SIAMO IN ONDA
Cosenza, 12 Dicembre 2008
Preambolo 1: Introduzione
Salve, siamo i Precari Invisibili della Ricerca-UNICAL. Siamo qui per manifestare tutta la nostra solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori dell’università e degli altri settori del mondo del lavoro che stanno attraversando un momento così difficile determinato dalla precarietà e da questa crisi. Vogliamo che la crisi diventi un’opportunità di cambiamento. Siamo in ONDA!
Preambolo2: chi siamo
Ieri eravamo studenti e lavoravamo per diventare ricercatori. Oggi, riempiamo i laboratori di ricerca, insegniamo nelle aule delle Università, assistiamo i laureandi e tesisti, lavorando spesso di domenica per rispettare le scadenze. Noi siamo quelli a cui il decreto Gelmini nega qualsiasi domani. Siamo gli assegnisti di ricerca, i docenti a contratto, i borsisti, i contrattisti, i dottori di ricerca e dottorandi, i lettori di lingue straniere, gli stagisti, i tirocinanti delle Università italiane.
Il gruppo dei Precari Invisibili della Ricerca dell'Università della Calabria è oggi presente per denunciare una condizione già insostenibile, ora aggravata dai recenti provvedimenti del governo: la precarietà di quel mondo sommerso senza il quale l’università non potrebbe funzionare.
SIAMO PRECARI e non potremmo neppure essere qui perché per noi non è formalmente previsto IL DIRITTO DI SCIOPERO
Conseguenze personali e professionali del precariato
Negli ultimi anni, abbiamo assistito alla proliferazione di una miriade di FORME DI LAVORO ATIPICHE dai nomi fantasiosi: co.co.co, co.co.pro., contratti di prestazione d’opera, consulenze esterne. L'abuso di contratti a tempo determinato, sottopagati e di breve durata (spesso pochi mesi), ha effetti devastanti sulla nostre vite professionali e personali:
(1) Futuro. Le continue scadenze di contratto creano incertezza sul futuro e non permettono alcun progetto di vita. A questa incertezza si abbina un livello generale di retribuzione insufficiente. A livello personale, ciò significa che non possiamo stabilire una residenza, non possiamo comprare una casa, né avere accesso a prestiti e mutui in assenza di un garante. Tutto questo limita la nostra autonomia economica e ci nega la serenità necessaria per decidere di formare una famiglia. Nella vita professionale, non riusciamo a portare a termine i nostri progetti di ricerca, soprattutto quelli più innovativi che richiederebbero tempi di sviluppo di qualche anno. Per di più, siamo costretti a dedicare un tempo eccessivo alla ricerca di nuovi contratti ed opportunità di lavoro.
(2) Diritti e tutele. I nostri contratti non regolamentano o non garantiscono i diritti più elementari: diritti previdenziali, quali maternità, pensione, malattia, infortuni, sicurezza sul lavoro, disoccupazione; diritti sindacali, quali sciopero e ferie. Non essendo tutelati rispetto ad alcuna forma di licenziamento, prima fra tutte il mancato rinnovo del contratto, siamo esposti a ricatti e sfruttamento. Per questo noi saremo i primi a pagare gli effetti di una crisi di cui non siamo responsabili.
(4) Rappresentanza. Noi contribuiamo significativamente all'attività didattica e di ricerca dell'università, ma non abbiamo alcuna rappresentanza negli organi collegiali (a differenza degli studenti). Anche per questo motivo ci definiamo INVISIBILI.
(5) Libertà professionali. Non abbiamo accesso a fondi pubblici per la ricerca e siamo di fatto costretti a lavorare con fondi e su progetti gestiti da ricercatori strutturati e professori. Lo spazio, il tempo ed i fondi che ci vengono talvolta concessi non sono sufficienti per sviluppare in maniera autonoma idee originali.
Le scelte del governo in materia di educazione ed università, contenute nella legge 133 e nel decreto Gelmini, non risolvono questi problemi ed anzi aggravano la situazione:
(1) A causa del taglio delle assunzioni, fino al 2012 sarà estremamente difficile, se non addirittura impossibile accedere a qualsiasi posto di lavoro a tempo indeterminato nell’università. Nel 2013, poi, con l’entrata in vigore della legge Moratti la figura del ricercatore a tempo indeterminato verrà completamente eliminata. Questo blocco prolungato del ricambio del personale escluderà un'intera generazione dall'università e dalla ricerca e disperderà il bagaglio di conoscenze, di competenze e di esperienze da essa maturato. Per molti di noi, l'unica scelta accettabile sarà trasferirsi in istituti di ricerca ed Università stranieri.
(2) I tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario per l'università ammontano a circa 1,5 miliardi. La propagandata riduzione dei tagli introdotti col decreto legge Gelmini è una beffa, perché quantitativamente irrilevante e derisorio nei nostri confronti. Perché il governo risponde alle minacce di mobilitazione delle scuole cattoliche ripristinando i fondi per le scuole paritarie in un giorno solo, e appare invece sordo di fronte al dissenso espresso dall’Onda per mesi dal Nord al Sud nel nostro paese?
