sabato 27 novembre 2010

Resoconto occupazione aula magna e Assemblea di ateneo

Ecco il resoconto, scritto da Emanuela, degli eventi del 25 novembre:

precari invisibili della ricerca unical - foto di repertorio

Il 25 novembre, durante l'assemblea autoconvocata in aula magna si è discusso fino a serata inoltrata sulle iniziative da intraprendere per la prossima settimana e in particolare, per la giornata del 30 quando ci sarà la ripresa del dibattito parlametare. Le proposte avanzate sono state diverse e hanno riguardato soprattutto le iniziative da fare in vista di martedì.
C'era chi ha proposto l'occupazione del rettorato, chi ha chiesto la formalizzazione delle dimmissioni da parte di presidi, direttori di dipartimento e del rettore, chi ha proposto il blocco delle lezioni e degli esami, chi ha pensato ad un corteo a Cosenza insieme agli
studenti medi.
Non c'è stata una vera e propria votazione tra quanti erano presenti alla fine dell'assemblea ma tra le varie proposte si è deciso per le seguenti iniziative:
  • un'assemblea di ateneo, lunedì 29 ore 14 in aula Caldora (l'aula magna non è disponibile per l'arrivo di Vendola il giorno dopo);
  • gli studenti hanno deciso di mantenere l'aula magna occupata anche durante la notte. E' probabile che l'occupazione si sposti nel corso del week end nei pressi di un luogo/monumento simbolo della città per ottenere maggiore visibilità;
  • sensibilizzazione e informazione (oggi e luendì mattina) degli studenti e di tutto il corpo accademico per l'adesione all'assemblea di ateneo di lunedì.
Appuntamento quindi, lunedì 29 ore 14 aula Caldora.

In chiusura un video e un po' di link:


La galassia degli atenei ribelli su Repubblica; il ddl Gelmini su Science Backstage; la Rete29Aprile; Collettivo Precari dell'Università

Ponte sullo stretto!?

Riceviamo dagli studenti e pubblichiamo:

Mercoledì 1 dicembre Aula P2 Occupata, cubo 40c
  • ore 17.30: Apertura
  • A seguire: Presentazione dei libri I padrini del ponte e Ponte sullo stretto e la politica dei disastri con gli autori Antonio Mazzeo e Luigi Sturniolo
  • A seguire: Dibattito con gli autori e con la Rete No Ponte - Calabria

  • ore 20.30: Cena Sociale
  • A seguire: Proiezione film sul tema

    Interverrano

    • Antonio Mazzeo, militante ecopacifista ed antimilitarista siciliano, è componente della Campagna per la smilitarizzazione di Sigonella. Ha pubblicato alcuni saggi sui temi della pace e della militarizzazione del territorio, sulla presenza mafiosa e sulle lotte internazionali a difesa dell’ambiente e dei diritti umani. Ha inoltre scritto numerose inchieste sull’interesse suscitato dal Ponte sullo Stretto in Cosa Nostra, ricostruendo pure i gravi conflitti d’interesse che hanno caratterizzato l’intero iter progettuale.
    • Luigi Sturniolo, giornalista siciliano autore di svariati libri inchiesta per la casa editrice Terre libere edizioni
    • Rete No Ponte - Calabria: Finalità della rete è mettere in atto ogni iniziativa utile a fermare lo scempio ambientale, economico e sociale rappresentato dal progetto di costruzione del Ponte sullo Stretto. (tratto dai dieci punti della carta disponibile sul sito)

Libri
  • I padrini del ponte. Affari di mafia sullo stretto di Messina. Il libro, sulla base di una documentazione che privilegia le fonti giudiziarie, fornisce una sistematizzazione di innumerevoli denunce e indagini sugli interessi criminali che ruotano attorno alla costruzione del Ponte sullo Stretto. La prefazione è stata curata da Umberto Santino del Centro di Documentazione Antimafia "Giuseppe Impastato".
  • La politica dei disastri, di Luigi Sturniolo e Antonello Mangano. La strage di Giampilieri non è nata per caso, e neanche per semplice incuria. Non è vero che non era stato fatto nulla, anzi. Molto è stato fatto: ma in direzione della preparazione sistematica e accurata della sciagura. Con il Ponte sullo Stretto, si prosegue esattamente sulla stessa strada: la politica dei disastri di Bertolaso, Berlusconi e Ciucci...

sabato 20 novembre 2010

Meglio Ordinario che Precario-Lettera aperta del Coordinamento Precari Ricerca Catania ai docenti dell’Ateneo di Catania

Gentili professori emeriti, ordinari, associati,
Gentili ricercatori, già firmatari della petizione “Per una nuova e condivisa riforma
dell’università”,

con vivo stupore apprendiamo che tra le firme a sostegno della petizione “Per
una nuova e condivisa riforma dell’università”,promossa dal Coordinamento Unico d’Ateneo a partire dal 26 Ottobre 2010 e ieri presentata alla stampa, quelle degli studenti e dei ricercatori precari dell’ateneo sono state accantonate e non compaiono tra le sottoscrizioni, gerarchicamente strutturate, in calce al testo già
diffuso.

