lunedì 10 novembre 2008

Gelmini e Tremonti… tagliano e cuciono!

(di Silvio Gambino e Walter Nocito da Calabria Ora del 7 Novembre 2008)

Mobilitarsi e protestare, dunque, serve!
Nel pomeriggio di ieri, il Governo ha approvato un decreto legge contenente “disposizioni urgenti per il diritto allo studio, il reclutamento del personale e l’efficienza del sistema universitario”, nonché linee guida sulla riforma dell’Università, incentrate soprattutto sulla riforma delle procedure di reclutamento dei docenti e dei ricercatori, sui dottorati di ricerca, sulla valutazione e sulla governance universitaria. Delle ‘linee guida’ parleremo in alto momento; qui ci soffermiamo sulle sole misure contenute nel decreto legge. Sulla loro necessità e sulla relativa urgenza sarebbe lecito dubitare costituzionalmente ma nemmeno questo faremo, attesa la sede che ci ospita.
Quanto ai contenuti del decreto legge Gelmini, la loro finalità è quella di smussare, ma non certo di rimuovere le ragioni che hanno portato alla protesta di questi giorni. Una doverosa protesta dovuta principalmente ai tagli finanziari al Fondo di finanziamento ordinario per tutti gli atenei del Paese negli anni dal 2009 al 2011. Il comma 13 dell’articolo
66 della ormai celebre legge Tremonti (l. 133/08) rimane integro nella sua portata devastante e letale per le scuole e per gli atenei pubblici.
Questo deve essere ben chiaro al lettore. Il tentativo da parte del Ministro Gelmini di aprire un dialogo e in tal modo di smorzare la protesta segue la strada maestra delle misure premiali, finalizzate a discriminare fra atenei che sono virtuosi e atenei che non lo sono.
Un’altra strada seguita dal DL è quella delle deroghe al blocco del turn over, nella intenzione di ringiovanire il corpo docente delle università.
Nell’ottica dei primi due punti richiamati, il DL Gelmini distribuisce alle ‘Università migliori’, individuate attraverso (soprattutto) i parametri di valutazione della ricerca e della didattica, il 5% del FFO pari a 500 ML di euro. Le linee di gestione universitaria seguite dai 13 atenei virtuosi del Paese (c.d. rete ACQUIS, di cui fa parte l’università della Calabria) si vedono riconosciute e premiate con la distribuzione di una quota del fondo premiale che dovrebbe (sottolineiamo dovrebbe) consentire loro di migliorare le loro performances nel futuro. In concreto, però, non è certo che, per le Università di questa rete, la distribuzione premiale del finanziamento ripagherà dai tagli generalizzati e ciechi operati dalla legge Tremonti.
Le Università non virtuose, inoltre, vengono penalizzate dal divieto di bandire concorsi per docenti e per personale amministrativo.
Nell’ottica della razionalizzazione di un sistema universitario esploso territorialmente (naturalmente per scelte della politica, di norma contenute nelle leggi finanziarie), il DL Gelmini prevede trasferimenti finanziari diretti del MIUR alle università che taglieranno le sedi distaccate non funzionali e i corsi di lauree non rispettosi degli standard quali-quantitativi.
La trasparenza nei concorsi e l’obiettivo di ‘ricambio generazionale’
guidano due importanti altre misure urgenti di riforma. Con la prima si interviene nelle procedure di formazione delle commissioni di concorso, integrando l’elezione dei commissari dei concorsi con il meccanismo del sorteggio fra gli eletti. La seconda misura è più difficile da cogliere in ragione della incertezza dei dati ANSA e della vaghezza sul punto della Conferenza stampa del Ministro Gelmini. Sembrerebbe volersi dare attuazione alla seconda annualità del piano straordinario del Ministro Mussi di reclutamento dei ricercatori, nella misura di 2000 unità. In ogni caso, viene fissato un vincolo all’autonomia delle università nel sistema delle carriere, destinando per DL una percentuale minima del 60% sulle assunzioni totali ai nuovi ricercatori. Nei termini utilizzati dal Ministro Gelmini tale misura è destinata a ‘rovesciare una piramide’
che, nel frattempo, è divenuto un parallelepipedo.
Per completare, due buone notizie sul fronte del diritto allo studio, in termini di borse di studio agli studenti meritevoli (euro 135 ML) e di finanziamento alle strutture residenziali universitarie (euro 65 ML per un totali di 1700 posti letto).
Esprimendosi a caldo, si potrebbe dire che, probabilmente, le ‘misure premiali di urgenza’ non sarebbero state adottate in assenza di una protesta e di una mobilitazione degli studenti, dei docenti, dei ricercatori e anche delle loro famiglie, che è stata intensa, generalizzata, pacata e ragionevole, come ha riconosciuto espressamente lo stesso Presidente della Repubblica. La protesta dunque è servita, serve e servirà come strumento di lotta per la difesa della funzione pubblica dell’istruzione e della ricerca universitaria. Sotto tale profilo, i tagli operati dalla legge Tremonti continuano a costituire un ostacolo insormontabile nella garanzia di tale funzione pubblica e dei diritti e delle libertà (individuali e collettive) ad essa strettamente connessi.

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