Assediato dalle proteste di studenti, precari e ricercatori contro il DdL, oramai privo di argomentazioni credibili, isolato dal fallimentare esito della raccolta di firme di professori ordinari (spesso pensionati!) in suo sostegno e svergognato dalla partecipazione a trasmissioni radiofoniche che evidenziano la totale ignoranza dei contenuti del DdL che porta il suo nome, il ministro Gelmini passa ora direttamente ai ricatti. In una quanto meno irrituale nota del MIUR si paventano, in caso di mancata approvazione del DdL, presunti blocchi dei concorsi. A dire del ministro i concorsi da professore sarebbero bloccati dalla mancata emanazione dei decreti attuativi della legge Moratti e quelli da ricercatore a causa della scadenza dei regolamenti concorsuali il prossimo 31 dicembre.
Questo è assurdo. Il compito di emanare i decreti attuativi, tanto della legge Moratti quanto eventualmente della riforma impostale da Tremonti, spetta infatti proprio al ministro Gelmini. Cosa intende dire il Ministro? Che se il DdL non viene approvato terrà bloccati i concorsi per punire il mondo universitario? Martedì 30 Novembre 2010 a Roma e in tutte le principali città italiane il Governo ha imposto a manifestanti e cittadini una militarizzazione dello spazio pubblico senza precedenti, oggi il Ministro tenta di zittire il dissenso espresso democraticamente da studenti, ricercatori e precari attraverso vere e proprie minacce.
E cosa dire poi del presunto blocco dei concorsi da ricercatore? Premesso che in caso di approvazione del DdL sarebbero definitivamente aboliti per cui non si capisce come mai qualcuno dovrebbe temere il loro blocco, rammentiamo che la scadenza del 31 dicembre 2010 si riferisce alle sole norme di composizione delle commissioni e che secondo l'interpretazione più diffusa questo porterebbe semplicemente al ritorno alle norme precedenti. Ma anche qualora sia giuridicamente fondata l'ipotesi di un blocco, per quale ragione il termine di scadenza non potrebbe essere posticipato attraverso il tradizionale milleproroghe di fine anno, come già fatto anche nel 2009? Cosa è? Un'altra minaccia?
Sappia, il ministro Gelmini, che non saranno queste intimidazioni, né le continue violazioni dei più basilari principi della democrazia a fermare la nostra mobilitazione ferma, pacifica e determinata contro un DdL che disegna un futuro di precarietà per noi e per le generazioni future e cancella definitivamente la democrazia negli atenei e il diritto allo studio in questo paese. In un'università in cui lavorano circa 60000 precari e dalla quale escono per pensionamento quasi 2000 docenti all'anno, la cancellazione delle poche decine di contratti a tempo determinato consentiti ogni anno dal DdL e dalla manovra economica di luglio non è certo una minaccia che possa fermare la nostra protesta.
Coordinamento dei Precari della ricerca e della docenza - Università (CPU)http://coordinamentoprecariuniversita.wordpress.com/
PS: intanto la "riforma" è stata calendarizzata a dopo la fiducia!
giovedì 2 dicembre 2010
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