Non senza sorpresa, noi ricercatori precari del Coordinamento Unico d’Ateneo
già firmatari della stessa petizione, abbiamo seguito sulla mailing
listl’appassionato avvicendarsi dei messaggi di correzione, modifica,
integrazione, richiesta di chiarimenti su nomi, cognomi, afferenze e ruoli
vittime di refusi o imprecisioni: quanto scientifico rigore e stringente
metodologia applicati alla difesa dell’Università, quanta meticolosità nel
distinguere tra i firmatari emeriti e quelli ordinari, tra gli ordinari
semplici e i presidi ordinari, tra gli ordinari docenti e gli associati
anch’essi docenti, tra i professori associati e i ricercatori professori
mancati, tra i ricercatori e quell’unico solitario “personale Ata” che ha
firmato, a titolo anche’esso personale s’intende. Quanto accademico zelo
nello scartare uno dopo l’altro - o “epurare” come qualche docente del
Coordinamento Unico d’Ateneo ha avuto l’arguzia e la grazia di sottolineare
– quegli stessi dottorandi, assegnisti, docenti a contratto prescelti,
invece, per sostenere la didattica e la ricerca ogni giorno, tutti i giorni,
in tutte le facoltà ed in tutti i dipartimenti. Che nobile fatica
differenziare quanti oggi vedono sparire le già ridotte opportunità di
lavoro dentro l’Università da quanti, invece, un posto di lavoro a tempo
indeterminato già ce l’hanno – i ricercatori e i docenti - e non lo
rischiano, neanche per merito del Ministro Gelmini. Effettivamente la
differenza c’è.

Davanti alle firme “inutili” di studenti e precari, disorientati accogliamo
il successo delle oltre 500 (su i circa 1600 tra docenti e ricercatori
dell’ateneo) adesioni “accademicamente corrette” di quanti non hanno esitato
a condividere, e sottoscrivere, un’idea di Università intesa, come recita il
testo in forma di lettera aperta al Ministro dell’Università, quale
«organizzazione che esalti quel dibattito di idee che è la ragione stessa
della vita universitaria». Un’idea che – ne siamo certi, noi precari -
appartiene ai ricercatori e docenti diversamente strutturati quanto a quelli
abitualmente accomodati al vertice della piramide accademica. Un’idea che ci
rende pari nelle responsabilità che ci siamo dati collettivamente di fronte
allo scempio dei provvedimenti del Governo ma, alla luce dei fatti, non
nelle opportunità di esercitare altrettanto collettivamente il dissenso.
Neanche quello.

Oggi, all’indomani della cancellazione degli studenti e dei precari
universitari anche dalle petizioni contro il DdL “Gelmini”, oltre che
dall’agenda politica di Ministro, Rettori, Presidi e quanti hanno
responsabilità di governo negli atenei, non possiamo non interrogarci sul
significato delle parole e sul valore dei fatti, gentili colleghi.
Se anche nella mobilitazione ampia e condivisa di tutte le componenti
universitarie in difesa dell’Università pubblica, laica e pluralista –
secondo l’idea di Università che parrebbe trapelare dalle comunicazioni
intercorse - un professore ordinario pesa più di un precario e l’ordine
delle gerarchie prevale sulle priorità dei contenuti, allora urge
riconoscere che la questione del precariato universitario è una questione di
conflitto tra “categorie” prima che tra “generazioni”, che l’autoaffermazione del proprio ruolo di potere (soprattutto se piccolo) per gli accademici è prioritaria rispetto al riconoscimento dello stesso da parte degli altri, che la “maniera accademica” di deformare i rapporti gerarchici in senso paternalistico all’interno dell’Università è talmente strutturale e pervasiva da essere tragicomicamente travasata pure sul fronte della protesta contro il DdL sulla riforma universitaria.

Se anche al riparo dei proclami di democrazia e partecipazione ci sono
docenti e ricercatori che non sembrano saper resistere alla tentazione di
“passare per primi”, gentili colleghi e cari maestri, allora forse il Coordinamento Unico d’Ateneo ha fallito nel suo obbiettivo primario:
costruire quella consapevolezza comune dentro l’ateneo di Catania attraverso cui mettere in luce la realtà: questo Governo disprezza l’Università pubblica tutta, travolgendo i diritti degli studenti, dei ricercatori – strutturati e non - e dei professori in un sol colpo.

