritto privato e possano essere gestite da privati: se accadesse, per ipotesi, che tutti gli atenei italiani decidessero per la trasformazione in ente di diritto privato si violerebbe l’Articolo 33 della Costituzione che prevede l’istituzione di scuole statali di ogni ordine e grado come dovere dello Stato;

affinché si abroghi la Legge Moratti che, a partire dal 2013, abolirà la figura del ricercatore a tempo indeterminato, e affinché si decida un piano straordinario di assunzione di ricercatori a tempo indeterminato per garantire il necessario e non rinviabile ricambio generazionale della docenza e per garantire un futuro di certezze a migliaia di precari della ricerca, risorsa imprescindibile per il sistema universitario del nostro paese;

affinché si riformi lo stato giuridico della docenza superando l’attuale verticismo e gerarchizzazione che non rispondono ad esigenze funzionali della ricerca e della formazione;

affinché si introducano criteri di selezione di docenti e ricercatori a tempo indeterminato fondate su procedure trasparenti e requisiti certi di ammissione ai concorsi;

affinché il Governo operi per il superamento delle molteplici figure giuridiche di rapporti contrattuali atipici, istituendo un’unica tipologia di contratto a tempo determinato che garantisca tutti i diritti del lavoro quali il trattamento previdenziale, il diritto di sciopero, la maternità;

affinché si sancisca per legge la rappresentanza negli organi di governo degli Atenei dei titolari di contratti a tempo determinato attraverso libere elezioni.

Confidiamo nella Sua sensibilità e nel valore del Suo ruolo istituzionale e La ringraziamo per l’attenzione che, siamo certi, riserverà alle questioni esposte.

Inaugurazione Anno Accademico

Università della Calabria,

Arcavacata di Rende (CS)

15 Gennaio 2009




I Precari Invisibili della Ricerca - UniCal

Nodo Calabrese dell'ONDA PRECARIA

(Rete Ricercatori e Docenti Precari)


sabato 20 dicembre 2008

Intervento del Comitato Precari Invisibili della Ricerca Unical allo sciopero nazionale

SIAMO IN ONDA


Cosenza, 12 Dicembre 2008


Preambolo 1: Introduzione

Salve, siamo i Precari Invisibili della Ricerca-UNICAL. Siamo qui per manifestare tutta la nostra solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori dell’università e degli altri settori del mondo del lavoro che stanno attraversando un momento così difficile determinato dalla precarietà e da questa crisi. Vogliamo che la crisi diventi un’opportunità di cambiamento. Siamo in ONDA!


Preambolo2: chi siamo

Ieri eravamo studenti e lavoravamo per diventare ricercatori. Oggi, riempiamo i laboratori di ricerca, insegniamo nelle aule delle Università, assistiamo i laureandi e tesisti, lavorando spesso di domenica per rispettare le scadenze. Noi siamo quelli a cui il decreto Gelmini nega qualsiasi domani. Siamo gli assegnisti di ricerca, i docenti a contratto, i borsisti, i contrattisti, i dottori di ricerca e dottorandi, i lettori di lingue straniere, gli stagisti, i tirocinanti delle Università italiane.


Il gruppo dei Precari Invisibili della Ricerca dell'Università della Calabria è oggi presente per denunciare una condizione già insostenibile, ora aggravata dai recenti provvedimenti del governo: la precarietà di quel mondo sommerso senza il quale l’università non potrebbe funzionare.


SIAMO PRECARI e non potremmo neppure essere qui perché per noi non è formalmente previsto IL DIRITTO DI SCIOPERO


Conseguenze personali e professionali del precariato

Negli ultimi anni, abbiamo assistito alla proliferazione di una miriade di FORME DI LAVORO ATIPICHE dai nomi fantasiosi: co.co.co, co.co.pro., contratti di prestazione d’opera, consulenze esterne. L'abuso di contratti a tempo determinato, sottopagati e di breve durata (spesso pochi mesi), ha effetti devastanti sulla nostre vite professionali e personali:

