Enrico ha inoltrato nel gruppo una lettera aperta di risposta allo scambio di lettere di cui abbiamo dato conto un paio di giorni fa. Questo il testo che il ricercatore, Alberto Di Renzo, ha inviato via e-mail:
Caro Gianluigi,
ti scrivo direttamente (ma rendo pubblico il messaggio) come Ricercatore, null'altro, per esprimerti alcune considerazioni personali. So molto poco di te perché non sei noto ai più, ma anch'io sono un signor Nessuno.
Ti voglio innanzitutto ringraziare per non aver fatto cadere nel vuoto la lettera aperta indirizzatati, preferendo una lettera di risposta ad un pesante silenzio che certamente ti avrebbe reso ancor più sospettabile di complicità con il sistema di nomine dei membri della commissione di quanto tu lo sia ora.
Tuttavia, il contenuto della tua lettera mi ha suscitato, come Ricercatore, una serie di riflessioni che non posso non evidenziarti. In sostanza, tu dici (i) che la tua conversione dal no al si è nata in nome del tuo pragmatismo, (ii) che l'assemblea dei ricercatori non è sufficientemente rappresentativa da avere il diritto di "sfiduciarti" e (iii) che, comunque, ti piacerebbe confrontarti con i colleghi ricercatori nel merito delle questioni relative allo statuto, andando oltre il meccanismo che ti ha condotto nella tua posizione.
Trovo il primo punto tutt'altro che chiarificatore e convincente, ma non è per questo che scrivo. Ci sarebbe anche dell'altro, ma ritengo lo strumento dell'email inadatto.
Il secondo punto mi preme particolarmente. Mi costringi a sottolineare che forse chi si sforza e si impegna, sottraendo tempo e risorse agli altri impegni, per organizzare assemblee, discutere, dibattere e confrontarsi sulle questioni di interesse per la categoria o per difendere una qualunque causa (di cui beneficiano, tra l'altro, anche coloro che non muovono un dito) merita molto più rispetto che una semplice derubricazione a "siete quattro gatti". I componenti la "rosa" di candidati a far parte della commissione sono stati infatti partoriti (è stato proprio un travaglio) dopo diversi incontri e riunioni più o meno partecipate (ti cito ad esempio i nomi provenienti da Ingegneria, designati da un'assemblea di facoltà all'unanimità - circa 50 persone su 103 - prima, e confermati da quella di ateneo - lì eri presente - poi). Tali candidature sono culminate nella rosa nell'assemblea a cui hai preso parte, anche lì dopo ampio dibattito, nomi che si sono aggiunti e poi ritirati ecc. ecc.
Aggiungo che gli stessi ricercatori dell'assemblea hanno presentato una petizione auspicando la massima democraticità e trasparenza in un momento così delicato, che è stata firmata da 250 ricercatori. In ultimo ti segnalo che non esistono altre riunioni pubbliche tra colleghi, altre assemblee di ricercatori all'Unical (neanche di altre fasce, tranne recentissime eccezioni). Tutti coloro che tengono viva l'attenzione, oggi, sono lì.
A questo si contrappone l'improvvisa comparsa della tua candidatura e nomina, a inaccettabile beffa delle valide candidature presentate nell'ambito della rosa (alcune peraltro molto affini alla tua "area", quindi non difficilmente incastonabili in un disegno di equilibri da conciliare).
Capirai che la tua posizione non può che apparire legittimata solo da te stesso e da qualcuno della tua ristrettissima "area". Se vuoi, confrontiamo numericamente le firme di colleghi che supportano la tua candidatura nella tua Facoltà (che magari hanno tutto l'interesse ad avere te in commissione), contro le firme di colleghi ad essa contrari della Facoltà di Ingegneria (che di certo non possono essere tacciati di farlo per interesse perché in nessun caso sarebbe nominato al tuo posto un altro commissario oltre Gianluca Aloi).
Ma non è solo una questione formale e di numeri, o di non sufficiente carica positiva e propositiva da parte tua. La tua posizione ha comportato già gravi danni nell'organicità della categoria. Cito, ad esempio, che i rappresentanti di categoria in CdA hanno ricevuto una formale richiesta a dimettersi, principalmente a causa della tua nomina, con la conseguente insanabile spaccatura interna tra coloro che tentano di ragionare sul ruolo dei ricercatori nell'Ateneo e la loro rappresentanza negli organi decisionali.
A questo punto, la tua pur ammirevole volontà di partecipare alle discussioni e ai confronti pubblici non può avvenire nella tua qualità di Commissario nominato dall'esterno. In queste condizioni capirai che è inammissibile accettare di confrontarsi e di essere rappresentati in Commissione da una persona il cui ruolo è iniziato in contrapposizione e che rischia di distruggere ulteriormente quanto viene faticosamente portato avanti dall'Assemblea.
Durante l'ultima assemblea è stato notato che ti eri reso disponibile a far parte del gruppo di lavoro che si sarebbe occupato dello statuto, quindi io credo davvero che tu sia animato da uno spirito sinceramente costruttivo. Tuttavia, finché mancherai della giusta legittimazione e non darai dimostrazione di voler davvero "costruire" delle idee da maturare insieme agli altri, rinunciando, con un gesto sofferto ma certamente di grande responsabilità, al ruolo che ti hanno/sei affibbiato, sarà difficile per te guadagnare la credibilità e il rispetto che pensi di meritare.
Ti invito pertanto a considerare seriamente la possibilità di rimettere il mandato, lasciando spazio a chi si è creato una posizione stimata e rispettata molto più concretamente e faticosamente di te, e magari a rimanere comunque, pragmaticamente ed a scanso di ogni equivoco, in prima fila nel gravoso compito che impegnerà tutto l'Ateneo e i Ricercatori in particolare. Questo sì che significherebbe contribuire a costruire davvero qualcosa di utile per tutti.
Un saluto cordiale dal sig. Nessuno,
Alberto
venerdì 25 febbraio 2011
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