(3) Il prossimo anno, in Italia, l’investimento per “ricerca e sviluppo” SCENDERA’ allo 0,6% del prodotto interno lordo, in controtendenza rispetto a quanto accade nel resto dell’Europa in cui questa percentuale media è in crescita, ed è pari al 2%. Questo è in palese contraddizione con il trattato di Lisbona, che fissa questa quota al 3%, trattato promosso e ratificato dal nostro Governo immediatamente dopo l’approvazione del decreto Gelmini dell’agosto del 2008.
(4) La progressiva riduzione del Fondo di Finanziamento Ordinario prevista dalla legge 133 spingerà le università a trasformarsi in Fondazioni di diritto privato. Sarà una scelta forzata di fronte al disimpegno dello Stato che dovrebbe invece mettere in campo tutti gli strumenti necessari a garantire l’accesso all’istruzione, alla ricerca e alla formazione pubblica - come sancito dalla costituzione. Al contrario, la trasformazione delle università pubbliche in fondazioni comporterà la privatizzazione del sapere, la perdita di autonomia della ricerca, l’aumento delle tasse per gli studenti e per le loro famiglie.
Ci chiediamo:
Quale idea di sviluppo si persegue mortificando la scuola, l'Università e la ricerca in un momento in cui la CONOSCENZA appare come la vera risorsa di una nazione?
Da dove dovrebbe partire il rinnovamento se ai GIOVANI si nega sistematicamente la possibilità di realizzare le proprie idee e i propri desideri?
Quale progresso potrà avere un paese che spinge le sue menti migliori ad esprimere le proprie idee e competenze all'estero?
Come ci si può chiedere di contribuire al rilancio dell'economica attraverso i consumi, se l'intera generazione di giovani vive nell'incertezza del reddito?
I tagli alla scuola ed all'Università non rispondono a queste domande. Il nostro paese ha bisogno di INVESTIRE di più nell'educazione e nella ricerca, garantendo ai giovani un ruolo ATTIVO e non solo subordinato nel mondo del lavoro.
Noi abbiamo scelto di fare ricerca per vocazione, contando sul nostro talento. Abbiamo scelto avendo la consapevolezza che la 'carriera' non ci avrebbe riservato né ricchezza né potere, ma il piacere di contribuire con la nostra ricerca all'avanzamento della conoscenza, a beneficio di tutti. A questa idea di ricerca - pubblica, libera, utile - non abbiamo intenzione di rinunciare. Molti di noi lasceranno l'Italia e realizzeranno altrove i propri progetti di ricerca e di vita. Ma ora intendiamo lottare contro la miope politica di tagli all'educazione, alla ricerca ed alla cultura adottata dal governo.
(1) Noi condividiamo le linee programmatiche della “Federazione Lavoratori della Conoscenza” riguardanti il reclutamento. In particolare, siamo d’accordo con la programmazione di una operazione di reclutamento STRAODINARIO su fondi nazionali aggiuntivi che dia una prospettiva di lavoro e professionale ai numerosi precari dell'Università e degli enti di ricerca. Parallelamente, chiediamo che venga rilanciato e regolato un programma di reclutamento ORDINARIO, che eviti l’andamento disomogeneo per classi di età, con "tappi" che bloccano l'ingresso ad intere generazioni e “sbottigliamenti” legati ad ondate di immissioni concentrate nel tempo.
(3) Concordiamo pienamente con i contenuti dell’AUTORIFORMA proposta dall’Onda in materia di reddito. Riteniamo che il problema del reddito sia trasversale a tutto il corpo vivo dell'università. Al lavoro di ricerca, perché di lavoro si tratta, di studenti, dottorandi e ricercatori precari, deve corrispondere un salario adeguato e i diritti stabiliti dallo statuto dei lavoratori. La moltitudine di tirocini, stage e praticantati tutti rigorosamente non retribuiti non sono più tollerabili, così come la dilagante attività didattica a titolo gratuito. Ogni prestazione deve essere contrattualizzata ed in ogni caso deve essere garantita la continuità del reddito, diritto fondamentale di cui chiediamo l'estensione a tutti i lavoratori precari.
(4) Riteniamo che sia necessario riformare le norme di finanziamento pubblico della ricerca per garantire l'accesso ai fondi anche ai ricercatori precari, oggi completamente esclusi.
(5) Richiediamo il diritto di rappresentanza con diritto di voto nei principali organi decisionali dell’università.
(6) Richiediamo dei criteri chiari e un organismo indipendente di valutazione dell’attività scientifica fondati esclusivamente sulla qualità della ricerca e della didattica.
(7) Invitiamo il sindacato ad avere una maggiore presenza nelle università e negli enti di ricerca a difesa dei diritti fondamentali previsti dalla Costituzione. Lo esortiamo a collaborare fattivamente con gli studenti e i ricercatori, a cominciare dalla definizione di una nuova figura contrattuale di ricercatore a tempo determinato di durata non inferiore ai tre anni, a cui applicare l’insieme delle richieste ora avanzate.
Viviamo una condizione insostenibile, che genera un malessere profondo e diffuso. Oggi siamo venuti portando con noi le nostre valigie: emigrare o lottare - sono le sole due opzioni che riteniamo accettabili.
Comitato Precari Invisibili della Ricerca Unical