(1) Futuro. Le continue scadenze di contratto creano incertezza sul futuro e non permettono alcun progetto di vita. A questa incertezza si abbina un livello generale di retribuzione insufficiente. A livello personale, ciò significa che non possiamo stabilire una residenza, non possiamo comprare una casa, né avere accesso a prestiti e mutui in assenza di un garante. Tutto questo limita la nostra autonomia economica e ci nega la serenità necessaria per decidere di formare una famiglia. Nella vita professionale, non riusciamo a portare a termine i nostri progetti di ricerca, soprattutto quelli più innovativi che richiederebbero tempi di sviluppo di qualche anno. Per di più, siamo costretti a dedicare un tempo eccessivo alla ricerca di nuovi contratti ed opportunità di lavoro.

(2) Diritti e tutele. I nostri contratti non regolamentano o non garantiscono i diritti più elementari: diritti previdenziali, quali maternità, pensione, malattia, infortuni, sicurezza sul lavoro, disoccupazione; diritti sindacali, quali sciopero e ferie. Non essendo tutelati rispetto ad alcuna forma di licenziamento, prima fra tutte il mancato rinnovo del contratto, siamo esposti a ricatti e sfruttamento. Per questo noi saremo i primi a pagare gli effetti di una crisi di cui non siamo responsabili.

(4) Rappresentanza. Noi contribuiamo significativamente all'attività didattica e di ricerca dell'università, ma non abbiamo alcuna rappresentanza negli organi collegiali (a differenza degli studenti). Anche per questo motivo ci definiamo INVISIBILI.

(5) Libertà professionali. Non abbiamo accesso a fondi pubblici per la ricerca e siamo di fatto costretti a lavorare con fondi e su progetti gestiti da ricercatori strutturati e professori. Lo spazio, il tempo ed i fondi che ci vengono talvolta concessi non sono sufficienti per sviluppare in maniera autonoma idee originali.

Le scelte del governo in materia di educazione ed università, contenute nella legge 133 e nel decreto Gelmini, non risolvono questi problemi ed anzi aggravano la situazione:


(1) A causa del taglio delle assunzioni, fino al 2012 sarà estremamente difficile, se non addirittura impossibile accedere a qualsiasi posto di lavoro a tempo indeterminato nell’università. Nel 2013, poi, con l’entrata in vigore della legge Moratti la figura del ricercatore a tempo indeterminato verrà completamente eliminata. Questo blocco prolungato del ricambio del personale escluderà un'intera generazione dall'università e dalla ricerca e disperderà il bagaglio di conoscenze, di competenze e di esperienze da essa maturato. Per molti di noi, l'unica scelta accettabile sarà trasferirsi in istituti di ricerca ed Università stranieri.

(2) I tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario per l'università ammontano a circa 1,5 miliardi. La propagandata riduzione dei tagli introdotti col decreto legge Gelmini è una beffa, perché quantitativamente irrilevante e derisorio nei nostri confronti. Perché il governo risponde alle minacce di mobilitazione delle scuole cattoliche ripristinando i fondi per le scuole paritarie in un giorno solo, e appare invece sordo di fronte al dissenso espresso dall’Onda per mesi dal Nord al Sud nel nostro paese?

(3) Il prossimo anno, in Italia, l’investimento per “ricerca e sviluppo” SCENDERA’ allo 0,6% del prodotto interno lordo, in controtendenza rispetto a quanto accade nel resto dell’Europa in cui questa percentuale media è in crescita, ed è pari al 2%. Questo è in palese contraddizione con il trattato di Lisbona, che fissa questa quota al 3%, trattato promosso e ratificato dal nostro Governo immediatamente dopo l’approvazione del decreto Gelmini dell’agosto del 2008.

(4) La progressiva riduzione del Fondo di Finanziamento Ordinario prevista dalla legge 133 spingerà le università a trasformarsi in Fondazioni di diritto privato. Sarà una scelta forzata di fronte al disimpegno dello Stato che dovrebbe invece mettere in campo tutti gli strumenti necessari a garantire l’accesso all’istruzione, alla ricerca e alla formazione pubblica - come sancito dalla costituzione. Al contrario, la trasformazione delle università pubbliche in fondazioni comporterà la privatizzazione del sapere, la perdita di autonomia della ricerca, l’aumento delle tasse per gli studenti e per le loro famiglie.