Di fronte all’emergenza dell’università pubblica demolita e della scuola
pubblica abbattuta, noi ricercatori precari dell’Università di Catania
sentiamo sempre più forte la necessità di rilanciare un cambio di rotta
decisivo e siamo ancora capaci di immaginare un’Università in cui la
“qualità” non debba fare il paio per forza con la “competizione”, con la
cancellazione delle opportunità e dei diritti dei più fragili; guardiamo ad
un’Università in cui la solidarietà tra tutte le componenti del mondo
universitario sia la principale, e naturale, garanzia per la tutela degli
interessi collettivi e non, viceversa, il canale per amplificare le già
insopportabili disparità.

Noi ricercatori precari restiamo coerenti rispetto all’idea di un’altra
Università possibile che ci ha spinto già due anni fa - molto prima di
ricercatori indisponibili, associati preoccupati e ordinari sensibili – a
prendere una posizione decisa al fianco dei docenti della scuola e degli
studenti per un’Università e una Scuola migliori di quelle attuali e diverse
da quelle deformate dalle politiche dissennate di chi ha l’ambizione di
governarle senza un progetto di sviluppo, come se fossero un condominio.

*Noi ricercatori precari sappiamo già che è meglio essere Ordinario che
Precario, ma “non siamo disponibili” a tollerare che sia la cifra della
protesta dell’Università di Catania.*

Per questo chiediamo che vengano immediatamente reintegrate le firme degli
studenti e dei ricercatori precari in calce alla petizione a testimonianza
di quella comunanza di obbiettivi, prospettive e pratiche che ci siamo dati,
in modo unico, come Coordinamento Unico dell’Ateneo di Catania.

Catania, 20 Novembre 2010

Coordinamento Precari della Ricerca Catania

venerdì 5 novembre 2010

Petizione CPU e sottoscrizione

Il CPU ha lanciato una sottoscrizione per chiedere ai Senati Accademici e ai Consigli di Amministrazione delle università statali di deliberare l'uscita dei propri atenei dalla CRUI. In questo periodo di tagli alla ricerca e all'istruzione (ultima vittima le borse di studio, appena tagliate del 90%), che stanno rendendo sempre più difficile studiare, insegnare e fare ricerca, il coordinamento propone che gli atenei non versino fondi, (pari a circa 1,5 milioni di euro), per un organismo che di fatto, si è mostrato del tutto non rappresentativo del malessere e del disagio dell'università nei confronti della riforma proposta dal governo.

La sostanziale inerzia della Conferenza dei Rettori (CRUI) in questo biennio di tagli e la sua incapacità di farsi interprete del malessere e del dissenso del mondo accademico di fronte alla cosiddetta “riforma dell’università” dimostrano in maniera incontrovertibile come questa associazione non sia ormai più in grado di svolgere in maniera credibile le funzioni previste dal suo stesso statuto (rappresentare le università italiane e valorizzarne l’autonomia, proporre a Governo e Parlamento pareri tecnici sul sistema universitario, sostenere iniziative volte a migliorare il sistema di ricerca ed alta formazione, elevare la funzionalità, la qualità e il prestigio del sistema universitario italiano).

Le recenti prese di distanza di alcuni rettori dalle posizioni ufficiali della CRUI, dopo mesi di sbandierato unanimismo, mostrano tutti i limiti di un organismo arcaico, incapace di sviluppare un dibattito e darsi meccanismi di funzionamento realmente democratici.

Di fronte all’evidenza che la CRUI oggi non serve davvero più a nulla e a nessuno, ci chiediamo e chiediamo all’intero corpo accademico che senso abbia tenere in vita strutture costosissime come la CRUI e la fondazione CRUI, cui le università italiane, colpite da tagli pesantissimi, versano ogni anno quote associative che non hanno conosciuto alcuna crisi economica. Mentre si tagliano servizi e personale e gli investimenti in ricerca sono costantemente ridimensionati, il finanziamento di questa “associazione di università” è un lusso che il nostro sistema accademico davvero non può più permettersi.

Il legittimo diritto dei rettori a darsi proprie forme di rappresentanza può benissimo essere svolto da una nuova associazione di rettori, e non di università, che come ogni associazione di categoria si finanzi con i contributi personali degli iscritti.

Per queste ragioni inviamo un appello ai rettori, ai senati accademici, ai consigli di amministrazione di tutte le università pubbliche italiane affinché deliberino la fuoriuscita dei propri atenei dalla CRUI e investano le risorse risparmiate in servizi di maggiore utilità per il sistema universitario e per l’intero paese.

Il link per sottoscrivere la petizione è il seguente
http://www.gopetition.com/petition/40360.html