Ci chiediamo:

Quale idea di sviluppo si persegue mortificando la scuola, l'Università e la ricerca in un momento in cui la CONOSCENZA appare come la vera risorsa di una nazione?

Da dove dovrebbe partire il rinnovamento se ai GIOVANI si nega sistematicamente la possibilità di realizzare le proprie idee e i propri desideri?

Quale progresso potrà avere un paese che spinge le sue menti migliori ad esprimere le proprie idee e competenze all'estero?

Come ci si può chiedere di contribuire al rilancio dell'economica attraverso i consumi, se l'intera generazione di giovani vive nell'incertezza del reddito?

I tagli alla scuola ed all'Università non rispondono a queste domande. Il nostro paese ha bisogno di INVESTIRE di più nell'educazione e nella ricerca, garantendo ai giovani un ruolo ATTIVO e non solo subordinato nel mondo del lavoro.


Noi abbiamo scelto di fare ricerca per vocazione, contando sul nostro talento. Abbiamo scelto avendo la consapevolezza che la 'carriera' non ci avrebbe riservato né ricchezza né potere, ma il piacere di contribuire con la nostra ricerca all'avanzamento della conoscenza, a beneficio di tutti. A questa idea di ricerca - pubblica, libera, utile - non abbiamo intenzione di rinunciare. Molti di noi lasceranno l'Italia e realizzeranno altrove i propri progetti di ricerca e di vita. Ma ora intendiamo lottare contro la miope politica di tagli all'educazione, alla ricerca ed alla cultura adottata dal governo.


(1) Noi condividiamo le linee programmatiche della “Federazione Lavoratori della Conoscenza” riguardanti il reclutamento. In particolare, siamo d’accordo con la programmazione di una operazione di reclutamento STRAODINARIO su fondi nazionali aggiuntivi che dia una prospettiva di lavoro e professionale ai numerosi precari dell'Università e degli enti di ricerca. Parallelamente, chiediamo che venga rilanciato e regolato un programma di reclutamento ORDINARIO, che eviti l’andamento disomogeneo per classi di età, con "tappi" che bloccano l'ingresso ad intere generazioni e “sbottigliamenti” legati ad ondate di immissioni concentrate nel tempo.

(3) Concordiamo pienamente con i contenuti dell’AUTORIFORMA proposta dall’Onda in materia di reddito. Riteniamo che il problema del reddito sia trasversale a tutto il corpo vivo dell'università. Al lavoro di ricerca, perché di lavoro si tratta, di studenti, dottorandi e ricercatori precari, deve corrispondere un salario adeguato e i diritti stabiliti dallo statuto dei lavoratori. La moltitudine di tirocini, stage e praticantati tutti rigorosamente non retribuiti non sono più tollerabili, così come la dilagante attività didattica a titolo gratuito. Ogni prestazione deve essere contrattualizzata ed in ogni caso deve essere garantita la continuità del reddito, diritto fondamentale di cui chiediamo l'estensione a tutti i lavoratori precari.

(4) Riteniamo che sia necessario riformare le norme di finanziamento pubblico della ricerca per garantire l'accesso ai fondi anche ai ricercatori precari, oggi completamente esclusi.

(5) Richiediamo il diritto di rappresentanza con diritto di voto nei principali organi decisionali dell’università.

(6) Richiediamo dei criteri chiari e un organismo indipendente di valutazione dell’attività scientifica fondati esclusivamente sulla qualità della ricerca e della didattica.

(7) Invitiamo il sindacato ad avere una maggiore presenza nelle università e negli enti di ricerca a difesa dei diritti fondamentali previsti dalla Costituzione. Lo esortiamo a collaborare fattivamente con gli studenti e i ricercatori, a cominciare dalla definizione di una nuova figura contrattuale di ricercatore a tempo determinato di durata non inferiore ai tre anni, a cui applicare l’insieme delle richieste ora avanzate.

Viviamo una condizione insostenibile, che genera un malessere profondo e diffuso. Oggi siamo venuti portando con noi le nostre valigie: emigrare o lottare - sono le sole due opzioni che riteniamo accettabili.


Comitato Precari Invisibili della Ricerca Unical



sabato 6 dicembre 2008

Documento di presentazione dell'Assemblea Nazionale a Siena

I ricercatori, i dottorandi, gli assegnisti, i docenti a contratto, i titolari di borsa di studio, tutti noi precari della ricerca in Onda indiciamo un incontro e una conferenza stampa nazionale a Siena, per dire ancora una volta no ai tagli indiscriminati all'Università pubblica e alla sua privatizzazione, e per lanciare la prima auto-inchiesta nazionale che denuncerà la nostra reale condizione lavorativa all'interno degli atenei e certificherà l'elevata qualità della nostra attività scientifica, di cui le recenti leggi hanno deciso di privare l'università italiana.

Noi, che ne siamo da sempre la parte sana e produttiva, vogliamo continuare a costruire atenei in cui la ricerca sia svincolata da interessi prvati e il sapere libero e accessibile a tutti, indipendentemente dal censo e dalla provenienza geografica.

L'incontro si terrà Lunedì 8 dicembre alle ore 10 presso la Facoltà di Ingegneria dell'Università, aula 13, primo piano del complesso San Niccolò, Via Roma 56. Alle ore 15, nello stesso luogo, si terrà una conferenza stampa, in cui sarà presentata la campagna nazionale di auto-inchiesta.

La giornata si concluderà con la contestazione a Gianni Letta, che si troverà a Siena per ricevere il Premio Frajese dal direttore del Corriere di Siena, presso il Santa Maria della Scala, alle ore 18.

La scelta di riunirsi nella città toscana non è stata casuale, ma dettata dalla situazione emblematica dell’Ateneo senese. In seguito a una pesante crisi finanziaria, lo scorso 17 novembre gli Organi dell’Università degli Studi di Siena hanno approvato il drastico
“Piano di Risanamento 2009-2012” che rappresenta, di fatto, la prima applicazione su scala nazionale della futura riorganizzazione imposta all'università dai tagli della 133 e crea i presupposti per la trasformazione dell'ateneo senese in una fondazione privata. Il piano (in evidenza sulla home page dell'ateneo, www.unisi.it) colpirà maggiormente i precari della ricerca: docenti a contratto, assegnisti, dottorandi, per cui verranno tagliate risorse fino al 75%.

Non a caso, il progetto, che fa dell’Ateneo senese il laboratorio della nuova riforma universitaria, è stato seguito dal Governo - nelle figure di Gianni Letta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, e Gaetano Quagliariello, vice capogruppo del PdL al Senato - il quale ha anche indicato come proprio rappresentante nel CdA dell'Università di Siena David Cantagalli, imprenditore locale di area PdL.
La “copertura” governativa ha permesso al Rettore di procedere in maniera verticistica, scavalcando spesso gli stessi Organi accademici, tralasciando la consultazione delle diverse componenti della comunità accademica e nominando come nuovo Direttore Amministrativo Emilio Miccolis, nonostante il parere contrario del Consiglio di Amministrazione.

Come hanno affermato gli stessi Letta e Quagliariello, le misure del piano di risanamento senese si estenderanno ad altri atenei italiani: individuiamo in ciò un durissimo attacco alla qualità dell’Università pubblica, privata della forza-lavoro intellettuale rappresentata dalla sua componente più giovane e dinamica, l'unica in grado di garantire innovazione e diversificazione tanto nella ricerca quanto nella didattica. Inoltre, queste misure arrecheranno un danno enorme agli studenti, che contribuiscono in maniera decisiva al bilancio degli atenei ma che si troveranno a fare i conti con una drastica riduzione dell’offerta formativa e non potranno più beneficiare del confronto con chi, come noi, rappresenta il primo anello di congiunzione tra la ricerca del sapere e la sua trasmissione e applicazione.

Vi invitiamo a seguire il nostro incontro,
perché una cattiva università
è un danno per la società civile tutta e per il tessuto economico di un Paese.